Cresce il consumo di pesce a tavola ma è sempre meno proveniente dai nostri mari

L’ultimo rapporto della Fao rivela che la quantità di pesce a tavola ha superato il livello record dei 20 chilogrammi procapite l'anno ma Coldiretti avverte: solo uno su tre viene pescato in Italia

CONSUMI ITTICI IN ITALIA –

CONSUMO DI PESCE IN ITALIA –

Mangiamo più pesce ma sempre di meno preveniente dai nostri mari. L’ultimo rapporto della Fao ,“Lo stato mondiale della pesca e dell’acquacoltura”, rivela che ogni italiano consuma 24,5 chilogrammi di pesce l’anno (siamo decimi in Europa) ma solo un pesce su tre, secondo Coldiretti, è pescato in acque nazionali il resto proviene dall’estero e per la metà da paesi in via di sviluppo. Uno spreco assurdo, considerando la qualità e la bontà della nostra produzione ittica, oltre alle potenzialità economiche che il settore può avere sul piano dell’occupazione e della crescita economica. Il che non significa aumentare il pescato, già oltre il livello di guardia per molte specie, ma consumare più pesce nostrano invece che destinarlo all’esportazione, anche se più profittevole.

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CONSUMI ITTICI IN ITALIA –

La dipendenza dai prodotti ittici esteri è cresciuta negli ultimi 30 anni perché da un lato è aumentato il consumo pro capite e dall’altro si sono ridotte le quantità di pesce pescato nel mediterraneo. Inoltre, molte delle specie più pregiate come il tonno rosso di Carloforte ormai sono destinate quasi totalmente al mercato estero. In particolare questo straordinario pesce sardo una volta pescato viene spedito direttamente in Giappone per via dell’alta qualità della sua carne considerata l’ideale per la preparazione del sushi. L’incidenza di questi fattori ha dato vita al paradosso per il quale pur essendo l’Italia una terra circondata per gran parte dal mare si ritrova al settimo posto tra i paesi europei con la maggiore dipendenza da prodotti ittici provenienti da acque estere.

QUALITÀ DEL PESCE IN ITALIA –

L’aumento del consumo di pesce è un dato registrato non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il principale fattore che ha permesso questo stravolgimento nella dieta di milioni di persone è l’acquacultura. Il cosiddetto “pesce di allevamento”, infatti, oggi rappresenta il 44 per cento della produzione globale (negli anni settanta era meno del dieci) e il 50 per cento del consumo. Inoltre secondo le stime tra 10 anni sarà la maggioranza. L’aumento del pesce a tavola ha già portato i primi benefici: quasi il 7 per cento delle proteine consumate oggi in tutto il mondo proviene da specie ittiche, che comportano un apporto positivo di acidi grassi Omega 3, calcio e vitamine. La speranza è che accanto a una diffusione sempre maggiore di questo consumo “salutare” si possano diffondere anche pratiche virtuose che portino il mercato interno a sfruttare le specie ittiche proprie del mare nostrum in modo da garantire ai consumatori la certezza di un pesce a “chilometri zero” e di qualità.

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