Ci piace molto la storia dell’amministrazione dell’Emilia-Romagna che ha varato un piano, mettendo i soldi sul tavolo e non solo con gli annunci, per incentivare il trasferimento nei borghi montani. Dove tra l’altro si vive molto bene.
INCENTIVI PER VIVERE IN MONTAGNA
Il piano è destinato alle giovani coppie e alle giovani famiglie, laddove almeno un componente del nucleo familiare deve essere nato entro il 1980, e ha come area di riferimento 119 comuni, piccoli borghi, sparsi nell’Appennino emiliano-romagnolo.
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VIVERE IN MONTAGNA
In pratica, chi presenta la domanda e riesce a rientrare nella graduatoria finale, potrà ricevere un contributo a fondo perduto da un minimo di 10mila a un massimo di 30mila euro per acquistare o ristrutturare la casa nell’area dei 199 comuni indicati dal bando.
I paletti importanti, a parte il dato anagrafico, sono due. Il primo: si possono acquistare e ristrutturare immobili già esistenti, quindi non ci sarà un nuovo consumo di territorio. Secondo paletto: bisogna decidere di andare a vivere nella casa che si compra con il contributo della regione Emilia-Romagna.
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DOVE SI VIVE MEGLIO IN MONTAGNA
L’assessore regionale alla Montagna, Barbara Lori, è fiduciosa sull’efficacia della misura e la considera un pezzo portante degli interventi per ridare vita ai borghi dell’Appennino. Un obiettivo che non dovrebbe essere solo nell’orizzonte regionale, ma dovrebbe riguardare l’intero Paese che continua a sprecare tutte le potenzialità dei borghi. Anche perché c’è molta ignoranza sulla reale situazione dei borghi.
COME VIVERE IN MONTAGNA
Innanzitutto non sono luoghi di abbandono, di solitudine e senza prospettive economiche. È vero semmai l’esatto contrario. Il Censis ha indagato a lungo sulla reale struttura sociale ed economica dell’Italia “borghigiana” e ha fatto diverse scoperte interessanti. Per esempio, nei borghi montani si produce il 16,3 per cento del pil nazionale, che non è proprio un valore vicino allo zero. Nei borghi l’8,3 per cento degli abitanti hanno una laurea, rispetto al 10,8 dei residenti nei comuni di pianura. Non è una distanza abissale. E nei borghi ci sono perfino più imprese, e quindi più lavoro, rispetto alla pianura: 86,7 ogni 1.000 abitanti rispetto a 84,7. Un dato molto sorprendente.
VANTAGGI DELLA VITA IN MONTAGNA
Ai dati del Censis, per valutare i vantaggi di un trasferimento in un borgo di montagna bisogna aggiungere altri fattori importanti. Il costo della vita è basso, mentre la qualità della vita è alta se non altissima. L’inquinamento inesistente e il consumo del suolo più che ragionevole: appena il 2,7 per cento rispetto al 9,7 per cento dei comuni non montani. La tecnologia ormai azzera la sindrome dell’isolamento e avvicina persone residenti a diverse latitudini. Inoltre, non è vero che i trasporti locali in Italia siano tutti scadenti. Ci sono diversi borghi che restano ben collegati e facilmente raggiungibili, dal centro cittadino più vicino, anche nel corso della stessa giornata.
Nei borghi, specie in montagna, si torna a respirare l’aria di comunità, la voglia di stare insieme, di non vivere da separati in casa. Risorse preziose per affrontare una fase così complicata della nostra vita di relazioni e di rapporti umani sempre più a rischio sfarinamento. Ovviamente tutto ciò diventa possibile se le politiche di ripopolamento dei borghi, che esistono in tutte le regioni italiane e non sono un’esclusiva né dell’Appennino emiliano-romagnolo né dell’area delle Dolomiti, ci siano ovunque e funzionino, e le persone inizino a considerare questa opportunità come una possibile scelta di vita. E qui sta l’unico neo che vediamo nel progetto emiliano: i fondi stanziati sono soltanto dieci milioni di euro. Troppo pochi per obiettivi così ambiziosi.
Per avere informazioni sul progetto Vivere in montagna potete scrivere all’email: [email protected]
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