Animali che sono più a rischio estinzione

Nel 2100 la metà delle specie potrebbero non esistere più. Dromedari, elefanti, leoni, giraffe, delfini: chi è in imminente pericolo

Animali a rischio estinzione

ANIMALI A RISCHIO ESTINZIONE

Circa ottant’anni, meno di un secolo. Un tempo che per la natura è molto breve, quasi un soffio, e nel quale potremmo ritrovarci a fare i conti con una vera catastrofe: la perdita di più della metà delle specie animali viventi. Già oggi, un quinto delle specie rischia l’estinzione, mentre nel 2100, di questo passo si arriverà a metà delle specie che potrebbero non esistere più. Non bisogna cedere al catastrofismo, neanche rispetto a una natura che troppo spesso non rispettiamo e non proteggiamo, ma questa volta l’allarme arriva da una fonte molto autorevole, la comunità mondiale dei biologi. Sono loro a metterci in guardia da un gigantesco spreco planetario, e sono loro che chiedono provvedimenti seri per scongiurare il pericolo.

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CAUSE DELL’ESTINZIONE DEGLI ANIMALI

Il professore e biologo Peter Raven, dal Missouri Botanical Garden, ricorda infatti che: “dall’inizio del prossimo secolo rischiamo di perdere la metà della nostra vita selvaggia. Le estinzioni che avverranno sono una minaccia addirittura più grande di quella posta dal cambiamento climatico, per la sola ragiona che sono irreversibili”. La posta in gioco è alta e la responsabilità è tutta umana. Come ricorda il biologo Paul Ehrilch dell’Università di Stanford: “i Paesi occidentali stanno derubando il mondo delle sue risorse, distruggendo i suoi [nostri] ecosistemi a una velocità senza precedenti. […] Derubiamo i mari di tutti i suoi pesci, demoliamo le barriere coralline e buttiamo diossido di carbonio nell’atmosfera. Abbiamo iniziato un imponente processo d’estinzione. La domanda è: come lo fermiamo?”

I moniti degli scienziati disegnano scenari apocalittici per un futuro che, ormai, non è più troppo lontano. Le specie che già sono a rischio estinzione sono tante e hanno rappresentato una parte fondamentale della nostra storia ecologica e dei nostri ecosistemi. Ora rischiano di non esistere più, per sempre, per colpa nostra. Quelli di seguito, sono solo alcuni esempi, tra i più significativi, di animali in via d’estinzione, ma il pericolo è molto più ampio e riguarda centinaia di migliaia di specie.

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ANIMALI IN VIA DI ESTINZIONE

Scimmie, lemuri, scimmioni, loris lenti e moltissime altre specie di primati rischiano l’estinzione definitiva. Per ora a rischiare sono più della metà, circa il 60 per cento, ma ci sono seri dubbi sulla capacità di sopravvivenza di oltre 300 di queste specie, tra le quali gorilla, gibboni, marmosetta, lemuri e loris e scimpanzè. Le cause sono tutte imputabili alla sete di nuovi territori da sfruttare da parte dell’uomo che, dal 1990 al 2010 ha rubato 1.5 milioni di chilometri quadrati agli habitat di questi primati. Basti pensare che nei quattro paesi dove vivono i due terzi della popolazione primate mondiale (Brasile, Madagascar, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo), questa rischia l’estinzione per una media del 70 per cento delle specie. Inoltre, il traffico illegale della vendita di questi primati muove un mercato di migliaia di esemplari l’anno, che toglie altre possibilità a questi animali di continuare a popolare le loro terre.

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COME EVITARE L’ESTINZIONE DEGLI ANIMALI

L’ultimo report dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha disegnato una mappa preoccupante che monitora la popolazione di alcune specie negli ultimi trent’anni. I numeri che spaventano di più sono quelli relativi alle giraffe, il cui numero è crollato del 40 per cento, mentre il leone africano ha visto i suoi esemplari più che dimezzarsi, così come il rinoceronte. Le cause sono sempre le stesse: divoramento del territorio naturale di questi animali da parte degli uomini, caccia e traffico illegale di esemplari o parti di questi – come il corno del rinoceronte o i denti del leone. Pratiche barbare e deforestazione sconsiderata sono fenomeni che, dice sempre il report, rischiano di portare una perdita dei due terzi della vita selvaggia entro il 2020, se comparata con quella del 1970. Inaccettabile.

DROMEDARI IN VIA DI ESTINZIONE

Altra decimazione che rischia di mettere in ginocchio economia e biodiversità di un Paese come la Somalia, è quella che sta colpendo i dromedari. In Somalia, appunto, una siccità lunga ormai anni, sta costringendo alla morte di molta parte dei sette milioni di esemplari di questo camelide. Un danno non solo grave per la perdita faunistica, ma anche perché il dromedario in Somalia fornisce latte per 223 litri pro capite e il commercio di questi esemplari frutta al paese africano ben 50 milioni l’anno.

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ELEFANTI IN VIA DI ESTINZIONE

Nell’isola di Sumatra, invece, la deforestazione e il bracconaggio stanno mettendo più a rischio la sopravvivenza di molti dei suoi animali selvatici. In pericolo si trovano moltissime specie, tra cui gli oranghi. A rischiare di più l’estinzione, però, sono gli elefanti. La causa ovviamente è il prezioso avorio di cui gli elefanti sono ben forniti nelle loro imponenti zanne e che è ghiotto ai bracconieri e ai cacciatori d’avorio.

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LEONI IN VIA D’ESTINZIONE

Dal 1993 al 2016 sono scomparsi il 43 per cento dei leoni africani. Una strage silenziosa e sommersa. Ne restano solo 35mila e sono considerati ad altissimo rischio. Insomma la popolazione di questi magnifici felini è soggetta a un drammatico declino, in numero e presenza, negli habitat della maggior parte dei Paesi africani tanto che al momento  sono presenti solamente nell’8% del loro territorio storicamente abituale. Tra le cause il bracconaggio: i trofei derivati dalla caccia ai leoni costituisce il 42% delle esportazioni di prodotti derivati da questi animali.

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SPECIE ACQUATICHE A RISCHIO ESTINZIONE

Tonni, salmoni, squali, razze, pesce spada, merluzzi, sardine, acciughe, anguille. Sono tutti a rischio estinzione. I nostri mari si stanno svuotando di chi li abita e la colpa, ancora una volta, è nostra che peschiamo quanto più pesce possiamo. Secondo Greenpeace, abbiamo perso il 99 per cento delle anguille europee e il 95 per cento dei tonni australi, mentre i salmoni sono quasi completamente scomparsi dall’Atlantico, squali e razze sono decimati e l’80 per cento dei grandi predatori dei mari sono latitanti dalle coste Nord del Pacifico e dell’Atlantico.

Di questo passo nel 2048, se i ritmi attuali di pesca rimanessero invariati, non avremo più i pesci: saremo quindi costretti a fare affidamento solo sui pesci nati e cresciuti negli allevamenti. Attualmente, secondo il biologo Boris Warm, già il 29 per cento degli animali marini che fa parte del nostro menù, sia in enormi difficoltà.

DELFINI INIA

Si tratta di una bellissima specie di delfini di fiume, molto concentrata nei fiumi dell’Amazzonia. Sono vittime, e rischiano l’estinzione, di temperature dell’acqua che toccano i 39 gradi e della forte siccità che ha colpito il Rio delle Amazzoni. Un’altra causa sulla quale gli scienziati stanno indagando è l’aumento dell’inquinamento.

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UCCELLI A RISCHIO ESTINZIONE

Nei cieli la situazione non è certo migliore, purtroppo. Secondo la Lista rossa mondiale redatta da BirdLife International (Lipu in Italia), il 13 per cento delle 100 mila specie di uccelli nel mondo sono a rischio estinzione. Rischio ancor più grande se si considerano gli uccelli dell’Amazzonia, dove circa 100 specie di volatili sono ad alta probabilità di estinzione, soprattutto a causa della deforestazione. Secondo uno studio pubblicato su Pnas, dal 1980 la popolazione degli uccelli in Europa si è ridotta del 25 per cento. Gli uccelli delle regioni fredde, per effetto della crisi climatica, sono stati più colpiti di quelli delle regioni calde. Anche se nel declino degli uccelli, oltre all’aumento delle temperature, hanno contato l’uso di fertilizzanti e insetticidi e il degrado dei boschi.

AVVOLTOI

 
In Africa gli avvoltoi sono diminuiti del 90 per cento. Uccisi dagli uomini, che avvelenano le carcasse degli animali per tenere a distanza i predatori del bestiame.In Italia, fino alla metà del Novecento, c’erano quattro specie di avvoltoio: monaco, capovaccaio, gipeto e grifone. Della prima non c’è più traccia, la seconda è a rischio estinzione e le ultime due si trovano in Sicilia e sulle Alpi. L’avvoltoio tutela l’ambiente e l’ecosistema, in quanto innanzitutto svolgono una funzione di spazzini delle carcasse di animali morti. Hanno stomachi ben acidificati, capaci così di proteggersi dai virus e dai batteri delle carcasse e, indirettamente, di proteggere anche l’uomo. Gli avvoltoi sono considerati una barriera naturale contro le malattie che derivano dagli animali in decomposizione.

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COME PROTEGGERE GLI ANIMALI IN VIA DI ESTINZIONE

Urgono soluzioni globali, efficaci e permanenti, utili a che la biodiversità del nostro ecosistema si mantenga sana e torni a prosperare. Le regolamentazioni sembrano non bastare e non risultano altro che barriere burocratiche cui trovare un modo di ovviare. Solamente per quanto riguarda il mare e gli oceani, questi sono invasi da decine e decine di regolamenti, sempre meno rispettati in nome del guadagno e del sostentamento umano. Questo enorme processo di estinzione, è un problema che rischia di cambiare in modo irreversibile le sorti del sistema Terra e delle vite di tutti noi. La soluzione non può che essere diffusa ma capillare, con un radicale cambiamento dei nostri stili di vita, a partire dalla tavola e dal consumo responsabile di qualsiasi bene di origine animale. Infine, è impensabile continuare a sottrarre spazio agli animali per installare altre fonti di produzione, inquinamento e consumo da parte nostra.

COME EVITARE L’ESTINZIONE DEGLI ANIMALI, LE SPECIE A RISCHIO:

PER SAPERNE DI PIÚ SUI RISCHI DI ESTINZIONE DEGLI ANIMALI:

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