Ci sono molti manuali, spesso inutili e pleonastici, su che cosa possiamo fare, a partire dalle piccole cose, per essere felici. O almeno per raggiungere una sensazione che si avvicini allo stato di grazia della felicità. Anche noi ne abbiamo parlato in diverse occasioni, ricordando che la felicità è imprevedibile, e comunque è un obiettivo più facile da raggiungere di quanto si possa immaginare, specie se le aspettative non sono esagerate. Ma, a prescindere dai consigli, quali sono le conquiste che noi stessi consideriamo come un pezzo della felicità? A che cosa puntiamo quando pensiamo a ciò che possa davvero migliorare la nostra vita? Da qui sono partiti alcuni studiosi americani che hanno indagato sulle percezioni delle persone che tendono alla conquista della felicità. E le scoperte sono state davvero interessanti, in quanto nella gerarchia dei traguardi non ci sono sempre e soltanto beni materiali, a cominciare dal denaro, ma beni immateriali, dei quali sentiamo sempre più la necessità per toccare il tetto della felicità. Come le relazioni con gli altri, i rapporti che ci legano in famiglia, ai compagni di lavoro, agli amici. A tutti coloro con i quali amiamo condividere qualcosa.
Felicità e benessere
Stando ai risultati dello studio percezione della felicità sta cambiando. Al primo posto, per essere felici, mettiamo la sicurezza economica. Ovvero, la possibilità di non perdere il benessere, restando senza lavoro o con stipendi insufficienti rispetto al costo della vita, e semmai di consolidarlo. D’altra parte circa la metà degli italiani è convinto, per esempio, che i propri figli avranno un tenore di vita inferiore a quello dei genitori. L’inverso di questa paura di regredire si traduce in sicurezza, e porta la felicità. Che non corrisponde, ed è un’altra novità della ricerca, necessariamente al denaro, ai soldi. Anzi, il 76 per cento degli interpellati ritiene che non sia il denaro a procurare la vera felicità.
Felicità e vita semplice
Al secondo posto nella scala delle percezioni per essere felici ci sono le risate con se stessi o con le persone che ci circondano. Qui la felicità si collega alla qualità delle nostre relazioni, alla capacità di non essere soli e depressi, a una voglia sempre più consolidata di leggerezza. Infine, al terzo posto della classifica c’è una domanda di vita semplice, fatta di piccole ma preziose cose: una casa dignitosa, il numero di oggetti giusti che servono, le camminate in compagnia. Un’alchimia della vita, insomma. E mi vengono in mente le belle parole della scrittrice Marguerite Yourcenar nel suo libro Le memorie di Adriano: «La felicità è un capolavoro». E ognuno di noi può firmarlo con le proprie mani.
Felicità e buone relazioni
La conferma della centralità delle buone relazioni in una vita tendenzialmente felice arriva da una ricerca che l’università di Harvard conduce dal 1938 per monitorare il modo in cui le persone si realizzano. La conclusione alla quale è arrivato il team guidato da Robert Waldinger è perentoria quanto chiara: le buone relazioni garantiscono salute e felicità. La cosa importante è saperle coltivare, a partire dall’amicizia. E non cadere nella trappola della solitudine, che spesso è alimentata dal fatto che non mettiamo i legami umani al primo posto dei nostri obiettivi di vita e restiamo prigionieri dell’universo di Internet e di televisione e radio. Tra l’altro, l’esigenza di costruire buone relazioni è molto aumentata dopo il lungo periodo di lockdown.
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