RISCHI ATTACCAMENTO AL DENARO –
Il regalo più bello che ho avuto durante le feste di Natale è il libro autobiografico di José Pepe Mujica, initolato Una pecora nera al potere. Pepe Mujica e la politica della gente. Lo sto leggendo con avidità e appena avrò finito vi prometto un resoconto dettagliato del pensiero di un personaggio che considero un punto di riferimento per la comunità di questo sito e per lo straordinario valore della sua esperienza. Una storia vera, autentica, che dice: sì, la politica che non sia solo una corsa per il potere, il denaro, il successo, ma innanzitutto una risposta e tante risposte ai bisogni delle persone, si può fare. O anche: guai a sprecare il tempo solo ad accumulare oggetti e cose, senza avere mai lo spazio per riflettere su se stessi, per guardarsi davvero dentro.
José Pepe Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, è un personaggio straordinario, epico, laddove la sua epicità non ha quasi nulla di letterario, ma è impastata di una concretezza che si materializza al confine tra la vita di tutti i giorni e l’aspirazione, autentica e pertanto visionaria, di una vita, e innanzitutto di uno stile di vita, davvero diverso.
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LA LEZIONE DI PEPE MUJICA –
Mujica è un uomo, prima ancora che un personaggio politico, che per il suo spessore potrebbe, e dovrebbe, insegnare nelle scuole e nelle università di tutto il mondo il significato più profondo del dittico Non sprecare. La vita, in questo caso. Venendo in Italia per incontrare ragazzi molto curiosi della sua filosofia di vita, Mujica ha tuonato contro «lo spreco della vita nel consumismo e nell’accumulazione del denaro». È chiaro che stiamo parlando di un visionario, di un figlio di quel lembo del mondo, il Sud America, dove povertà e corruzione sono ancora due quotidianità simmetriche, due realtà che marciano in parallelo. E qualcuno potrebbe anche dare del «populista» a Mujica, laddove il suo messaggio e la sua azione sono esattamente il contrario del populismo. Da presidente, ha infatti ridotto la quota di poveri in Uruguay al 9-10 per cento della popolazione, ha portato la pace nel paese, devastato da anni di guerra civile, e ha dato una lezione esemplare, unica, di che cosa significa governare secondo lo spirito di servizio, gli interessi del popolo, e non il proprio arricchimento personale, in termini di carriera e di ricchezza. E questo lo ha fatto anche con gesti non retorici, come le scelte di tagliarsi lo stipendio e di continuare a vivere nella fattoria di famiglia, senza mai trasferirsi nel palazzo presidenziale.
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RISCHI OSSESSIONE DEI SOLDI –
Per carità, il benessere è una conquista legittima, un’aspirazione che da secoli ormai, e fortunatamente, appartiene al dna dell’uomo, e la ricchezza non va, in quanto tale, considerata come «lo sterco del mondo». Ma lo spreco autentico di cui parla Mujica è qualcosa di più profondo, è un concetto che attraversa religione e filosofia, e incrocia poi la politica e l’economia. È lo spreco con il quale, a forza di essere concentrati ad accumulare denaro, potere, carriera e oggetti («roba da malati» dice l’ex presidente), si perde di vista, e si rinuncia, quello che davvero (ieri, oggi e domani) conta nella vita. E misura la qualità di una vita, di uno stile di vita. Ovvero la qualità degli affetti, le cose che ci piacciono, il piacere per il proprio tempo (libero e non solo), la coltivazione di interessi, curiosità e passioni autentiche, la voglia di libertà. È qui lo spreco più grave del tempo contemporaneo, è qui che l’uomo, sebbene apparentemente ricco e\o benestante, diventa povero e\o poverissimo. Lo spreco si abbina a un affanno, quello di accumulare, che, come è scritto anche nei Vangeli e come ripete Mujica, quasi come se fosse un sacerdote di una religione laica, non porta da nessuna parte, in quanto quello che oggi accumuliamo con compulsione, domani non ci seguirà. Da nessuna parte, nel mondo di Dio, se siamo credenti, nel nulla, se siamo non credenti. Piuttosto che sprecare la vita nella rincorsa di ricchezza, potere e oggetti, tutto sempre più esagerata, bisogna spenderla alla ricerca di un’utopia, di un traguardo impossibile, ma proprio per questo a portata di mano: l’autentica felicità che ha bisogno di tempo per essere scoperta e consumata. E la risposta a questo spreco dissennato non può non passare per uno stile di vita che incarni il valore della sobrietà, non come apologia della povertà, che invece va combattuta, contrastata e rimossa, ma come uno stile di vita adottato da chi non ha né voglia né interesse né tempo per sprecare la propria esistenza.