Il rumore, anche quello che dovrebbe essere classificato tra i più piacevoli, ovvero la musica, ci assedia, h24, giorno e notte. Ne siamo prigionieri, e anche la mattina quando desideriamo prendere un caffè in santa pace, ci dobbiamo sciroppare il sottofondo musicale e sprechiamo così il piacere di qualche attimo di rilassatezza, dove le uniche parole che davvero contano dovrebbero essere quelle che scambiamo con gli altri, non quelle che ascoltiamo subendo, talvolta, persino una forma di violenza.
Da tempo, sul nostro sito vi raccontiamo i benefici del silenzio, un bene naturale diventato sempre più raro e meno disponibile, e cerchiamo di incentivare i locali pubblici, dai bar ai ristoranti, a dosare le loro scelte in materia di sottofondo musicale.
Per carità: rispettiamo chi ha il gusto e il piacere di stare a ristorante con una bella musichetta di vario genere, dal jazz al soul, dalla Bossa Nova alla musica chillout e lounge, dal pop ai classici di Sanremo, e con qualche rara incursione persino anche nel repertorio della musica classica. Tutto fa brodo nei ristoranti, nei bar, e in qualsiasi locale dove sia incorporato il fantasma di un fantomatico disc jockey, tuttologo musicale con l’obiettivo di attraversare in profondità e senza soste i nostri timpani.
Sappiamo bene, lo dicono le indagini sui comportamenti dei consumatori, che perforare i timpani dei clienti quando entrano in un negozio di abbigliamento, specie quelli con target giovanile, ha uno scopo, raggiunto, ben preciso: aumentare le vendite. La musica in sottofondo, in questo caso, è come una manina che ti spinge comprare l’ultimo modello alla moda del jeans in denim.
E pazienza, poi, se questo rito della musica di sottofondo, sopprime in modo netto, con un taglio da ascia, altri piaceri, forse quelli che, accanto a un bicchiere di vino ed a un piatto di tagliatelle con il tartufo, ci dovrebbero spingere nei bar e nei ristoranti: ovvero il gusto della conversazione, la voglia, diciamo anche il desiderio, di ascoltare una voce amica, di farsi qualche risata in un’atmosfera leggera e conviviale, di incrociare gli sguardi e le parole per dirsi qualcosa che poi evapora nell’ebrezza della compagnia oppure resta scolpita nel cuore.
Tutta questa magia, una specie di chimica naturale applicata alle relazioni umane, dello stare insieme in un luogo pubblico, evapora e scompare nel momento in cui domina il verbo, e il rumore, della musica in sottofondo. E cosa resta, fateci caso, tra le macerie di questa distruzione di atmosfere? Il Signor smartphone, il compagno ideale quando si frequentano locali con costante sottofondo musicale: senti la musica e intanto smanetti. Hai fatto il bingo della solitudine.
In un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica, il compositore e direttore d’orchestra Nicola Piovani, uno che potremmo senza cerimonie definire un Maestro di musica (a tutto tondo, non solo classica) fa una proposta interessante, che apparentemente è solo provocatoria, ma in realtà potrebbe diventare una soluzione, anche molto creativa e rispettosa di tutti: fare in modo che i locali music free, ovvero gestiti da persone che hanno deciso di non mettere la musica in sottofondo, vengano raggruppati, e che tutti possiamo essere informati, ovunque, della loro esistenza.
Piovani propone persino un’etichetta: Locali SMS, Senza Musica di Sottofondo. Un’idea splendida, che condividiamo senza se e senza ma, anche perché i vantaggi sarebbero per tutti, non solo per qualche privilegiato che magari riesce a individuare e frequentare luoghi dove può stare insieme agli altri senza le frecce che arrivano al cervello con il rumore musicale di sottofondo. In fondo, si tratterebbe solo di fare una segnalazione collettiva, di dare un’informazione, e poi di condividerla. Come avviene, per esempio, per alcuni tipi di locali (per trovarli basta una veloce e facile ricerca online) che hanno particolari caratteristiche in termini di rinunce: i ristoranti gluten free, oppure bar no slot, dove cioè non esistono macchinette per il gioco d’azzardo.
Quali sarebbero i vantaggi per tutti? E perché non ci sarebbero più sprechi? Gli esercenti che scelgono di puntare sulla musica in sottofondo anche h24, non lo fanno per capriccio o per una sorta di sadismo nei confronti dei loro clienti. Al contrario. le statistiche sul campo dicono che i consumi, nei locali con la musica in sottofondo, possono aumentare, e che questa sorta di “servizio aggiuntivo e permanente” è gradito, alla stragrande maggioranza dei clienti, che ovviamente vanno rispettati e accontentati.
Poi però esiste anche una minoranza di clienti che gradirebbero i Locali SMS (Senza Musica di Sottofondo), e anche loro sarebbero disposti ad aumentare la spesa, se non altro restando più a lungo seduti, se fossero accontentati. Perché allora non creare un doppio circuito di locali, con e senza musica in sottofondo, per la maggioranza dei consumatori e anche per una minoranza? Si eviterebbe lo spreco del danno che subiscono quelli che vogliono stare in pace quando bevono o quando mangiano in un locale pubblico, e magari la scelta di eliminare la musica in sottofondo potrebbe anche trasformarsi in una convincente e redditizia operazione di marketing. A costo zero.
Infine, una buona notizia: se chiedete all’Intelligenza artificiale, che ormai sbaglia pochi colpi, se e dove esistono in Italia ristoranti e bar dove è vietata la musica in sottofondo, la risposta è: Sì, ci sono. E allora si tratta solo di metterli insieme e di informare il popolo dei consumatori-clienti.
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