Ci mancava soltanto la neve distribuita sulle piste dagli elicotteri, quando manca e gli impianti sono aperti per accogliere i turisti sportivi, per arricchire l’album dei disastri ambientali. Eppure è una pratica sempre più diffusa, come si è visto per esempio in Trentino, agli inizi del mese di dicembre del 2025, durante il ponte dell’Immacolata.
Mentre la crisi climatica ha causato un arretramento dei ghiacciai trentini di ben 18 metri soltanto nell’ultimo anno, i gestori della societàTrento Funivie hanno pensato bene di far decollare un elicottero per trasportare neve artificiale in quota e distribuirla sulla pista del Palon, una delle principali piste da sci della zona del Monte Bondone. E la cosa ancora più sorprendente, che lascia intendere il potere assoluto di queste società, è che la decisione è stata presa senza informare il comune di Trento, che pure finanzia con grande generosità la Trento Funivie. <Noi non sapevamo nulla di questa iniziativa> hanno detto il sindaco e gli assessori della giunta comunale di Trento.
In pratica la geniale e catastrofica idea di questo ennesimo spreco a danno delle montagne della Bella Italia, tra l’altro presentato come un intervento per garantire la sostenibilità nell’area, è stata quello di recuperare neve a valle (dove si è accumulata in alcune zone ombrate), e portarla in quota con gli elicotteri per poi distribuirla sulla pista e far sciare meglio i turisti.
Risultato: quattro ore di lavoro con 40 voli di elicottero e una maxi emissione di nociva di 1,5 tonnellate di CO2 in tutta la zona, un enorme consumo di carburante sia per i voli dell’elicottero sia per l’attività dei gatti delle nevi che hanno poi dovuto sistemare la neve sulle piste. Per non parlare di alcuni effetti collaterali: inquinamento acustico, stress per tutta la fauna selvatica della zona per i rumori nella zona, e alterazione degli ecosistemi locali ad alta quota.
Di fronte al coro di proteste delle associazioni ambientaliste del Trentino, la difesa della società Trento Funivie è ancora più paradossale, al punto che Fulvio Rigotti, il direttore generale, ha dichiarato: “Dobbiamo difendere l’economia della zona, e l’algoritmo ci dice che con poca neve il 50 per cento delle nostre piste rischiano di essere scartate dai tour operator”. Capito? La montagna si può inquinare, l’ambiente si può degradare, la natura si può forzare al limite delle sue capacità, perché non si può dire agli sciatori di rinunciare a una pista per qualche giorno.
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