Italia low-cost, ma solo online

Fabio Savelli MILANO – E se il carovita si battesse sul web? Quando l’inflazione in ascesa a causa dell’aumento dei prezzi delle commodities – petrolio in primis – si mangia una parte del nostro stipendio tra il carburante per l’automobile e i consumi domestici, la parola d’ordine è diversificare. Non gli investimenti, non si tratta […]

Fabio Savelli

MILANO – E se il carovita si battesse sul web? Quando l’inflazione in ascesa a causa dell’aumento dei prezzi delle commodities – petrolio in primis – si mangia una parte del nostro stipendio tra il carburante per l’automobile e i consumi domestici, la parola d’ordine è diversificare. Non gli investimenti, non si tratta di capire come gestire i propri risparmi. Ma come comprare a minor prezzo. La ricetta? Diversificare i canali d’acquisto. In altri termini affidarsi ad Internet, la nuova frontiera dello shopping low-cost, che proietta l’Italia – in genere parca di formule a buon mercato e regina del life-style e dei prodotti di nicchia – sul podio tra i Paesi europei più economici per gli acquisti online.

I PRODOTTI – Il price Index online, il primo rilevatore europeo di questo genere, restituisce all’Italia la cartolina di un Paese competitivo sulla leva del prezzo. Comprare tramite il sistema Paypal, con carte di credito o prepagate è conveniente se ci si mette davanti al pc e si decide di acquistare l’ultimo libro di Coelho, l’ultimo album degli U2 (ma espressamente in cd, i dvd sono invece più cari rispetto alla media europea), i prodotti alimentari (certo non quelli a breve scadenza, altrimenti la tempistica della spedizione potrebbe risultare determinante) e persino l’automobile. Semaforo rosso – quindi occhio al portafogli – se si opta per l’acquisto di giocattoli per i figli, prodotti cosmetici oppure per gli ultimi ritrovati tecnologici della telefonia mobile. Sono i settori merceologici in cui altri Paesi europei e soprattutto gli Stati Uniti sono maggiormente convenienti rispetto all’offerta tricolore.

LA RICERCA – Se anche il Parlamento europeo – nella direttiva per i diritti dei consumatori – si spende per un incremento dei consumi online è il segnale che comprare sul web è in teoria conveniente, al netto dei costi di spedizione da ponderare attentamente. Il price Index – indicatore elaborato da Kelkoo, la più grande piattaforma di e-commerce e advertising d’Europa (nel 2008 è stata venduta da Yahoo a Jamplant, fondo di private equity) – è stato ottenuto incrociando più di mille prezzi per dodici categorie di prodotti in undici nazioni europee (assumendo come benchmark gli Stati Uniti, pionieri nell’e-commerce). Alimentari, cosmetici, automobili, giocattoli, prodotti di telefonia mobile, dvd, libri, cd, elettrodomestici, consolle e giochi, prodotti informatici. Complessivamente Gb e Germania sono le regine dello e-commerce low-cost, seguite dall’Italia e dalla Svezia. Ma «il vero potenziale dello shopping online risulta ancora inespresso – rileva Pierpaolo Zollo, country manager Kelkoo Italia – anche se stiamo entrando in un nuovo mondo di confronto di prezzi internazionali con il 33% dei consumatori che nei prossimi 12 mesi prenderà in considerazione l’idea di fare acquisti oltreconfine». Bypassando il digital divide (in alcune zone la banda larga è ancora un’illusione) e superando il timore delle truffe.

 

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