
Quando andiamo a fare la spesa in un negozio di quartiere, dal salumiere al pescivendolo, conosciamo il nostro interlocutore, fa parte dei nostri riti quotidiani. Lo chiamiamo per nome, scambiamo qualche battuta, conosciamo notizie sulla sua vita privata. Non tutto inizia e finisce con una transazione commerciale, con uno scontrino battuto alla cassa: prima e dopo ci sono persone che si incontrano. Noi e loro.
SACRIFICIO CASSIERE CORONAVIRUS
Nulla del genere avviene con le cassiere, o i cassieri, dei supermercati. La nostra confidenza con loro, anche quando andiamo sempre nello stesso punto vendita, si limita al rituale ascolto di un paio frasi, frequentissime, incorporate nell’acquisto. «Le serve una busta?». «Prego, digiti il suo pin». Tutto qui. Per il resto sono lavoratori-fantasma, ombre incastonate nel palcoscenico della spesa globalizzata, dove tutto è fretta, corsa, accumulo. E indifferenza.
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IMPORTANZA CASSIERE
Ci siamo accorti dell’esistenza delle cassiere dei supermercati e della vita infame che fanno quasi per caso, perfino nei giorni più drammatici del coronavirus. Gli eroi sono gli infermieri e i medici, giustamente. Ma un posticino nella trincea di questa guerra, un riconoscimento corale, e non solo con un «grazie», spetta anche a loro, i lavoratori anonimi della grande distribuzione alimentare.
VALORE CASSIERI
Fanno, e continuano a fare, turni lunghi, troppo lunghi. Hanno stipendi bassi, troppo bassi: talvolta attorno ai 600 euro. In estate lavorano a temperature da frigorifero, in inverno fanno la sauna. In tempi di Conad-19 sono esposte ai rischi del contagio, mentre gli italiani sono a casa. Grazie a questo nucleo di lavoratici e lavoratori la nostra vita quotidiana ha ancora degli sprazzi di normalità in una stagione di tragiche anomalie. Per qualche minuto, qualche ora, ci sentiamo quelli di sempre, affannati a fare la spesa, perché abbiamo scoperto che a casa manca il latte oppure è finito il pane. E la luce di un supermercato è sempre accesa, h24, sabato e domenica inclusi. Tutto grazie al lavoro delle cassiere che niente, neanche il coronavirus, può fermare. Potremmo fare tutti un gesto semplice, molto semplice: un grazie speciale, con l’aggiunta di un aggettivo, ogni volta che passiamo a pagare.
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