
A Rivas Vaciamadrid, a una ventina di chilometri dalla capitale spagnola, il sole splende con
generosità. A riprova della clemenza di questo clima, molte cicogne in rotta verso sud fanno tappa sui piloni della città. Qui il sole è diventato una fonte di energia, sfruttata a pieno dal comune di questa città di 74.300 abitanti. Sui tetti di tutti gli edifici pubblici ci sono pannelli fotovoltaici: 35 impianti sono già in funzione e altri quattro sono in costruzione. Nel 2010 l’insieme di queste installazioni ha prodotto 271.900 chilowattora. È un impegno che riempie di orgoglio il sindaco José Masa Díaz e la sua équipe municipale di Izquierda unida, un fronte di sinistra guidato dal Partito comunista spagnolo (Pce). “Contro il cambiamento climatico ci battiamo per il cambiamento di abitudini. Dobbiamo essere creativi”, afferma Díaz, 68 anni. Padre di due figlie e nonno di quattro nipotini, Masa Díaz ha adottato la causa ambientale molto dopo quella del comunismo. Nella sua città – una delle più giovani di Spagna, con un’età media di trent’anni – “l’impegno per lo sviluppo sostenibile è diventato globale, non è solo un programma verde”.
Negli ultimi anni Rivas Vaciamadrid ha avuto un’esplosione demografica. Dopo essere stata quasi distrutta nel 1937 nella battaglia di Jarama, quando i repubblicani cercarono di contenere l’avanzata dei nazionalisti che marciavano su Madrid, Rivas è passata dai 500 abitanti del 1980 ai quasi 75mila di oggi. Una crescita demografica che non sembra finire, come testimoniano i numerosi cantieri sopravvissuti alla crisi economica che ha colpito la Spagna. Grandi zone commerciali e quartieri residenziali si succedono per chilometri. Ci sono case in mattoni rossi e palazzi più grandi beige o bianchi. I pannelli solari non disturbano il paesaggio: bisogna alzare la testa per scorgere sugli edifici pubblici le piastre di silicio che riflettono il sole. Diverse file di pannelli sono allineate sulle tribune dello stadio di atletica e di baseball. Quest’impianto, costruito nel 2011, è il più potente della città con una capacità di 40 chilowattora. Il comune ha scelto dei pannelli di fabbricazione cinese, meno cari. Nel 2002 il materiale era spagnolo, poi arrivava dagli Stati Uniti e oggi viene dalla Cina.
Jorge Romero, capo del servizio ambientale del comune di Rivas, spiega che il comune ha speso 2.276.616 euro in dieci anni. Grazie alle sovvenzioni dello stato e della regione di Madrid, il costo per la collettività locale è stato di 727mila euro. Il comune prevede di ammortizzare l’investimento in tre anni grazie ai redditi ottenuti dalla vendita di energia alla Rete elettrica spagnola (Ree). Ma la transazione commerciale tra il comune e la Ree evidenzia anche i limiti del progetto. La città non può produrre la sua elettricità né rendersi autonoma dal punto di vista energetico. “Consumiamo molta più elettricità di quella che produciamo”, spiega Romero. “La produzione solare darebbe l’autonomia energetica agli edifici pubblici, ma rappresenta meno del 30 per cento del consumo totale di elettricità di Rivas”. L’obiettivo del comune è un altro: “Ridurre le emissioni di anidride carbonica del 50 per cento entro il 2020 e non consumare più carbone entro il 2030”. E per riuscirci ha lanciato decine di iniziative in tutti i settori, dallo smaltimento dei rifiuti, all’energia solare fino all’agricoltura biologica.
Una scelta ecologica Al centro Chico Mendes – che prende il nome del leader contadino e sindacalista brasiliano assassinato nel 1988 “a causa del suo impegno per le risorse naturali dell’Amazzonia e contro l’avidità dei mercati”, come ricorda una targa all’ingresso – si cerca di educare le giovani generazioni. Il direttore Juan Carlos Humanes è orgoglioso del suo lavoro. Qui l’energia solare diventa un gioco. Una piccola rana di plastica dotata di un minipannello fotovoltaico salta per la gioia dei più piccoli. Gli animatori del centro vanno nelle scuole elementari e medie per presentare delle soluzioni ai problemi del cambiamento climatico. Per esempio, conoscendo il prezzo di un chilowattora venduto alla rete nazionale e il costo dell’installazione, gli studenti devono trovare il punto di pareggio dell’investimento in base al numero di pannelli montati sul tetto del loro istituto.
Miguel Ángel García l’ha trovato. García, che vive a Rivas dal 1997, ha installato 25 pannelli sul tetto della sua villa, in un quartiere residenziale a poche centinaia di metri dal centro per bambini Che Guevara. L’ecosistema e il futuro del pianeta sono cause importanti per lui. “Non sono un militante ecologista”, afferma García, 42 anni e padre di due figli, “ma faccio attenzione a spegnere le luci, a non sprecare l’acqua e a riciclare la spazzatura”. García lavora come informatico per il quotidiano La Razón a Madrid e ha scoperto il programma solare della città nel 2008 leggendo la rivista municipale. “Si diceva che il comune poteva aiutare gli abitanti negli studi di fattibilità”. Così, dopo aver investito 22mila euro, oggi García rivende alla rete nazionale l’elettricità prodotta a 0,34 centesimi per chilowattora. Ma come il comune, non può consumare direttamente la sua elettricità e il suo riscaldamento rimane a gas. “Dovrei ammortizzare il mio investimento nell’arco di dodici o al massimo quindici anni. Non lo faccio per una questione di soldi, ma per una scelta ecologica”. Nel frattempo approfitta dei vantaggi offerti dal comune. Rivas offre ai privati che montano pannelli solari una riduzione del 40 per cento sulle tasse locali per cinque anni.
Un altro posto di cui il comune è orgoglioso è piazza Ecopolis, che ha attirato prestigiosi visitatori, tra cui “21 sindaci latinoamericani” e il segretario di stato al cambiamento climatico Teresa Ribera. Dominata da un palazzo giallo, la piazza è destinata alla salvaguardia dell’ambiente. Qui c’è una casa completamente ecologica, con pannelli solari sul tetto, con un sistema geotermico per il riscaldamento, sistemi elettrici intelligenti studiati dalla Siemens e una cucina a basso consumo Leroy Merlin e Philips: uno stand dimostrativo a grandezza naturale.
Diana Gomes, 29 anni, è la guida di questa casa ecoresponsabile in da quando è stata inaugurata nel 2008. Il suo compito è promuovere la politica ambientale del suo datore di lavoro, il comune. “Aiutiamo le persone interessate a questo progetto a ottenere un prestito bancario vantaggioso”, spiega. Diana Gomes guida soprattutto gli abitanti nella giungla amministrativa tipica di queste procedure. Costi proibitivi Miguel Ángel Guzmán, che è venuto a prendere il figlio di undici mesi all’asilo nido di piazza Ecopolis, è stato sedotto dalla qualità della vita di Rivas: “Il comune spende molto per l’ambiente, ma è meglio che sprecare i soldi in cose inutili”. Guzmán, un funzionario di 39 anni che lavora in un’altra città, ha deciso di trasferirsi a Rivas poco meno di dieci anni fa, ma non ha montato i pannelli solari perché hanno un costo proibitivo. “Il governo ha cambiato politica in materia di energia solare e ha ridotto gli aiuti e le sovvenzioni”, si lamenta il sindaco José Masa Díaz. Ma in Spagna l’energia da fonti rinnovabili rappresenta comunque il 32,3 per cento della produzione elettrica e il 13,2 per cento dell’energia totale consumata. Inoltre, come ha annunciato il 29 marzo il Club spagnolo dell’energia, le rinnovabili sono al primo posto tra le fonti energetiche, davanti alle energie fossili. Nel paese l’energia solare è meno diffusa di quella eolica e idroelettrica, anche se esistono diversi progetti per diffonderla. In Andalusia, in un paesaggio caro a Sergio Leone e ai suoi western, si sviluppa il progetto Andasol, che dovrebbe diventare la più grande fattoria solare del mondo con circa 600mila pannelli distribuiti su 1.500 chilometri quadrati. Si tratta di un progetto industriale che non coinvolge gli abitanti del posto.
Juan López de Uralde ha lasciato da poco la direzione di Greenpeace Spagna per fondare il partito Equo, una formazione che riunisce diversi gruppi ecologisti, e giudica bene la politica del sindaco di Rivas Vaciamadrid. “È raro trovare progetti come questo in Spagna”, sostiene. “Ci sono poche azioni a livello comunale, si passa dalle politiche internazionali o nazionali direttamente all’impegno individuale”. Per l’ex direttore di Greenpeace, come per gli abitanti di Rivas, l’energia solare non è una questione di etichette politiche, ma di coscienza.
Fonte: Internazionale