
Quando si tireranno le somme su quello che resterà a Londra dopo le Olimpiadi 2012 sul podio delle opere realizzate salirà sicuramente il villaggio olimpico. Stiamo parlando di un mini-quartiere con 2.818 unità residenziali, da una a quattro camere. Gli appartamenti nuovi di zecca, tutti con balcone, grandi finestre fino al soffitto e vista sul parco olimpico, moderni impianti wi-fi, sono al centro di un’operazione immobiliare che ha diverse angolazioni. La più significativa è quella di trasformare più della metà delle case dove hanno alloggiato i 16mila atleti di tutte le squadre del mondo in un maxi condominio di abitazioni concesse in social housing a lavoratori a basso reddito. In questo modo, il massiccio investimento del Parco olimpico, al quale seguiranno ulteriori costruzioni residenziale nell’area, cambierà il volto di East London e diventerà il più importante piano-casa realizzato a Londra negli ultimi 25 anni. Il social housing è una pista molto importante da seguire per cogliere, allo stesso tempo, tre opportunità. In primo luogo si tratta di riconversioni di aree urbane, per esempio ex quartieri industriali con fabbriche dismesse, che altrimenti diventerebbero facile preda di speculazioni edilizie oppure finirebbero nella zona grigia dei progetti annunciati e incompiuti. Nessuno si sogna più, specie nelle grandi metropoli, di sottrarre spazi di verde e di servizi per nuovi progetti residenziali, mentre le riconversioni mettono fine anche allo spreco di luoghi altrimenti non utilizzati. La seconda opportunità del social housing è quella di fare fronte, in tempi di ristrettezze finanziarie da parte della pubblica amministrazione, alla crescente domanda di nuovi alloggi. Anche qui bisogna prendere atto del cambiamento dei tempi. Grandi piani – casa, di edilizia popolare, non sono facili da realizzare: mancano spazi e soldi. Il social housing invece è una soluzione per la famiglie a basso reddito, spesso in lista d’attesa per quelle case popolari che poi non sono mai disponibili. Infine, il fenomeno rappresenta una risposta concreta per le giovani coppie che non hanno i mezzi per accedere al mercato immobiliare, specie in città come Londra dove i prezzi sono proibitivi. Esempi di social housing si iniziano a vedere anche in Italia, con investimenti triangolari: la pubblica amministrazione mette a disposizione i suoli, un fondo di investimento privato realizza l’investimento e una fondazione bancaria partecipa con le risorse finanziarie. Il modello ha funzionato in grandi città del Nord, come Torino e Milano. Qualche sindaco avrà il coraggio di replicarlo in altre città, medie e grandi, italiane?