Insegnanti, trasporti, aule, mascherine, banchi, distanziamenti e termoscanner: non esiste una cosa, dicasi una, della scuola in riapertura (14 settembre) sulla quale le famiglie italiane possono contare di avere una certezza. Tutto è nel caos e nell’incertezza. La maggioranza degli insegnanti non vogliono fare i test. Le aule non sono sufficienti. Non è possibile chiedere a ragazzi molto giovani di indossare mascherine per tante ore. I mezzi pubblici sono insufficienti, e le forniture dei banchi rappresentano un grande punto interrogativo. Eppure per mesi abbiamo ascoltato la solita messa cantata delle ipocrisie e degli sprechi: la riapertura delle scuole, in sicurezza, è essenziale. Come è avvenuto e sta avvenendo in tutti gli altri paesi europei.
INCERTEZZA SCUOLE CORONAVIRUS
In Francia e Germania i ragazzi sono tornati a scuola già dalla metà di maggio. Con poche ed essenziali misure di sicurezza, dalla mascherina (non sempre) al distanziamento di un metro. Anche in Austria, Danimarca, Norvegia, Regno Unito, la scuola ha riaperto i battenti e l’uso della mascherina non è previsto (come nel caso dell’Austria) oppure è semplicemente facoltativo. In paesi come la Svezia la scuola non ha mai chiuso, neanche per un giorno.
L’Italia è l’eccezione alla regola. L’anno scolastico è andato, e la scuola è ancora nel caos in attesa di capire in quali condizioni e con quali regole riaprirà. Uno spreco enorme di risorse e di organizzazione, un colpo secco alla formazione dei nostri ragazzi. E non veniteci a dire che durante la quarantena abbiamo avuto le lezioni a distanza: sono state solo un palliativo e oltre il 20 per cento degli alunni non hanno avuto alcun accesso a questa modalità di studio. Sono rimasti a casa senza fare nulla.
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GESTIONE SCUOLA COVID
Ancora una volta, e in occasione di un’emergenza davvero straordinaria, siamo stati capaci di mostrare tutti i limiti di una scuola di classe, quella italiana. Istituti ben attrezzati, con impianti tecnologici moderni e insegnanti molto attivi, sono riusciti a garantire un corso regolare, anche se a distanza, delle lezioni e delle interrogazioni. Altri si sono “arrangiati”. E altri ancora sono scomparsi nel nulla. Ovviamente, i ragazzi che frequentano le scuole del primo girone sono stati così favoriti rispetto ai loro coetanei.
Il caos nel quale brancola la scuola italiana è alimentato ogni giorno da un bombardamento di notizie, talvolta anche fasulle, sui problemi da superare. Bisognerà fare arrivare ogni giorno 10 milioni mascherine nelle scuole. Servono 2,4 milioni di banchi per il distanziamento tra studenti e con il docente. E servono 40mila nuove aule per non lasciare tutti a casa.
CAOS SCUOLA CORONAVIRUS
Se fossimo un paese un tantino più normale, questa sarebbe l’occasione buona per fare un investimento serio, senza invocare l’ennesima Grande Riforma del sistema scolastico, in tutti gli istituti, utilizzando i fondi europei. Un’opportunità unica, da non sprecare, anche perché non si ripresenterà più. Invece, noi siamo il paese del dibattito. E si continua a discutere sui banchi a rotelle, sulle classi pollaio, su dove mettere il gel disinfettante, e su come deve muoversi un alunno se esce in corridoio. Tutto molto fumoso, incerto, con contraddizioni e ulteriori sprechi all’orizzonte.
Per esempio: a settembre è previsto il voto in alcune regioni e in tutto il paese per il referendum sul taglio dei parlamentari. La follia è che le scuole, a una settimana di distanza dalla prevista riapertura dopo quasi sette mesi di chiusura, andranno nuovamente chiuse per ospitare i seggi. Possibile mai che nessuno riesca a individuare un piano B e utilizzare altri edifici pubblici, dalla caserme a palazzi della pubblica amministrazione, per lasciare in pace gli studenti e prevedere altrove le operazioni di voto?
La scuola abbandonata nel caos galleggia, in attesa di conoscere il suo destino, nella palude dell’ipocrisia. Non c’è un politico, un ministro, un semplice deputato, o un qualsiasi commentatore, che non ripeta la stessa cosa: la ripartenza dell’anno scolastico è la priorità numero uno per il governo, per la maggioranza e per l’intero Parlamento. Priorità? A noi di Non sprecare non pare proprio: abbiamo riaperto le discoteche (per poi chiuderle) e la movida ha girato a pieno ritmo per tutta l’estate. Tutto riprende. Ma scuola e università sono ferme, come se fossimo ancora nei giorni del picco dell’epidemia. E ciò significa una sola cosa: di questi ragazzi, retorica a parte, non ci frega nulla. Non valgono voti. Non hanno una lobby che li difende. Non urlano. E allora tanto vale prendersela comoda e non correre rischi.
RISCHI CORONAVIRUS SCUOLA
Già, i rischi. Qualsiasi esperto, intellettualmente onesto, non potrà riconoscere una verità: è impossibile riaprire le scuole senza correre qualche rischio. E anche nelle aule, come nella vita sociale, vale il principio in base al quale dobbiamo imparare a convivere con i pericoli del Covid-19. Altrimenti chiudiamo tutto e stiamo tutti fermi a casa.
In Finlandia hanno studiato nei dettagli il problema dei rischi per la popolazione scolastica, grazie a un team di infettivologi guidati dal professore Otto Helve, e sono arrivati alla seguente conclusione: i benefici del ritorno a scuola dei ragazzi sono decisamente maggiori rispetto ai rischi. In una lettera aperta, firmata da più di 1.500 membri, pediatri ed educatori, del Royal College of Paediatrics and Child Health, è scritto: «Continuare a tenere chiuse le scuole lascerebbe segni indelebili a un’intera generazione». Questo è il vero pericolo, molto più grave di quello sanitario.
PROBLEMI SCUOLA CORONAVIRUS
Il rischio di infezione, infatti, per i bambini e i ragazzi è considerato molto basso. Secondo i calcoli dell’Istituto Pasteur i bambini piccoli, quelli che frequentano asili ed elementari, non sono contagiosi. I ragazzi delle superiori 3 volte su 10 hanno gli anticorpi, e quindi anche in questo caso le possibilità di contagio sono molto ridotte. Insegnanti e membri dello staff scolastico, infine, hanno anticorpi rispettivamente 4 e 6 volte su 10.
In queste condizioni stare a parlare di come fare ripartire la scuola, di quali misure di sicurezza mettere in campo, oltre quelle già previste, di distanziamento e banchi speciali senza i quali la campanella non può suonare, è davvero sciagurato. E possiamo già immaginare la fine, provvisoria, di questo film dell’orrore: la scuola riaprirà, nel caos, e tra mille diversità, a macchia di leopardo. E state certi che gli istituti nei quartieri popolari, con gli studenti meno benestanti, saranno quelli che avranno maggiori ritardi e maggiori incertezze. Era così già prima del Covid-19 e sarà così anche dopo.
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