COME PRENDERSI CURA DELLA PROPRIA SCUOLA
Lino Baseggio faceva il pittore, poi per guadagnarsi la vita ha fatto un concorso, è entrato a scuola, prima come collaboratore generico e poi da bidello. E si è innamorato del suo lavoro, dell’ambiente, dei ragazzi che accudiva tutti i giorni. Ha amato quelle aule fino al punto che quando è andato in pensione, ha deciso di fare un regalo davvero speciale alla sua scuola, dove è stato in servizio per circa una ventina d’anni.
Lino ha ridipinto tutte le 60 aule dell’Istituto tecnico Einaudi di Montebelluna, poi è passato ai corridoi, ai laboratori, alla palestra, a qualsiasi spazio. Alla fine del lavoro extra del bidello-pittore e imbianchino, la scuola Einaudi ha letteralmente cambiato faccia. Sembrava un edificio appena costruito, una piccola opera d’arte dell’Italia civile e generosa.
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BIDELLO EINAUDI DI MONTEBELLUNA
Durante il periodo di lavoro straordinario, mentre faceva il suo regalo speciale, Lino Baseggio ha avuto il pieno sostegno dei vertici dell’istituto. «All’inizio ci è sembrata una proposta piuttosto bizzarra, ma poi conoscendo Lino abbiamo accettato con entusiasmo. E abbiamo messo a sua disposizione colori, pennelli e tutte le attrezzature. Alla fine ci siamo ritrovati con una scuola nuova di zecca…» racconta Gianni De Bortoli, dirigente amministrativo dell’Istituto Einaudi.
La scelta di Lino ha un precedente analogo. Questa volta siamo a Savona, quartiere Legino, scuola elementare Mignone, e anche Giovanni Garella è un bidello che sta andando in pensione. Giovanni vuole lasciare un segno, con la sua mano, in prima persona. Così durante l’estate riesce a dipingere tutte le aule del suo istituto. Un regalo ai ragazzi e alle loro famiglie, per festeggiare la fine di una vita professionale e l’inizio di un nuovo mestiere.
LINO BASEGGIO
Queste storie, che speriamo si possano moltiplicare, ci danno uno squarcio di vita, di speranza, e di positività, nel buco nero del degrado della scuola italiana. Laddove stiamo assistendo a una graduale scomparsa di qualsiasi forma di rispetto e di amore per il lavoro in questo meraviglioso universo della scuola, pensiamo agli insegnanti picchiati dai genitori che non condividono i cattivi voti ricevuti dai figli, grazie a Lino, grazie a Giovanni, ci ricordiamo dell’enorme valore delle persone che lavorano a scuola. A partire proprio dai bidelli.
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In Italia sono circa 131mila, guadagnano 17mila euro l’anno lordi, e ogni volta che si apre anche una piccola finestra per qualche assunzione, arriva al ministero una valanga di richieste. Fare il bidello è un lavoro che ancora sembra piacere. Quello che invece è sempre più sfumato è il suo ruolo, l’importanza della sua presenza. Il bidello, e lo sappiamo anche dalla letteratura o dalle nostre esperienze scolastiche, non è solo un capo che si occupa della pulizia della scuola, e anche di alcuni meccanismi interni, come il traffico degli alunni al suonare della campanella. Il bidello a scuola è un uomo-cerniera. Tra gli insegnanti e i dirigenti dell’istituto da parte, e gli studenti con le loro famiglie dall’altra. È il bidello che spesso riesce ad essere un cuscinetto tra questi mondi che hanno bisogno di comunicazione e di collaborazione se vogliamo una scuola che funzioni e dove non si arrivi a picchiare un insegnate perché è stato troppo severo con il proprio figlio. È il bidello che smussa angoli, crea ponti e relazioni, riesce ad ammorbidire laddove per esempio i rapporti tra un professore e la sua classe sono sempre tesi. Se poi il bidello è anche un generoso pittore, come nei casi di Lino e di Giovanni, allora non resta che ringraziarlo due volte per il suo lavoro e fargli i migliori auguri per la sua seconda vita.
La foto di copertina è tratta da la Tribuna di Treviso
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