TRUFFE ALIMENTARI PRODOTTI A KM ZERO –
Si fa presto a dire: Spesa a chilometro zero uguale convenienza, risparmio, vantaggi per l’ambiente e zero sprechi. Si fa presto, ma non sempre è così. Innanzitutto, siamo pur sempre in Italia, la truffa può essere dietro l’angolo, a chilometro zero. Una storia per tutte: a Padova quattro produttori agricoli hanno acquistato, a prezzi stracciati, cassette di frutta e ortaggi deteriorati presso il Mercato agroalimentare della città (Maap) e hanno messo in vendita la merce in quattro farmer’s market della zona, come se arrivasse direttamente dai loro campi. Sono stati scoperti e denunciati, cosa rara per i truffatori dei mercati a chilometro zero che di solito se la cavano sempre.
In secondo luogo, anche la spesa a chilometro zero, come qualsiasi spesa, va fatta con alcuni criteri, secondo delle semplici ma imprescindibili regole. Per esempio: conoscere (e approfondire la conoscenza) i venditori, ovvero il mercato che si frequenta, la sua pulizia, il rispetto delle basilari norme igienico-sanitarie. Quando ci si trova bene in un negozio o in un qualsiasi punto vendita, quando il rapporto qualità-prezzo ci sembra conveniente, perché cambiare di continuo? Secondo: diffidate da prezzi completamente fuori dal mercato. La qualità del cibo e dei prodotti agricoli e alimentari, in ogni caso va riconosciuta, anche nel prezzo. Adesso rischiano due anni di reclusione per frode in commercio, e una multa di qualche migliaio di euro. E se ci vogliono vendere un olio a 5 euro al litro, spacciandolo per alta qualità a chilometro zero, dobbiamo capire al volo che qualcosa non torna. Infine, non sottovalutate la tecnologia: esistono diverse app che vi possono guidare nella rete appunto dei mercati a chilometro zero.
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VENDITA FALSI PRODOTTI A CHILOMETRO ZERO –
I furbi e gli imbroglioni esistono dappertutto, e si moltiplicano laddove ci sono più opportunità, a partire dalle 42mila sagre alimentari (tutte a chilometro zero), cinque ogni comune, che si contano in Italia. Secondo la Confcommercio, quelle veramente legate al cibo locale non arrivano alla metà, mentre quelle taroccate fatturano circa 600 milioni di euro l’anno. E il coltivatore che vende direttamente dalla sua campagna, ricordiamolo, non paga né Iva né Irpef. Il risultato, se poi guardiamo le cose dal punto di vista degli interessi del consumatore, è doppiamente paradossale. Da un lato non ha la qualità che si aspetta e dall’altro paga una cifra perfino sproporzionata rispetto a quello che acquista. Come appunto è avvenuto a Padova. E anche in altre zone d’Italia dove a chilometro zero sono finiti in vendita il basilico del Sudafrica, gli asparagi del Perù, le patate della Francia, le noci degli Stati Uniti, il grano del Canada.
COME FARE LA SPESA A CHILOMETRO ZERO –
Come si esce dal tunnel del rischio truffa a chilometro zero? Per carità, innanzitutto non iniziamo a chiedere una nuova pioggia di leggi nazionali e locali, regolamenti e norme di vario livello. Non affidiamo, cioè, la pratica alla burocrazia. E partiamo da un dato di fatto: i mercati a chilometro zero sono una importante leva per valorizzare l’agricoltura made in Italy e per arricchire l’offerta commerciale, con relativi vantaggi in termini di costo dei prodotti, per i consumatori. Guai a sprecarla. D’altra parte la spesa alimentare delle famiglie italiane è al centro di una vera rivoluzione, alimentata anche dalla Grande Crisi e dalla gelata degli acquisti come dimostra il fatto che negli ultimi anni oltre l’80 per cento dei consumatori di prodotti alimentari, innanzitutto le donne, hanno modificato radicalmente le loro abitudini.
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DOVE ACQUISTARE PRODOTTI ALIMENTARI A KM ZERO –
A parte i farmers market (più di mille soltanto quelli che si svolgono in tutto il Paese sotto la sigla “Campagna amica” della Coldiretti), con sagre annesse e connesse, si sono moltiplicati, per esempio, i Gas (gruppi di acquisto solidale), quasi tremila, ai quali aderiscono in media 30-40 famiglie ciascuno. Gli acquisti si fanno via web, e alla base dell’identità dei Gas oltre il risparmio, in media il 20 per cento, c’è proprio l’obiettivo di “fare la spesa a chilometro zero”.
VENDITA PRODOTTI LOCALI PER VALORIZZARE AGRICOLTURA MADE IN ITALY –
Più vendite di prodotti locali, a parte la migliore qualità, si traducono in una leva, in un moltiplicatore, per il nostro settore agricolo, dove si sprecano posti di lavoro che invece si potrebbero creare. I prodotti fasulli, in qualche modo, vanno messi nel conto della rivoluzione a cui stiamo assistendo, ma per scovarli esistono già uomini e strumenti, dalle associazioni di categoria (a partire dall’Ascom che considera i farmer’s market una sorta di luoghi dello spaccio di merce taroccata) a quelle dei consumatori, passando per i vari nuclei di addetti ai controlli, dalle Asl a Polizia e Carabinieri. Lo scandalo di Padova, per esempio, è stato scoperchiato da una segnalazione e da un intervento di un gruppo di agenti della Guardia forestale. Tra di loro, in prima fila, c’erano due donne abituate a fare la spesa ed a scansare, a volte solo con un’occhiata alla merce in vendita, il pericolo della truffa dietro l’angolo.
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