Da quando è scoppiata la pandemia non si fa che parlare di coronavirus e nel caos si sono perse di vista le altre malattie. Surclassate dal Covid-19 ma non per questo meno pericolose. Da marzo in poi si è registrata una drastica diminuzione del ricorso a terapie destinate al controllo dell’artrite reumatoide, per esempio, delle terapie per diverse forme di patologie croniche e di quelle a scopo preventivo in ambito cardiovascolare. La riduzione ha raggiunto anche il 40% e aumenta nel caso di pazienti con nuova diagnosi. L’accesso alle cure è diventato infatti ancora più complicato. E secondo il Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia ben 400mila interventi chirurgici sono saltati nel corso del 2020.
CORONAVIRUS, LE MALATTIE PIÙ TRASCURATE
A denunciare la situazione, come evidenzia l’OMAR (Osservatorio Malattie Rare), sono state diverse fondazioni e associazioni italiane, e nello specifico la Fondazione Italiana per il Cuore, la Fondazione Giovanni Lorenzini, la Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (FIRMO), l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR Onlus) e l’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione.
Quello che hanno evidenziato, auspicando un tempestivo cambio di rotta, è la drastica diminuzione a partire da marzo 2020, delle terapie destinate al trattamento di patologie varie (ossee, cardiovascolari, reumatologiche, tumorali ecc.). Moltissimi pazienti hanno dovuto sospendere esami e visite mediche a causa della pandemia in corso, e c’è anche chi ha dovuto rinunciare alle cure.
Per non parlare delle lacune nel sistema di distribuzione diretta ospedaliera dei farmaci. Che presentava già problematiche ben prima della pandemia a causa delle notevoli differenze regionali, e che dovendo dare priorità all’emergenza in corso, si è ritrovato ancor più in difficoltà. Tant’è che molte persone hanno dovuto rinunciare a farmaci indispensabili. E di conseguenza terapie basate sul loro impiego sono state interrotte o portate avanti in modo discontinuo, con tutte le conseguenze del caso. Qualcuno si è mobilitato per migliorare la situazione, incluse alcune aziende che si sono rese disponibili per la consegna a domicilio dei farmaci, ma la buona volontà non basta e i medici naturalmente non possono fare miracoli.
CORONAVIRUS: QUATTROCENTOMILA OPERAZIONI CHIRURGICHE SALTATE NEL 2020
Secondo quanto è emerso nel corso del 123esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia, ben 400mila operazioni sono saltate nel corso del 2020 e i ricoveri sono di gran lunga diminuiti rispetto al 2019. Oltre 1,3 milioni in meno. Nel frattempo, per fortuna, si sono riprese le normali attività ma, visti i trascorsi, le liste di attesa si sono allungate a dismisura. Al momento c’è urgente “bisogno di trovare delle soluzioni per poter garantire in tempi brevi l’intervento chirurgico ad ogni paziente”, ha dichiarato il professor Francesco Basile, presidente del Congresso e Direttore di Clinica chirurgica del Policlinico di Catania.
“Dobbiamo recuperare”, ha affermato, “e questo è un momento importante per parlare di tecnologia, per confrontarci tra noi e con le nuove generazioni, reso possibile anche grazie a chi ci è stato accanto: Comune, Regione, Università e tutti coloro che hanno lavorato intensamente per rendere tutto questo possibile”. Di tecnologia ha parlato anche Il Magnifico Rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, affermando che è ora di “guardare al futuro, andare oltre la pandemia e cercare di capire davvero come, con la tecnologia, si possa riuscire ad andare oltre, ad innovare per il bene di tutti.”
Basile ha dichiarato l’urgenza di uno sforzo anche da parte delle istituzioni perché le figure specializzate sono carenti ed è indispensabile, oggi più che mai, “reperire e formare nuovi professionisti”, in modo da sopperire il prima possibile ai ritardi che si sono accumulati durante l’emergenza.
A proposito della campagna vaccinale, Basile ha dichiarato che “ha permesso una ripresa dell’attività di sala operatoria”, sottolineando che “più persone si vaccinano più sarà concreta la possibilità di non dover tornare indietro con le chiusure e la riduzione delle attività cliniche.”
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CORONAVIRUS: TRIPLICATI I MORTI D’INFARTO
In Italia, dall’inizio della pandemia, sono triplicati i morti d’infarto. Numeri che arrivano da uno studio della Sic, Società Italiana di cardiologia, in corso di pubblicazione sulla rivista European Heart Journal. La causa? Infarti non trattati o trattati tardivamente durante il periodo Covid. Rispetto al 2019, ha spiegato Carmen Spaccarotella, co-autrice dello studio, si è registrata “una mortalità tre volte maggiore rispetto allo stesso periodo del 2019, passando al 13.7% dal 4.1 %”.
Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia, ha evidenziato che molti reparti cardiologici sono stati utilizzati, durante la fase di emergenza, per i malati infettivi e per timore del contagio, molti pazienti a rischio hanno ritardato l’accesso in ospedale, arrivando in condizioni sempre più gravi e difficili da curare. E ha aggiunto: “Se questa tendenza dovesse persistere e la rete cardiologica non sarà ripristinata, ora che è passata questa prima fase di emergenza, avremo più morti per infarto che di Covid-19”.
L’ELENCO DELLE MALATTIE PIÙ TRASCURATE
Tra le patologie più trascurate a causa del Covid-19 ci sono quelle cardiovascolari, come ha evidenziato Emanuela Folco, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore. E pensare che rappresentano la prima causa di morte. Altri pazienti “invisibili” sono quelli affetti da malattie reumatologiche, spesso casi cronici e super-bisognosi di terapie adeguate e continuative. Che non possono permettersi di rimanere senza farmaci. Per arrivare poi all’osteoporosi, malattia che può rimanere asintomatica per molto tempo ma che, quando si manifesta, può compromettere significativamente la qualità di vita dei pazienti. Motivo per cui non va presa sotto gamba ma trattata con attenzione.
In realtà, sottolineano le associazioni dei pazienti, i problemi esistevano già sul fronte sanitario per quanto riguarda il trattamento di queste patologie, ma la pandemia in corso ha peggiorato la situazione. Tuttavia, affermano, potrebbe essere l’occasione giusta per ripensare il sistema sanitario e renderlo finalmente adeguato alle esigenze della popolazione, a partire dalle fasce più fragili.
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