Covid-19, curarsi a casa. Lo può fare un paziente su tre. E invece si corre in ospedale

Un grande spreco, con posti letto sottratti a chi ne ha bisogno. Non funziona la rete dei medici di famiglia. Eppure la terapia a domicilio è molto semplice

protocollo per per curare a casa covid 19

A casa. Con i medici sul campo, a curare casa per casa. E invece gli italiani stanno affrontando il Covid-19 nel modo peggiore: impauriti dal diluvio di informazioni, una diversa dall’altra, che arrivano dai circuiti della tv e del web, la prima cosa che fanno è correre in ospedale. Alimentando caos, occupazione impropria di posti e sprechi di tempo prezioso e di denaro pubblico. Un contagiato su tre, stando alle statistiche degli ultimi mesi, corre inutilmente in un Pronto soccorso. Un vecchio vizio che abbiamo, visto che in Italia ogni anno si presentano nei Pronto soccorso 24 milioni di persone e soltanto il 16 per cento ha una reale necessità di ricovero. Così come il 70 per cento delle radiografie che partono dai Pronto soccorso danno un esito negativo.

CURARE A CASA COVID 19

Il punto debole di questo meccanismo dei contagiati in fuga verso gli ospedali, un’assurdità che in tempi di epidemia non possiamo proprio permetterci, sta nel buco nero della rete di assistenza sul territorio. Il network dei medici di base, i circa 44mila medici di famiglia che non sono proprio pochi, anche se meno dei colleghi in Francia e in Germania.

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MEDICINA SUL TERRITORIO

Gli infettivologi e i virologi hanno realizzato una statistica, condivisa dall’Istituto superiore della Sanità, in base alla quale non più del 5-8 per cento dei contagiati ha reali sintomi da ricovero. Per gli altri basta curarsi a casa. E allora perché la folle corsa ai Pronto soccorso che intasa gli ospedali e sottrae posti a chi ne ha davvero bisogno? Il medico di base, la prima linea di assistenza e cura sul territorio, fa parte da tempo di una rete sfilacciata e poco funzionante, come abbiamo raccontato già a suo tempo.  E oggi con il Covid-19 alle porte, questo buco nero complica maledettamente le cose, con sprechi enormi. Non a caso, il governo aveva promesso di rafforzare la medicina sul territorio, che significa aumentare gli organici dei medici, potenziare gli operatori del tracciamento, fare dei piccoli ospedali di zona per il Covid e destinare alcuni alberghi ai pazienti che non possono curarsi a casa. Nulla di tutto ciò è stato fatto.

Così i 43.731 procedono in ordine sparso: alcuni si sacrificano con la massima dedizione (e anche rischiando la vita per la mancanza molto frequente dei necessari dispositivi di sicurezza), altri arretrano e non si assumono responsabilità coerenti con la gravità della situazione. Ognuno decide per sé stesso. Analogo discorso per i test antigenici rapidi, destinati a pazienti sospetti, entrati in contatto con asintomatici. Si tratta di strumenti importanti, per identificare rapidamente i focolai e isolare i casi, e anche per evitare un’altra corsa che cumula sprechi e ansie: quella ai tamponi. Il governo ha fatto un ennesimo decreto, con un accordo sottoscritto soltanto da una delle associazioni dei medici di famiglia, la Fimmg, senza neanche l’unanimità al suo interno. Risultato: soltanto qualche centinaio di medici di base, sui famosi 43.731, hanno dato la loro disponibilità a fare i testi rapidi.

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PROTOCOLLO PER CURARE A CASA COVID 19

Da quando è partita l’epidemia, e ci avviamo a un anno di percorso, si aspettano ancora delle linee guida condivise da tutti i medici di famiglia per curare i pazienti Covid-19 nelle loro case.  E ognuno si è fatto il suo protocollo. Chi prescrive la tachipirina, chi parte con tamponi e indagini radiografiche, chi per stare sicuro raccomanda di procurarsi qualche bombola d’ossigeno. Chi visita in video, e chi arriva a casa del paziente.

LINEE GUIDA PER CURARE A CASA COVID 19

Eppure come curare un paziente di Covid-19 a casa, secondo un breve decalogo preparato da Emanuele Nicastri, infettivologo dell’ospedale Spallanzani, è molto più semplice di quanto si possa immaginare. Innanzitutto il medico di famiglia, per prendere in considerazione un eventuale ricovero, caso davvero raro, deve prima monitore alcuni parametri vitali. A partire dalla funzionalità dei polmoni.

Una volta chiarito il fatto che il paziente di Covid-19 è perfettamente curabile da casa, veniamo alla terapia. Qui è altrettanto semplice. Una combinazione di stili di vita anti-coronavirus e medicinali (pochi).

Il paziente, specie se asintomatico, deve conservare una buona attività fisica, anche con attività di ginnastica in casa. E dormire a pancia sotto, per aiutare la funzionalità degli alveoli polmonari. Quanto alle medicine, se la febbre supera i 38 gradi basta e avanza il paracetamolo. Il cortisone può arrivare soltanto se la febbre persiste dopo 7 giorni di febbre. E non prima. La febbre, a prescindere dal fatto se sia o meno abbinata al coronavirus, ha bisogno dei suoi tempi per sfogarsi e poi scomparire. Per consumarli non è certo necessario un ricovero in ospedale.

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