
Sempre peggio. Il grande parco del cibo a Bologna, la Disneyland italiana del food, continua a bruciare denaro. E a deludere sul piano delle presenze rispetto a qualsiasi previsione, anche la più cauta. FICO Eataly World è un vero flop che si trascina anno dopo anno sprecando soldi, anche pubblici.
FLOP FICO BOLOGNA
Il bilancio del 2020 si è chiuso con una perdita di 4,3 milioni di euro che si sommano a 3,14 milioni di euro bruciati nel 2019. Intanto la Disneyland italiana che doveva accogliere sei milioni di visitatori all’anno, a stento è riuscita a varcare la soglia delle 500mila presenze. Senza lo straccio di uno straniero.
L’ultimo bilancio, quello relativo ai conti del 2021, si è chiuso con l’ennesima perdita: oltre 3 milioni di euro. Con pubblico scarso, attività pseudoscientifiche e un’improbabile Fondazione FICO, che dovrebbe “valorizzare i modelli di produzione agricola e promuovere i saperi del cibo”. Poi, andando sul suo sito, si scopre che l’ultimo suo evento strombazzato online risale al 5 febbraio 2021 (sic!).
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FICO BOLOGNA: DATI
A distanza di oltre tre anni dall’inaugurazione, avvenuta nel mese di novembre del 2017, gli azionisti di FICO Eataly World provano a correre ai ripari, ridimensionando piani e obiettivi. Il nuovo amministratore delegato, Stefano Cigarini, arriva dal mondo dell’intrattenimento e dei luna park. E ha cambiato il modello delle attività di FICO, sperando di riuscire a svoltare nei conti e nelle presenze.
Il parco riapre dal 7 luglio, ma solo quattro giorni alla settimana, dal giovedì alla domenica. L’ingresso non sarà più gratuito, ma si pagherà un biglietto di 10 euro o, in alternativa, un abbonamento annuale di 29 euro, che comprende anche il parcheggio e le attrazioni. Quanto al pubblico, si spera di arrivare a un target di presenze tra il mezzo milione e il milione. Più ottimismo, invece, sulla possibilità di continuare a spremere le aziende alimentari, specie quelle emiliane, con le royalties che devono pagare per stare nel giro della fallimentare Disneyland italiana del cibo.
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FICO EATALY WORLD
Il flop di FICO coinvolge in prima persona Oscar Farinetti, che pure si è sempre vantato di avere una grande competenza in questo settore e le cooperative, in particolare Coop Alleanza, che rischiano di sommare le perdite della Disneyland italiana ai guai che hanno negli altri settori di attività.
FICO non ha alcun legame con il territorio e, anche per l’assenza di collegamenti veloci con Bologna e innanzitutto con Milano, rischia di essere sempre più una cattedrale nel deserto. . Anzi. I sindaci sono contrari a questo insediamento da luna park del cibo che rischia solo di fare da battistrada a una nuova serie di supermercati e ipermercati, come se la qualità fosse sempre e solo una questione di vendite.
Il format è da cittadina americana, senza però lo straccio di un trasporto pubblico decente che rende il parco accessibile a prezzi ragionevoli. Il livello scientifico è molto basso, e i laboratori tanto annunciati non hanno alcuna efficacia.
LAVORO FICO BOLOGNA
Per il momento, a pagare il conto di questa operazione megalomane, sulla quale poi bisognerebbe fare i conti dell’investimento pubblico, i soldi pagati dai cittadini, sono i lavoratori. Già 90 contratti a termine per dipendenti di FICO sono saltati. E una domanda circola a Bologna: ma Farinetti non era l’imprenditore moderno e aperto ai lavoratori, che definiva «bastardi» gli imprenditori che non stabilizzano i precari? Forse ha cambiato idea dopo l’esperienza di FICO. Noi avevamo dubbi dal primo momento, e oggi possiamo dire che, con questa formula e con questo passo, FICO, bocciato dalla stampa internazionale, non potrà reggere a lungo.
(Credits immagini: Luca Lorenzelli/Shutterstock.com)
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