Gli stimolanti non aiutano il cervello a lavorare meglio

Un altro spreco smascherato da una ricerca dell’università inglese di Cambridge. Con gli stimolanti la capacità di risolvere i problemi peggiora

Gli stimolanti sono inutili. Uno spreco di soldi e di salute, che non aiuta il cervello a funzionare meglio, non migliora le nostre prestazioni intellettuali sul lavoro e sullo studio. A questa conclusione sono arrivati i ricercatori dell’università di Cambridge, nel Regno Unito, in uno studio pubblicato su Science Advance.

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STIMOLANTI INUTILI PER MIGLIORARE ATTIVITÀ DEL CERVELLO

Con gli stimolanti, in modo più grave, si ripete il fenomeno degli integratori: un mercato ricchissimo, in continuo aumento, con l’illusione di migliorare il proprio benessere psico-fisico. In particolare, alcuni farmaci, come l’Adderal o il Ritalin, che servono a curare deficit di attenzione, sono sempre più difficili da trovare nelle farmacie degli Stati Uniti. E ciò perché studenti e lavoratori (in particolare del settore tecnologico e della finanza), li acquistano a mani bassa nella speranza di aumentare la concentrazione e le prestazioni. Una pura illusione, secondo le scientifiche conclusione della ricerca inglese. I volontari partecipanti allo studio empirico, grazie ai farmaci sono stati indotti a impegnarsi di più (con lo spreco di ulteriori sforzi), ma con risultati più scadenti. E con una peggiore qualità del loro lavoro o dei loro studi: gli stimolanti hanno persino ridotto la loro capacità di risolvere i problemi. Al momento, secondo le statistiche delle università americane, circa il 14 per cento degli studenti utilizza gli stimolanti per migliorare le capacità cognitive. Inutilmente. E il mercato degli inutili stimolanti sta crescendo vertiginosamente anche in Italia.

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