Il grande circo degli chef stellati demoliti da un onesto critico di cucina

In un libro imperdibile, Valerio Massimo Visintin smaschera la fuffa dei cuochi che fanno i guru dovunque, e spesso cucinano molto male. Bottura si sente Andy Warhol. Leeman benedice l'acqua nella pentola. Vissani è un esperto di prostituzione minorile. Cracco un divo del nulla...

CHEF STELLATI ITALIANI –

Chi ama davvero la cucina sana e genuina, chi vuole capire qualcosa di autentico sulla ristorazione in Italia, chi rimpiange il vecchio e onesto oste che ha accompagnato generazioni di uomini e donne verso la buona tavola, non può perdere il libro Cuochi sull’orlo di una crisi di nervi (edizioni Terre di mezzo) scritto dal giornalista Valerio Massimo Visintin.

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CUOCHI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI –

Visintin, che ha un seguitissimo blog sul Corriere della Sera, smaschera con una scrittura surreale, in punta di penna e di ironia, il grande circo degli chef stellati. E la fuffa sottostante che vede coinvolti, come complici e sodali, improbabili blogger, giornalisti che diventano ossequiosi per una merenda o un piatto di lenticchie, critici senza né senso critico né autonomia di pensiero e di giudizio. Alcuni racconti sono davvero esilaranti. Come lo chef Massimo Allevi Bottura che parla come un evangelista, mitraglia migliaia di interviste sulla cucina imbottite di luoghi comuni e di frasi standard. Come tanti suoi colleghi in tv, nei convegni, nei meeting, nelle fiere, nei summit aziendali ispirate alla cucina italiana, taroccata e sfregiata in mille modi e con una montagna di soldi che girano nel circo degli chef.

GLI SPRECHI DELLA CUCINA DEGLI CHEF STELLATI –

Così è sempre Bottura a chiamare in causa Andy Warhol (nientemeno!), mentre Davide Scabin mette in relazione i suoi disegni gastronomici con la successione di Fibonacci, Pietro Leemann benedice l’acqua prima di toccare la pentola. Ecco, dietro le cucine dei grandi chef stellati, lo spreco e lo scandalo del lavoro nero, di cuochi (questi veri e autentici) che lavorano 15 ore al giorno per il capo, con contratti precari e talvolta anche in nero. Ed ecco i conti stellari, come gli chef, per una cucina spesso finta, priva di anima e di passione: il contrario di come viene presentata.

Se poi uno chef perde una stella, apriti cielo! Davide Scabin, al quale è stata tolta la doppia stella, si è sentito tradito e pugnalato, e ha fatto in modo che i social fossero invasi dall’indignazione per la sua retrocessione. Intanto, stando a quello scrive nel libro Visintin, il ristorante di Scabin deve pagare 230mila euro di affitto al Museo di Arte Contemporanea.

Per non parlare dell’onnipresente Gianfranco Vissani che pontifica in tv su tutto, compresa la prostituzione minorile (dicendo autentiche stupidaggini, come questa: <Sono le minorenni che fanno le stupide…>) o di altro guru del nulla, Carlo Cracco, che accoglie il suo pubblico facendo finta di leggere un giornaletto culturale.

IL LIBRO DI VALERIO MASSIMO VISINTIN –

Nel libro di Visintin, in questa vera orgia di chef e cucina taroccati, e smascherati da uno che il critico lo fa sul serio, andando a mangiare nei ristoranti da un quarto di secolo sempre in incognito, non mancano i fendenti ai falsi miti della cucina italiana. Come l’Eataly di Oscar Farinetti, altro guru del food made in Italia che in pullover e in tv pontifica su tutto, dove i prezzi sono alto, la genuinità artigianale spesso è solo retorica, la cucina provata da Visintin assolutamente scadente. Quasi peggio di quella di Expo a Milano, dove, tanto per essere chiari, secondo Visintin <i ristornati non erano ristoranti, ma solo cucine da campo lasciate nelle mani di un popolo di avventizi>.

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