A Imola, l’Emporio solidale Non Sprechi: la spesa si fa a punti e non esiste denaro

Ad Imola il primo emporio solidale senza denaro del territorio bolognese. Come funziona? Si acquista cibo senza denaro.Abbiamo intervistato l'associazione No Sprechi Onlus per saperne di più.

EMPORIO DELLA SOLIDARIETÁ 

Via Lambertini, ad Imola, è una piccola via della zona Industriale zeppa di posti dove fermarsi a mangiare e piccole fabbriche. E’ anche la  strada dove la solidarietà ha deciso di farsi bottega,dove è nato il primo emporio solidale della provincia di Bologna.Seguendo il modello di Parma, dove ha visto la luce nel 2010, l’emporio No Sprechi Onlus è un supermercato dove si compra senza denaro, in cui la merce di scambio sono i punti di una tessera. Non vige la legge dei prezzi, nessuna domanda ed offerta, solo un posto dove i bisogni sono ascoltati, volano di una buona pratica per tutto il territorio nazionale.

Non Sprecare ha intervistato la vice-presidentessa dell’associazione Non Sprechi Onlus, Fulvia Felini, che insieme al presidente Sergio Suzzi hanno risposto a qualche nostra curiosità sulla genesi dell’Emporio No Sprechi.

  • La prima domanda, credo che sia quella con cui iniziano tutte le interviste, è proprio sulla genesi di questo progetto. Com’è che un giorno ci si sveglia e si decide di dedicarsi agli altri?Qual è la scintilla?

Nel novembre 2013 sette Associazioni di volontariato di Imola (Caritas diocesana, Auser, Anteas, Santa Caterina, San Vincenzo, Trama di terre, Croce Rossa Italiana), consapevoli che la crisi economica era destinata a durare ancora a lungo, decisero di fondare l’associazione NO SPRECHI onlus, senza fini di lucro, con finalità di solidarietà sociale. Ciò che ci ha mosso è lo spirito altruistico e prontezza nell’assecondare ogni buona intuizione che massimizzi l’efficacia e l’efficienza dell’agire solidale.

  • L’Emporio è un’idea innovativa, un cambiamento concettuale nel modo di concepire l’aiuto: della carità nascosta e quasi silenziosa, dal concetto di bisogno/vergogna alla dignità del dare e ricevere aiuto. Come mai la scelta di mettere in vetrina la solidarietà con un vero e proprio punto vendita?

Ciascuna di queste associazioni lavorava da anni sul territorio con modalità specifiche, ma tutte avevano lo scopo di alleviare la situazione delle famiglie o delle singole persone in difficoltà; in particolare uno degli interventi riguardava l’aiuto alimentare. La crescente richiesta d’aiuto, la difficoltà nel reperire viveri sufficienti, la volontà di distribuire alimenti in modo ben organizzato, senza rischiare di dare due volte a qualcuno e lasciando indietro qualcun altro, ha fatto sì che decidessimo di stipulare un accordo allo scopo di fornire un servizio efficiente, rispettoso della dignità della persona a cui è rivolto e “senza sprechi” per evitare di danneggiare l’ambiente che ci ospita. Sotto questo profilo l’idea di allestire un emporio è sembrata la più appropriata perché in grado di mettere insieme l’aspetto organizzativo proprio di un supermercato con l’attenzione alla qualità delle relazioni umane garantita dalla presenza di personale volontario altamente motivato, pronto a vendere cose a chi ne ha bisogno, ma anche a “mettere in vetrina” i valori della solidarietà affinché si diffonda il “contagio” e ne benefici tutta la società: persone e ambiente.

  • Parliamo del funzionamento dell’emporio: rigoroso, dagli alti standard e con un grande lavoro direzionale. Come funziona e come lo si è pensato, quale è l’ispirazione?

L’allestimento di un emporio solidale avviene come per ogni altro punto vendita della grande distribuzione, eccezion fatta per il personale (essendo composto quasi esclusivamente da volontari) e per i criteri di accesso degli utenti, che devono essere indigenti reali e quindi con certificazione ISEE. Serve un locale ben attrezzato e valido sotto ogni aspetto: da quello della sicurezza a quello igienico-sanitario, occorre personale competente, è disponibile una cassa dove si “pagano” i prodotti con una tessera a punti, che serve a rendere la spesa in emporio quasi del tutto sovrapponibile a quello di un comune supermercato. Quest’ultimo è un aspetto importante, per evitare il più possibile l’idea di uno spazio riservato a chi è già sofferente per il proprio stato di indigenza. Cerchiamo di gestire in maniera oculata il magazzino perché gli approvvigionamenti siano regolari e lo smercio avvenga tenendo conto delle scadenze dei prodotti e di tenere sotto controllo l’organizzazione dei volontari affinché ogni mansione sia svolta regolarmente, tenendo conto che tale collaborazione è libera e flessibile.

In negozio le famiglie possono acquistare generi di prima necessità (pasta, formaggio, farina, riso, latte, zucchero, legumi e carne confezionati, frutta e verdura, pane e, in modo più discontinuo, anche omogeneizzati, olio, caffè, biscotti ed altro). Gli utenti sono cittadini europei (UE) o extra europei che vivono stabilmente nel territorio del Comune di Imola o nei Comuni del circondario imolese, che si trovano in una situazione di disagio economico e che non ricevono aiuti alimentari da altre organizzazioni pubbliche o private. Per accedere al servizio gli utenti fanno domanda a una qualsiasi delle Associazioni firmatarie dell’accordo, e se la condizione del richiedente è conforme ai requisiti, la domanda viene accettata e, previa consegna della tessera a punti, l’utente può accedere all’Emporio solidale.

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EMPORIO SOLIDALE IMOLA

  • Il progetto dell’Emporio, quindi, si regge sulle donazioni e su una collaborazione più che proficua con il territorio e le realtà del terzo settore del bolognese. Quali sono le sinergie che si sono attivate?

Le sinergie attivate sono molteplici e configurano un’ampia rete di relazioni dalle quali dipende la sopravvivenza stessa dell’emporio, a partire da uno stretto rapporto con le Associazioni fondatrici che garantisce modalità operative concordate, supporti finanziari, strumentali e di volontari. Abbiamo inoltre relazioni stabili con il Comune di Imola, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Imola, la Banca BCC e altre realtà dalle quali arrivano sostegni economici indispensabili. Fondamentale è l’accordo con il Banco Alimentare, dalle cui forniture dipende oltre il 60% degli approvvigionamenti, nonché una rete ormai consolidata con imprese donatrici locali che spaziano da Coop Alleanza 3.0 al LIDL, dal Mercato ortofrutticolo a varie realtà private.

Merita una parentesi a parte il collegamento con il mondo della formazione, poiché l’Emporio è impegnato a promuovere il valore della solidarietà e della lotta allo spreco, proponendo il coinvolgimento dei giovani in una azione solidale fortemente connotata sul piano educativo.

  • Punti di forza e criticità. Cosa possiamo imparare dall’esperienza dell’emporio solidale?Come esportare il modello per renderlo una buona pratica a livello nazionale?

I punti di forza della realtà degli empori risiedono nella capacità di fare rete con tutto il ricco tessuto sociale ed economico che caratterizza un territorio, cogliendo ogni occasione per fare conoscere le idee guida del progetto i cui fondamenti si trovano esplicitati nella Costituzione: la solidarietà come valore fondante e la sussidiarietà come metodologia operativa che apre all’apporto creativo e libero di tutti i cittadini, singoli o associati (volontariato). La gratuità è l’elemento distintivo del nostro agire lo rende originale rispetto alle altre forme di impegno civile. Ci muoviamo con libertà rispetto alle logiche dell’individualismo, dell’utilitarismo economico rifiutando i modelli di società centrati esclusivamente sull’ ‘avere’ e sul consumismo. I volontari traggono dalla propria esperienza di dono arricchimento sul piano interiore e sul piano delle abilità relazionali e di condivisione, ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace, della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranza, dell’accoglienza, della solidarietà e della giustizia sociale.

Non mancano ovviamente le criticità, tra cui le risorse finanziarie limitate, scarsa sensibilità nei referenti politici e amministrativi, resistenze ai cambiamenti, personale volontario insufficiente, ma è importante esserne consapevoli e imparare a leggere le difficoltà quali occasioni per aggiustare il tiro. In altre parole, occorre non dimenticare la “dimensione etica” del proprio agire. Forse il modo migliore per esportare il modello degli empori è proprio quello di preparare un giusto terreno ideale sul quale possa prosperare.

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  • Storie dietro agli scaffali. Dietro ogni tessera punti ci sono delle storie. Come viene percepito da voi volontari l’interazione con le persone e con il territorio?

Dietro ogni tessera c’è la storia di ogni famiglia con tutti i problemi e le difficoltà che devono affrontare. L’interazione dei volontari con le persone che accedono all’emporio è di collaborazione, di ascolto, di aiuto e di consiglio insieme alla consapevolezza che aiutando gli altri si aiuta, in qualche modo, anche se stessi.

  • Solidarietà, mutualità e cooperazione sono le vostre parole chiave, che cosa significa oggi essere solidali in un mondo in cui sembra essersi perso il concetto di restare umani”?

In un mondo sempre più disumanizzato, come appare assai evidente nell’aggravarsi delle disuguaglianze a livello planetario (oltre il 90 % della ricchezza si va spostando nelle mani dell’1% della popolazione mondiale) non ci sono alternative per restare umani che nell’insistere sui valori etici e sui diritti umani citati sopra e nel cercare di coniugare la cultura della solidarietà, della mutualità e della cooperazione con la concretezza di azioni come la lotta allo spreco e la creazione di reti di empori solidali, insieme a milioni di altri interventi necessari perché la realtà è complessa, e vincente può essere solo la concertazione delle risposte e mai la superficiale semplificazione.

(Immagine di copertina tratta dalla pagina Facebook di Emporio No Sprechi Onlus)

NON SPRECARE, UN MODELLO VINCENTE E SOLIDALE

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