« Il fuoco cova sotto la cenere, qui a Durban», è sicura Maria Grazia Midulla, del Wwf Italia. E probabilmente ha ragione: la 17esima Conferenza delle parti, l’incontro annuale tra 193 nazioni, più l’Unione Europea, per negoziare contro misure ai cambiamenti climatici, sembra stia scaldando i motori in vista dell’arrivo di una dozzina di capi di Stato o di governo e di 140 ministri dell’Ambiente. Dopo sette giorni di trattative sommerse, bollettini generici, vaghe promesse, conclusioni evasive e prese di posizione inamovibili, la Cina fra il primo passo: consapevole di avere un quarto della responsabilità mondiale sulle emissioni di biossido di carbonio (CO2), Pechino ha autorizzato il suo inviato, Xia Xhenhua, a compromettersi in un accordo legalmente vincolante a livello internazionale.
USA – Un patto caldeggiato dall’Unione Europea, che vorrebbe vederlo sottoscritto dal maggior numero di Paesi possibili nel 2015, affinché diventi operativo entro il 2020. Se la Cina confermasse davvero la sua disponibilità, la mossa toglierebbe agli Stati Uniti uno degli alibi principali alla firma di un impegno troppo severo e sanzionabile in caso di inottemperanze. Il negoziatore americano, Jonathan Pershing, ha escluso la settimana scorsa che l’amministrazione Obama assuma obbligazioni internazionali se altri Paesi, sottinteso la Cina, non faranno altrettanto. Questa settimana è previsto un cambio della guardia a capo della delegazione Usa, e molti osservatori sperano in una svolta anche nella linea fin qui tenuta.
ASPETTATIVE – Tra i temi sul tavolo c’è ancora il prolungamento degli impegni (eventualmente rinforzati) del protocollo di Kyoto, prossimo alla sua fine naturale nel dicembre 2012, mai firmato dagli Stati Uniti e solo parzialmente rispettato dalla Cina. E, soprattutto il Fondo verde per il clima, il cui budget dovrebbe arrivare a cento miliardi di dollari l’anno per il 2020, ma sulla cui struttura si sa ancora molto poco. Le aspettative sono tutte rivolte alle riunioni dell’high level segment, l’olimpo politico che si sta schierando a Durban e che determinerà entro venerdì sera l’esito della COP17: una delusione, come a Cancun l’anno scorso, o un significativo passo avanti nella lotta per la sopravvivenza del pianeta.