Come comportarsi con i delfini

Non sono paperelle in acqua, e non bisogna nuotare con loro. Il lavoro di Sos Delfini

come si curano i delfini
I delfini si incontrano frequentemente durante una navigazione a mare, o un semplice bagno a largo. Oppure quando si frequentano i delfinari, che in molti paesi sono vietati. In entrambi i casi, è importante sapere come comportarsi con i delfini.

COME COMPORTARSI CON I DELFINI

Quando si avvistano dei delfini  durante la navigazione, è normale avvicinarsi, per la bellezza e la naturalezza dello spettacolo. Ma è altrettanto normale, appena avvistato i delfini, rallentare, mettere il motore a folle, non puntare i delfini, e mantenere una distanza più che ragionevole.

CHE FARE SE I DELFINI SI AVVICINANO

Se sono i delfini ad avvicinarsi, sempre con cautela potete godervi lo spettacolo: significa che non hanno paura della barca. Però fate attenzione a queste cose:
  • Non provate a toccarli né con le mani né con altri oggetti.
  • Non gettate cibo, di qualsiasi tipo.
  • Non entrate in acqua.
  • Non scattate foto con il flash.
  • Non spostatevi alle spalle dei delfini.

PERCHÈ NON NUOTARE CON I DELFINI

Non bisogna notare con i delfini per il semplice motivo che sono cetacei abituati a vivere in cattività. E quindi avvicinarsi troppo, fino a nuotare con loro, significa stressarli. Spesso la nuotatina con i delfini viene proposta all’interno di un pacchetto di vacanze all’insegna del turismo responsabile. Nulla di più falso. E’ una proposta dannosa per i poveri delfini.

COSA PIACE AI DELFINI

Ai delfini piace cacciare, giocare, sfidarsi in gare di nuoto. Si tratta di animali sociali che amano la compagnia e sanno persino curarsi da soli, collaborando tra di loro. Anche per questo il comportamento è semplice: mantenere le distanze, osservarli, e al massimo battere le mani. E’ un rumore molto gradito ai delfini.

DELFINI NEGLI ACQUARI

E veniamo ai delfini negli acquari: in quale lingua lo dobbiamo dire? Nuotare con i delfini, utilizzandoli come delle paperelle in acqua, per vari giochi e giochetti, è semplicemente demenziale. Uno spreco a tutto tondo.  Si fanno gravi danni alla salute di questi meravigliosi animali. Si specula sulla pelle di cetacei indifesi, per una manciata di sporchi denari. Si diseducano bambini e adulti. Si consente una violenza fuori da qualsiasi ragionevole attenuante.

È tutto chiaro, semplice, evidente: come spesso accade quando si parla di sostenibilità, di persone, animali e piante, basterebbe un minimo di buonsenso e la vita sarebbe davvero migliore per tutti. E invece, visto che siamo nell’Italia dove nel nome del diritto, della virgola, delle leggi scritte e cancellate, oppure non applicate in quanto scomode, ci vuole una sentenza del Tar, Tribunale amministrativo, per mettere nero su bianco su un disastro collettivo.

LEGGI ANCHE: Il nostro libro-manifesto: Non sprecare. Innanzitutto la vita di qualsiasi essere in natura

DELFINI SENTENZA TAR

Il Tar del Lazio, infatti, con una sentenza di quattro pagine (dopo anni di contenziosi, altro spreco: questa volta di tempo e di denaro pubblico…) ha sancito in modo definitivo che il contatto con i delfini nei parchi acquatici, «anche se a scopo educativo», è assolutamente proibito. Ci sono voluti circa quindici anni per dare ragione, nell’aula di un tribunale, alle associazioni degli ambientalisti (in prima fila la Lav, la Lega Antivivisezione) che hanno sempre denunciato gli scempi negli acquari a danno dei delfini.

Scempi come questo: sul litorale di Roma, a Torvaianica, in un parco acquatico di proprietà della multinazionale (messicana) di turno, si consente ai bambini, con tanto di genitori ebeti, di nuotare con i delfini, e fare loro del male, pagando la modica quantità, si fa per dire, di un biglietto compreso tra i 99 e i 150 euro. Soldi sporchi, sporchissimi. Incassi bestiali, nel senso di inaccettabili in quanto fondati sul maltrattamento degli animali.

Questi spettacoli diseducativi (altro che «scopi educativi»…) si consumano nella bulimia di selfie, nuotate e sguazzate nell’acqua, risate di grandi e piccoli. Con musica ad altissimo volume, e con i delfini costretti a subire la tortura firmata dai loro aguzzini. Uno scempio. Non a caso vietato, già da alcuni anni e dopo sacrosante battaglie civili, nell’Acquario di Genova o nel parco Oltremare di Riccione. Mentre ben 13 paesi dell’Unione Europea non hanno proprio delfinari (sono vietati), alla stregua di nazioni tipo India e Cile, più civili di noi in questo caso, in Italia alcuni ministri e politicanti dell’ambientalismo ipocrita, hanno chiuso gli occhi, consentendo di fatto ai bambini e alle loro famiglie di nuotare con i delfini negli acquari. E adesso, invece, è arrivata la sentenza del Tar a fare un minimo di chiarezza. Così un decreto ministeriale del 2017 che di fatto consentiva i giochi d’acqua con i delfini «per educare e sensibilizzare il pubblico in materia di biodiversità» è stato annullato dalla sentenza del Tar del Lazio. Meglio tardi che mai.

PER APPROFONDIRE: I delfini parlano come gli uomini. Per i tempi, le pause e la voce (video)

SOS DELFINI

A proposito di chiarezza, risale già ad alcuni anni fa la campagna Sos Delfini con la quale è ben chiarito, attraverso dati, immagini e certezze scientifiche, quali sono i danni che si fanno e si possono fare ai cetacei in stato di cattività. La ricordiamo questa campagna, nelle sue linee essenziali, sperando che la comunità di Non sprecare la faccia circolare dappertutto.  Ecco che cosa accade in natura, a proposito della convivenza di delfini e orche, e ciò che invece accade nei delfinari. Leggete e poi giudicate voi.

  • In natura delfini e orche vivono in gruppi uniti composti da membri della stessa famiglia e «amici»

Nei delfinari convivono in gruppi artificiali, spesso diventano aggressivi e sono sottoposti a uno stress costante. Per mantenerli tranquilli o per curare i sintomi dello stress, di frequente si somministrano loro tranquillanti.

  • In natura si aiutano l’un l’altro in caso di necessità.

In cattività possono aggredirsi tra di loro e non avendo una via di fuga, persino arrivare ad uccidersi. Gli esemplari femmina corrono gravi rischi di soffrire di aborti, sempre a causa dello stress, ed ai maschi vengono frequentemente somministrati ormoni per cercare di ridurne l’aggressività.

  • In natura si aiutano tra di loro per pescare (un’attività che li mantiene attivi ed occupati) e condividono il cibo.

Nei delfinari si nutrono esclusivamente di pesce morto ed hanno bisogno di vitamine a causa di questa dieta povera di nutrienti.

  • Nel mare conoscono il loro ambiente e comunicano tra di loro grazie ad un sonar naturale. Alcune specie dispongono persino di dialetti vocali unici per ogni gruppo.

Nelle piscine non utilizzano i loro sistemi di ecolocalizzazione (chiamata anche biosonar) perché non hanno nulla di nuovo da scoprire e perché in molte vasche le onde sonore “rimbalzano” sulle pareti di cemento provocando loro un forte stress. Molto spesso questo habitat è così rumoroso che può provocare danni all’udito.

  • In natura questi animali nuotano tra i 95 e i 160 km al giorno e posso farlo ad una velocità massima di 45 km/ora, i delfini, e 56 km/ora le orche.

Nelle piscine, possono solo nuotare in circolo e per questo stesso motivo rischiano di cadere in depressione e vengono loro somministrati tranquillanti.

  • In natura, i delfini a naso di bottiglia possono raggiungere i 50 anni di età e le orche i 70-90 (le femmine vivono generalmente di più dei maschi).

In cattività, molti esemplari muoiono giovanissimi e la speranza di vita di quelli che sopravvivono può ridursi a più della metà. Nei delfinari, è raro che i delfini vivano più di 20 anni e le orche molto raramente raggiungono la loro età media.

  • In natura sono animali attivi e persino quando dormono lo fanno solo con la metà del cervello, visto che allo stesso tempo continuano a nuotare.

In cattività vivono privi di qualunque tipo di varietà ambientale e si annoiano a causa della mancanza di stimoli ed esercizio.

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