
DA BERLINO VINCENZO SAVIGNANO
Ecco la rivoluzione verde, il
nuovo piano energetico del
governo di Berlino, che ha il
suono di un mulino a vento e luccica
come uno specchio al sole. Un
programma ben articolato, che trasformerà
la Germania nel Paese più
rinnovabile d’Europa e forse del
mondo. Un piano che prevede la
rinuncia definitiva e senza appello
al nucleare, investimenti straordinari
nel settore delle energie alternative
e una rivoluzione del mercato
dell’automobile.
La Grüne Revolution che ha coinvolto,
coinvolge e coinvolgerà l’intera
società civile, il mondo politico
ma anche industria e finanza,
ha subito ultimamente un’accelerazione
improvvisa e inattesa. «L’incidente
alla centrale di Fukushima
in Giappone ha cambiato l’idea sul
nucleare di molti tedeschi e anche
la mia e sicuramente non la ricambierò
di nuovo». Con queste inequivocabili
parole la cancelliera
Angela Merkel, nel corso dell’ultimo
incontro con la stampa estera,
ha dato il suo addio all’atomo. Un
commiato che durerà altri dieci anni:
massimo entro il 2022 tutti i reattori
tedeschi saranno staccati dalla
rete elettrica, l’annuncio ufficiale
sarà dato dalla stessa Merkel nei
prossimi giorni, poi all’inizio di luglio
il Bundestag approverà la nuova
legge (Atomgesetz) in cui si stabiliranno
definitivamente i tempi
e le modalità d’uscita dal nucleare.
Finirà per sempre nel cassetto il
piano del settembre 2010 che si
prefiggeva il prolungamento del ciclo
di vita operativo di tutti i 17 reattori
tedeschi per una media di 12
anni. Quattro, i più vecchi, chiuderanno
subito poi a seguire tutti gli
altri, senza alcun ripensamento,
«perché la Germania ha le capacità
tecnologiche ed economiche per
rinunciare al nucleare», ha aggiunto
la Merkel alcuni giorni fa, presenziando
all’inaugurazione sulla
costa del Meclemburgo-Pomerania
del parco eolico Balt1 che, grazie
ai suoi 21 generatori, provvederà
al fabbisogno energetico di
più di mezzo milione di famiglie.
La cancelliera ha colto l’occasione
anche per annunciare un ulteriore
investimento da parte del governo
di cinque miliardi di euro nel settore
delle rinnovabili. L’obiettivo
minimo del nuovo piano è di ottenere
entro il 2030, massimo 2040,
il 50% del fabbisogno energetico esclusivamente
da fonti alternative.
Oggi, secondo gli ultimi dati forniti
dal ministero dell’Ambiente di
Berlino, la percentuale di energia
rinnovabile sul totale prodotto ha
toccato circa il 17% del consumo
di energia primaria. Di questo, il
6,2% è costituito dal vento, il 5,6%
dalle biomasse, il 3,2% dall’idroelettrico
e il 2% dal solare. Il governo
tedesco calcola di poter raggiungere
quota 30% entro il 2020.
Altri organi legati all’esecutivo sono
dell’avviso che, se il trend sarà
mantenuto, tra meno di quarant’anni
l’intero Paese potrà approvvigionarsi
senza l’uso di fonti
convenzionali, liberandosi cioè del
carbone, che oggi contribuisce ancora
per circa il 43%
del totale, del gas
naturale (14%) e ovviamente
del nucleare
(22%).
La rinuncia in dieci
anni all’energia atomica
costringerà,
tuttavia, la Germania
a mantenere inalterata
più a lungo
la percentuale riconducibile al
carbone. Il governo intenderebbe
erogare i sussidi per le miniere, ormai
fuori mercato, fino al 2018. Il ricorso
al carbone, per
rimpiazzare il nucleare,
potrebbe determinare
però un aumento delle
emissioni di CO2 nell’atmosfera,
ma il governo
di Berlino ha già pronta
la contromossa: ridurre
drasticamente l’emissione
di gas nocivi delle automobili.
«Entro il 2020
in Germania circoleranno
più di un milione di
auto elettriche e ibride,
3 milioni entro il 2030»,
è l’ulteriore sfida verde
lanciata dalla Merkel,
dopo una riunione, svoltasi
al cancellierato di
Berlino, con i vertici delle
principali case automobilistiche
tedesche.
La cancelliera è ormai
convinta: l’unica strada
percorribile è la rivoluzione
verde che, in
realtà, non è una mossa
a sorpresa, bensì un processo
ben radicato nella
società civile della Germania e anche
nella carriera politica dell’attuale
capo di governo.
Tutto iniziò, infatti, nei primi anni
’90 quando il cancelliere Helmut
Kohl affidò al suo ministro dell’Ambiente,
tale Angela Merkel, un
piano pionieristico e senza dubbio
lungimirante: investire soldi pubblici
per lo sviluppo
della tecnologia
eolica e solare. Nelle
verdi vallate tedesche
iniziarono a
spuntare le prime
pale eoliche, contemporaneamente
scattò il «programma
100mila tetti»,
ossia il numero di
abitazioni private in grado di alimentarsi
autonomamente grazie
ai pannelli solari. Nel 1999 Schröder
portò avanti il piano Kohl, varando
il provvedimento per lo sviluppo
delle energie rinnovabili
(Eeg-Gesetz).
Oggi la Germania è con la Cina il
principale esportatore mondiale
di tecnologia fotovoltaica e solare.
Nell’ultimo decennio ha vissuto
un vero e proprio boom il settore
dell’eolico, con la realizzazione
dei primi impianti off-shore
sfruttando le distese marine del
Baltico e del Mare del Nord. Quindici
turbine sono già attive dalla
metà del 2009, 45 km a nord dell’isola
di Borkum. Altre 1.500 saranno
inaugurate nei prossimi anni.
Grande rilevanza hanno comunque
rivestito finora gli impianti
on-shore concentrati tra
Bassa Sassonia, Brandeburgo,
Sassonia-Anhalt, Schleswig-Holstein
e Meclemburgo-Pomerania
anteriore. Stando ai piani dell’esecutivo
tra il 2025 e il 2030 l’eolico
off-shoredovrebbe invece arrivare
e costituire circa il 15% del
consumo primario di energia,
mentre quello sulla terraferma aggirarsi
intorno al 10%.
il politologo
Vincenzo Savignano
«La prospettiva ambientalista della Cdu
può portare a una coalizione con i Verdi»
DA BERLINO
Ecologismo ed antinuclearismo
sono idee radicatesi nella società
civile tedesca, grazie anche al
partito dei Verdi, realtà unica in tutta Europa
e che probabilmente svolgeranno il ruolo di
ago della bilancia degli equilibri politici alle
prossime elezioni federali nel
2013».
È il pensiero di Oskar Niedermayer,
noto politologo tedesco,
professore di scienze politiche
alla Freie Universität di Berlino.
Secondo gli ultimi sondaggi se
si votasse oggi il partito dei Verdi
otterrebbe il 25% delle preferenze,
diventando il secondo
partito.
Si può affermare che la rivoluzione
verde in Germania sta riguardando
anche la politica tedesca?
I Grünen negli ultimi anni hanno
raccolto sempre più consensi
soprattutto nell’elettorato
moderato di sinistra, sfruttando
a loro vantaggio la crisi
d’identità dei socialdemocratici
ancora privi di un vero leader,
ma anche le indecisioni e
le contraddizioni del governo democristiano-
liberale. Poi va aggiunto l’elemento emotivo
che in politica è una variabile importante:
subito dopo l’incidente di Fukushima, si
sono tenute due elezioni regionali nel Baden-
Württemberg e Renania Palatinato in cui
hanno trionfato i Verdi. Oggi in Germania due
tedeschi su tre pretendono la chiusura immediata
di tutte le centrali nucleari.
Alcuni osservatori politici non hanno escluso
la possibilità che la Germania dal 2013
possa avere addirittura un cancelliere Verde.
Escluderei questa ipotesi. Resto dell’idea che
i Grünen non sono un partito di massa come
Cdu ed Spd, le due vere anime della politica
tedesca. Da qui a due anni credo che i Verdi
scenderanno al 15 per cento, non avranno
quindi quel consenso popolare per ottenere
la poltrona del cancelliere, ma senza dubbio
resteranno una realtà importante che potrà
aspirare ad entrare nel prossimo governo.
Quindi la Germania probabilmente sarà di
nuovo guidata da un esecutivo rosso-verde?
Anche qui ho le mie riserve. Non so se Spd e
Verdi nel 2013 avranno i numeri
per formare una coalizione
solida soprattutto perché i socialdemocratici
non hanno ancora
trovato un leader in grado
di raccogliere la pesante eredità
di Schröder e un allargamento
alla sinistra radicale della Linke
potrebbe essere controproducente
per i programmi dei due
partiti.
Si potrebbe quindi realizzare una
coalizione di governo che fino
a poco tempo fa sembrava
pura utopia politica.
Un’alleanza tra i democristiani
della Merkel e i Verdi non è utopia.
Questa coalizione si è già
realizzata, seppur con esiti negativi,
nella città Land di Amburgo.
Finora il grande ostacolo
era proprio la politica energetica.
La Cdu con i liberali della
Fdp era la principale sostenitrice del nucleare
ora la Merkel è pronta a rinnegare l’atomo,
quindi ci potrebbe essere un avvicinamento
tra cristiano-democratici e Grünen.
Inoltre, a mio modo di vedere, i Verdi su alcuni
temi sociali ed economici hanno posizioni
più conservatrici rispetto alla Spd, con
cui tra l’altro la Merkel ha governato per cinque
anni nella Große Koalition.
La Merkel è quindi pronta a sfruttare la rivoluzione
verde a suo vantaggio, per restare
alla guida del Paese?
Senza dubbio la Merkel ha compreso che l’elettorato
tedesco si aspetta dal prossimo governo
una svolta in molti settori, in particolare
in quello energetico.