Annalisa Di Benedetto e Ginevra Zanoli erano due studentesse fuorisede che a Milano si scontravano con il problema del carovita. Amplificato anche da quella risposta standard che le due ragazze ricevevano nei negozi, ogni volta che provavano a riparare qualcosa: “Guardi che le conviene acquistarla nuova…”. Una volta cresciute, Annalisa e Ginevra sono riuscite, con un terzo socio, Sandro Forti, esperto nella riparazione delle biciclette, a creare un piccolo tempio dell’economia circolare a Milano. Si chiama ConservaMi, una maxi officina per riparare diverse tipologie di oggetti, nata nello storico quartiere del Giambellino, e poi trasferita nell’attuale sede, al “Nama”, il Nuovo anfiteatro Martesana, nella zona Nord di Milano.
ConservaMi ha diversi spazi, ognuno dedicato a un settore: sartoria, falegnameria, laboratorio per riparare piccoli elettrodomestici, ciclofficina. I soci pagano una tessera annuale di 10 euro, e possono riparare qualsiasi cosa, aiutati da un tutor, ovvero un volontario che accompagna la sistemazione dell’oggetto da aggiustare. Insegnando così il metodo della riparazione, che abbiamo dimenticato, rassegnati a essere risucchiati dalla logica commerciale dell’usa-e-getta. Ognuno, una volta conclusa la riparazione può decidere di fare, liberamente, una donazione all’associazione.
L’invenzione di Ginevra, operatrice sociale, e Annalisa, insegnante di scuola elementare, non è utile soltanto perché riduce gli sprechi di oggetti ancora utili che però, solo per un difetto o un guasto vengono abbandonati, e per il fatto che fa risparmiare molti soldi, evitando acquisti inutili. Attorno a ConservaMi, che viene definita “un’attrezzeria” per gli attrezzi che mette a disposizione dei visitatori per procedere con le riparazioni, si è creata una vera comunità di persone che condividono un nuovo stile di vita, più sobrio, più leggero e più appagante. Con uno straordinario scambio di competenze, all’interno della comunità, di persone che imparando a riparare oggetti riescono anche a migliorare, e forse aggiustare, le loro vite.
Fonte immagini: Facebook/Conserva.Mi
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