“Quello che pensa la gente? Badateci il meno possibile” Philip Roth

Una carriera con 30 libri, uno più bello dell’altro. E un grande scandalo: il Nobel che non gli hanno mai dato. Roth conosceva e scavava nella profondità dell’animo umano, e nel nostro rapporto con il sesso e con il tempo.

come non dare peso al giudizio degli altri

Durante una lunghissima carriera letteraria Philip Roth, morto a Manhattan a 85 anni, ha pubblicato 30 libri, in tutto il mondo. Nessuno sbagliato, nessuno noioso, nessuno inutile.

Un grandissimo scrittore che ha avuto il merito di farci scoprire nelle viscere e nella sua profondità l’America contemporanea, con uno dei suoi libri più famosi, Pastorale americana, e che ci ha portato, dall’alto dello sguardo della letteratura, nel labirinto dell’intimità dell’uomo. Del suo rapporto, perennemente irrisolto, con il sesso, delle sue passioni, anche malvagie, dell’eterna sovrapposizione, nella stessa persona, del bene e del male. Del tempo che passa e consuma non solo il corpo, ma anche la mente. Nell’era del narcisismo dilagante, dell’abuso dei social che ha rotto qualsiasi filtro alla nostra intimità, del chiacchiericcio a getto continuo ispirato al modello dei talk show televisivi, non dare troppa attenzione a quello che “pensa la gente” non è un gesto di indifferenza o di istintivo senso di superiorità. E’ una forma di autodifesa. leggera ed efficace. E in fondo, prima di Rotk lo diceva già Dante Alighieri, in un celebre verso: <Non ti curar di lor, ma guarda e passa…>.

Proprio l’uso del tempo ha rappresentato una delle costanti nella narrazione di Roth, quel tempo che così spesso ci sfugge e non riusciamo ad afferrare. E quel tempo che lo aveva portato a 80 anni a dare un annuncio sconvolgente: «Mi ritiro, non scriverò più romanzi». Impegno puntualmente mantenuto.

Con l’arrivo della vecchiaia forse il maestro aveva paura di non essere all’altezza dell’autore che ha fatto sognare intere generazioni di lettori in tutto il mondo. E così Roth ha dedicato l’ultima parte della sua vita all’osservazione pura, alla lettura (in particolare gli piacevano le biografie), al cinema, del quale era molto competente.

In questo periodo abbiamo visto, nel silenzio della sua auto-scomparsa, un Roth pensieroso, che ci ha lasciato alcuni spunti di riflessione al confine della filosofia. La sua leggerezza lo ha portato, per esempio, a scolpire in questa frase la risposta più efficace e anche più adeguata al cicaleccio della gente che vuole sempre dire l’ultima parola. «Quello che pensa la gente? Badateci il meno possibile» diceva Roth. E questa riflessione non si applicava solo rispetto a chi utilizza la maldicenza come strumento per demolire il prossimo, ma anche a chi tanto si affatica per apparire, per conquistare empatia, tra la gente appunto, dimenticando l’essere e lasciandosi travolgere dalla spirale del narcisismo.

Un’ultima considerazione: il Premio Nobel è stato travolto dagli scandali sessuali, tanto che l’edizione 2018 non è stata assegnata. Ma lo scandalo maggiore in questi ultimi anni è stato uno solo: non assegnare il Nobel della Letteratura a Philip Roth. Nessuno lo meritava più di lui.

(Fonte immagine di copertina: Facebook)

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