Più efficienza, meno rinnovabili e ponti d’oro al nucleare. E’ questo in sintesi il messaggio che Confindustria manda al governo sulla scia delle polemiche rilanciate nei giorni scorsi prima dal Gestore dei servizi energetici e poi dall’Authority per l’energia sui presunti costi eccessivi degli incentivi all’elettricità pulita e in particolare al fotovoltaico. "Siamo dell’idea che il Paese debba investire in fonti rinnovabili ma su questo tema ci deve essere una graduale riduzione degli incentivi che sono tra i più alti d’Europa", precisa la presidente degli industriali Emma Marcegaglia. Nessuna controindicazione invece per le politiche a sostegno dell’efficienza, che l’ultima Finanziaria ha deciso invece di penalizzare riducendo i vantaggi della detrazione del 55% per gli investimenti nella riconversione energetica in edilizia.
"Siamo molto a favore dell’efficienza energetica che è un elemento fondamentale – ha sottolineato Marcegaglia – ma abbiamo fatto uno studio che dice che se noi avessimo mantenuto gli incentivi all’efficienza energetica che erano in piedi fino alla fine del 2010 e che sono stati cancellati oggi in parte noi avremmo potuto aggiungere lo 0,4% di Pil all’anno fino al 2020, creando 800mila nuovi posti di lavoro" senza contare che avrebbero consentito di "risparmiare 3 miliardi di bolletta energetica a fronte di un costo di 1,5 miliari di di euro all’anno".
Un recente studio di Confindustria ha stimato che già oggi "nel nostro paese l’industria della green economy legata all’efficienza energetica rappresenta una quota rilevante del comparto industriale con quasi 400 mila aziende e quasi 3 milioni di occupati".
Oltre alle rinnovabili e all’efficienza energetica, la presidente di Confindustria ha ribadito anche la necessità di "andare avanti sul nucleare". Perché ciò sia possibile, soprattutto all’indomani della recente pronuncia della Consulta a proposito del coinvolgimento delle Regioni, secondo gli industriali occorre però che il governo sia adoperi per modificare il Titolo V della Costituzione in senso "antifederalista", cioè rimettendo la competenza in materia energetica nelle mani dello Stato. Riferendosi all’annuncio di Berlusconi sulla volontà di rivedere i precetti costituzionali sulla libertà d’impresa, Marcegaglia ha chiarito che "la modifica dell’articolo 41 ovviamente è un fatto positivo", ma "aggiungerei che forse è da affiancare anche la modifica del Titolo V per far sì che le grandi opere infrastrutturali energetiche tornino a una decisione nazionale".
Da registrare che sul recente attacco partito da più parti alle rinnovabili sono intervenute oggi le prinicipali associazioni ambientaliste. "Si attaccano gli incentivi alle rinnovabili – scrivono Greenpeace, Legambiente e Wwf in un comunicato congiunto – per favorire il nucleare, quando per anni i soldi sono andati per la maggior parte alle cosiddette "assimilate", cioè ai combustibili fossili e inceneritori". Per questo le tre organizzazioni "esprimono grave preoccupazione per le prese di posizione e strumentalizzazioni di questi giorni promossi dall’Autorità per l’Energia: si tratta di un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che sono vincolanti".