
Quanto ci costerà la crisi in Libia e nei paesi del Maghreb? Come peserà sui nostri conti domestici? Secondo gli ultimi calcoli dell’Istat la famiglia italiana spende, in media, circa 300 euro al mese per i consumi legati all’energia. Riscaldamento, luce, gas e carburante per i mezzi di trasporto. Questa cifra è destinata a lievitare fortemente, come già sta avvenendo a proposito del pieno di benzina, in continuo rialzo in seguito al fatto che il greggio è passato in pochi giorni da 100 a 120 dollari al barile. Tirando le somme, la stangata sarà molto pesante: circa 700 euro, in un anno, a famiglia. Una cifra importante, che arriva tra l’altro in un momento nel quale, come dimostrano le rilevazioni della Banca d’Italia, diminuiscono i risparmi e aumentano i debiti delle famiglie che cercano così di non modificare il loro tenore di vita.
I rimedi possibili a questo impatto così disastroso sono almeno tre. Il primo riguarda l’azione delle autorità di controllo che si mostrano sempre troppo tiepide quando si tratta di intervenire in settori blindati da colossi aziendali. Abbiamo l’Antritrut e Mr Prezzi, ma le loro denunce assomigliano molto alle “grida manzoniane” e non producono effetti significati. L’Antitrust, in particolare, ha appena annunciato il fatto che nei settori, compresi quelli energetici, dove c’è un monopolio, nel biennio 2009-2010 i prezzi sono cresciuti del 4,1 per cento, un valore molto più alto dell’inflazione. Ma non basta. Il costo del carburante, in particolare, risulta il più alto d’Europa, per “l’inefficienza della rete distributiva”, che tradotto significa scarsa concorrenza tra i gestori. La seconda leva, invece, riguarda le politiche per migliorare l’efficienza energetica del sistema Paese. Anche in questo caso le ultime notizie non sono buone: l’Unione europea è stata costretta ad abbassare la soglia del taglio delle riduzioni di emissioni di C02 previste entro il 2020: non più il 30, ma il 25 per cento in meno di dieci anni. L’incurvatura verso il basso è stata determinata dalla recessione, ancora in corso, e proprio dagli effetti a catena della crisi nei paesi del Maghreb.
In terzo rimedio, infine, si riferisce ai nostri comportamenti in campo energetico, come facciamo funzionare gli elettrodomestici e quanto utilizziamo l’automobile. Qui i margini di recupero sono ancora enormi, visti gli sprechi che accumuliamo nei consumi di corrente e gas in casa e nella mobilità. Soltanto migliorando i nostri comportamenti, per esempio mettendo in funzione lavatrice e lavastoviglie negli orari notturni quando il costo dell’energia si abbassa, oppure facendo attenzione allo spreco dello stand-by, possiamo ottenere risultati significativi con le bollette. E lo stesso discorso vale per l’automobile: le statistiche ci dicono che il consumo di auto, e quindi di carburante, nel 31 per cento dei casi avviene per spostamenti inferiori ai due chilometri. Uno spreco, perché si tratta di percorsi per i quali possiamo utilizzare diverse alternative all’automobile. E pagare così meno l’effetto del caropetrolio delle rivolte nel Maghreb.