Sobrietà: uno stile che cambia la vita

Mette insieme equilibrio, autocontrollo, responsabilità, eleganza. Ed è un antidoto molto efficace contro il dilagante narcisismo

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La sobrietà è molto più di uno stile di vita, in quanto ne raccoglie tanti e li sintetizza in un unico modo di stare al mondo. Esprime il senso dell’equilibrio in tutte le cose, senza però escludere la passione con la quale talvolta si affrontano; la moderazione, che non significa una scelta al ribasso, ma più banalmente evitare lo spreco di inutili eccessi;  la responsabilità, sempre abbinata alla libertà; l’autocontrollo, indispensabile per mitigare i rischi della rabbia o del rancore accecanti; l’eleganza che non significa solo vestirsi bene, nè tantomeno indossare capi griffati, ma essere se stessi, sempre e comunque, a partire proprio dall’abbigliamento. 
Quando si parla di sobrietà c’è sempre il rischio di scivolare nella retorica di stili di vita francescani, impastati di privazioni, che riguardano minoranze e non possono certo convincere la maggioranza delle persone. In realtà  la sobrietà, talvolta sinonimo di semplicità va declinata come una chiave della irraggiungibile felicità, specie quella racchiusa nelle piccole cose, e una scelta di leggerezza, che non è privazione, sacrifici, ascetismo, ma semplicemente una lucida capacità di sapere distinguere l’utile dal superfluo, il necessario dallo spreco. E quanto più riusciamo ad andare verso l’essenziale, tanto più siamo sereni, ricchi di relazioni, e dunque potenzialmente felici.
 
Il mondo sostenibile, quello vero e non quello truccato, ha bisogno del carburante della sobrietà, per girare in una direzione meno  violenta e ingiusta Scopri il futuro di una vera sostenibilità che sconfigge la falsa in questo libro. 
Il Mito infranto copertina
La sobrietà, in una sintesi di contenuti tutti di grande valore,  è un rimedio naturale, efficacissimo, contro uno dei peggiori mali che dilagano nell’era moderna: il narcisismo. Essere sobri significa, in modo spontaneo e non affettato, non restare inchiodati a guardare il proprio ombelico, concentrati su se stessi, ma discernere tutto ciò che ci circonda con giudizio e intelligenza, senza stare sempre a giudicare gli altri, ma piuttosto alzando lo sguardo attento e non indifferente verso di loro.
In un interessante libricino scritto dal missionario Adriano Sella, Miniguida dei nuovi stili di vita (edizioni Monti), si ripropone la possibilità di un cambiamento dal basso, che investe i consumi (da quelli alimentari a quelli energetici), le relazioni (da un rapporto di coppia alla convivenza di in un condominio),  e in generale il nostro rapporto con le cose. Un cambiamento che possiamo anche definire verso la piena sostenibilità, senza correre il rischio di abusare della parola, nel quale l’esercizio della sobrietà diventa centrale. 
Al momento, e con l’aria che tira, la sobrietà è poco meno di una bestemmia: solo evocarla, in una stagione di Grandi Eccessi, ovunque e in qualsiasi circostanza, fa venire in mente qualcosa che non si può neanche pronunciare. Non è di moda. Non fa tendenza, Non attizza i social. Eppure è una qualità tutta da riscoprire. 

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