Ogni secondi due metri quadrati di suolo naturale cancellati dal cemento. Case, uffici, centri commerciali, fabbriche. La media è la distruzione, e lo spreco di 19 ettari al giorno: un valore mai così alto negli ultimi dieci anni.
Il consumo di suolo in Italia, secondo i rilievi dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e per la Ricerca Ambientale), ha avuto un’accelerazione impetuosa negli ultimi anni. In un solo anno, il 2021, si sono contate coperture artificiali per 70 chilometri quadrati, e il cemento ormai ricopre 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400 riguardano soltanto edifici. Un territorio pari a tutta la regione Liguria.
In queste condizioni una Giornata nazionale del Paesaggio, 14 marzo, in Italia è preziosa, considerando che attorno a questa parola si gioca il futuro del nostro patrimonio collettivo come comunità, e non solo come Paese. Ma se non vogliamo sprecare l’occasione e ridurre l’appuntamento a vuota e retorica auto-celebrazione, dobbiamo convincerci insieme, istituzioni e cittadini, quale sia il punto di partenza. Questo: il Paesaggio in Italia è stato devastato. A vario titolo, a varie ondate, con varie modalità. Ma sempre e solo con le stesse conseguenze: una perdita, in alcuni casi irreparabile, di un valore assoluto, di un bene che dovrebbe essere indisponibile per interessi che non siamo quelli generali. Un bene fondamentale della nostra cittadinanza, dello stare insieme come comunità, del rispetto dei luoghi e della loro anima, che poi è la nostra. L’anima della (ex) Bella Italia.
Il valore del paesaggio è scolpito nella nostra Costituzione (articolo 9), e già come tale dovremmo considerarlo una sorta di religione civile, e quindi di dovere civile. Ma poi il paesaggio, nel senso lato comprende anche i luoghi dell’arte e della storia, è la cifra identitaria dell’Italia. Non saremmo nulla e nessuno senza il Paesaggio, questa volta con la P maiuscola, che abbiamo avuto in eredità e che abbiamo il dovere di curare, conservare, proteggere, valorizzare con la massima delicatezza. E il Paesaggio è la città, dove bisogna finire di aumentare cubature e cemento, e andare a una chirurgica riqualificazione dei luoghi e degli spazi, a partire dalle periferie; è la campagna, troppo spesso sacrificata da capannoni industriali costruiti senza alcun vincolo e senza freni, dove bisogna incentivare i giovani a tornare; è il mare, con le sue coste divorate da piccole e grandi speculazioni; è la collina, che spesso frana per il noto dissesto idrogeologico del Paese.
Il valore del paesaggio è anche una scommessa, tutta da vincere, al tavolo di quella sostenibilità che non può essere solo un’astratta idea accademica o un marchio di fabbrica per il marketing. No, c’è ben altro in questa sorta di bussola per le nuove generazioni, a partire dai ragazzi che in questi giorni stanno facendo le prove per la maturità.
E l’altro evoca il peggio di quello che abbiamo dato di noi stessi, come italiani, in questi ultimi anni. Il valore del paesaggio, infatti, è inscindibile dal valore del territorio, e l’uno protegge l’altro in una perfetta simbiosi. Noi invece il paesaggio, e il territorio, li stiamo ancora distruggendo con una furia compulsiva che non ha alcuna giustificazione nelle leggi, che pure vanno prese in considerazione, dell’economia. Pensate solo a questo dato, tra i tanti: in appena tre anni abbiamo consumato, e quindi distrutto, una quantità di suolo, e quindi di territorio e di paesaggio, pari alla superficie delle città di Milano, Roma, Bologna e Firenze messe insieme. Uno spreco immenso.
Il consumo di suolo causa l’impermeabilizzazione dei suoli, che progressivamente perdono le proprie capacità fisiche e biologiche. Il suolo pertanto non riesce ad assorbire sufficientemente l’acqua piovana, il paesaggio si frammenta, gli ambienti naturali e semi naturali si riducono e risultano isolati.
Nonostante si tratti di un fenomeno in continua crescita, non esiste una legge nazionale sulle regole da seguire per contrastarlo. Esistono però leggi urbanistiche regionali che prevedono una soglia massima consumabile. La legge di Bilancio per il 2023 ha previsto un fondo di 150 milioni di euro che potrà aiutare le singole regioni ad arginare il problema e a creare iniziative tese alla rigenerazione urbana.
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