Morire di poverta’ in Africa

La giornata e’ calda, come molte delle giornate africane. Un bambino si avvicina correndo all’acqua stagnante del lago, in mezzo al prato verdissimo e agli alberi che si slanciano verso l’alto. Spruzzi e allegria per raggiungere i compagni, che gia’ nuotano e si divertono. Ma in quel bagno forse non trovera’ solo la gioia del […]

La giornata e’ calda, come molte delle giornate africane. Un bambino si avvicina correndo all’acqua stagnante del lago, in mezzo al prato verdissimo e agli alberi che si slanciano verso l’alto. Spruzzi e allegria per raggiungere i compagni, che gia’ nuotano e si divertono. Ma in quel bagno forse non trovera’ solo la gioia del gioco. Forse uscira’ con un parassita, penetrato nella sua pelle mentre ignaro si sta rinfrescando, e nel tempo la schistosomiasi, malattia parassitaria che puo’ interessare intestino o vie urinarie, fara’ il suo corso, ostacolando il suo sviluppo fisico e la sua possibilita’ di istruzione.

Un altro bambino invece oggi non ha voglia di fare il bagno, e torna a casa lungo le strade polverose, a piedi nudi. Ma lungo il tragitto forse lo accompagnera’ un altro parassita, nascosto nel suolo: passera’ attraverso la pelle e causera’ danni all’intestino. Intanto nel villaggio, anche quest’anno molti adulti non potranno lavorare nella stagione del raccolto: hanno bevuto acqua stagnante contaminata, e la dracunculosi o malattia del verme di Guinea impedira’ loro di lavorare proprio nella stagione del raccolto. In Mali viene chiamata “malattia del granaio vuoto”, e le conseguenze sulle possibilita’ di nutrizione di famiglie gia’ povere sono intuibili.

Sono esempi immaginati, ma che portano l’attenzione su una realta’ quotidiana, dimenticata, di molti Paesi nel mondo. Dracunculosi, schistosomiasi, vermi intestinali fanno parte di un gruppo di patologie raggruppate sotto il nome di “Malattie tropicali dimenticate”. Questo perche’ hanno alcune caratteristiche in comune, quali il legame con la poverta’ e la vita in condizioni igienico-sanitarie scadenti, come pure l’essere “dimenticate” dal mondo, dalle agende internazionali. Perche’ diffuse nei Paesi piu’ poveri e, quelle non collegate a climi tropicali, scomparse dal mondo ricco con il miglioramento della situazione economica e di vita.

Dimenticate piu’ di altre malattie come l’Hiv/Aids, la tubercolosi o la malaria, forse anche perche’ responsabili piu’ di conseguenze croniche, distruzione della qualita’ di vita piu’ che della sua durata. Se infatti si calcola causino oltre 530 mila morti l’anno, a fronte di circa 2 milioni di morti collegate all’Aids, 1,8 milioni per la tubercolosi e oltre 860 mila per la malaria, ben piu’ pesante e’ il carico di queste malattie se si considera come parametro gli anni di vita persi per disabilita’ o morte prematura: le malattie tropicali dimenticate sono al quarto posto, dopo polmoniti, Hiv/Aids e malattie con diarrea, ma prima di malaria e di tubercolosi.

La poverta’ e’ l’anello di congiunzione di queste malattie, concentrate nei Paesi poveri e nelle fasce piu’ povere all’interno di essi: acqua non sicura, sistemi fognari e abitazioni inadeguati, accesso ai servizi sanitari carente, malnutrizione sono condizioni che favoriscono la diffusione di queste infezioni, a molte delle quali i bambini sono piu’ vulnerabili. Si calcola che nel mondo un miliardo di persone abbia almeno una malattia tropicale dimenticata; l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) riporta come nella totalita’ dei Paesi a basso reddito ve ne siano almeno cinque e oltre il 70 per cento delle zone che ne segnalano la presenza sono a basso e medio reddito.

Sono malattie che indeboliscono l’organismo, interferendo con la crescita e lo sviluppo intellettuale, come la schistosomiasi e i parassiti intestinali; lasciano segni permanenti, deturpando il fisico con cicatrici o deformita’, come la lebbra o la filariosi linfatica, forse piu’ conosciuta come elefantiasi; causano cecita’, come il tracoma (6 milioni di ciechi, principale causa infettiva di cecita’ nel mondo) o la cecita’ del fiume, in seguito alla quale in alcune comunita’ dell’Africa dell’Ovest la meta’ degli uomini con piu’ di 40 anni e’ cieca; sono causa di morte, come la tripanosomiasi umana africana (o malattia del sonno), la leishmaniosi, la dengue, l’ulcera di Buruli, la malattia di Chagas e alcune zoonosi (malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo).

Malattie dimenticate dunque, in popolazioni dimenticate, che non interessano e che continuano a soffrire nel silenzio. Ma la possibilita’ di controllarle e ridare una speranza a famiglie e popolazioni c’e’, per lo meno per una parte di esse. Se infatti per alcune come la malattia del sonno, la leishmaniosi, la malattia di Chagas, i farmaci a disposizione sono vecchi o anche tossici, per un altro gruppo le terapie ci sono e a costi accessibili. Molte possono essere curate a un costo compreso fra 0,02 e 1,50 dollari a terapia, che pero’ puo’ ancora essere un ostacolo in Paesi con un reddito basso, dove queste condizioni sono piu’ diffuse. La dracunculosi poi potrebbe essere la prima malattia parassitaria al mondo eradicata: e’ ancora presente in Africa in quattro Paesi (Etiopia, Ghana, Mali e Sudan), ma nei primi cinque mesi del 2010 l’Organizzazione mondiale della sanita’ riporta 521 casi, a fronte di 951 dello stesso periodo lo scorso anno.

La possibilita’ di controllo di almeno una parte di queste malattie e’ dunque raggiungibile. L’Oms riporta successi sulla schistosomiasi in Madagascar e Nigeria, sui parassiti intestinali in Cambogia, sulla filariosi linfatica e la lebbra in Sri Lanka, sul verme di Guinea, la lebbra e altre ancora in generale nel mondo.

Per lungo tempo le malattie tropicali dimenticate hanno ricevuto poca o nessuna attenzione, nonostante il loro peso e il loro impatto sia sullo sviluppo economico sia sulla qualita’ di vita ? spiega Lorenzo Savioli, direttore del Dipartimento per il controllo delle malattie tropicali dimenticate dell’Oms. ? Ciascuno aspira a vivere una vita senza malattia. Il nostro compito e’ creare le condizioni per far si’ che questo accada. Anche se e’ arduo, perseveriamo: questa e’ l’unica strada per andare avanti. L’obiettivo e’ chiaro e raggiungibile, perche’ malattie prevenibili e curabili non segnino piu’ la vita di un sesto della popolazione mondiale.

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