Massimo Vacchetta: il veterinario che salva i ricci
Ha creato il Centro Recupero Ricci a Novello, in provincia di Cuneo. Si chiama «La Ninna», dal nome del primo riccio salvato. Dopo, negli anni, ne sono arrivati altri 3.500.
Massimo Vacchetta è un medico veterinario diventato popolarissimo grazie allo straordinario lavoro che fa, con la sua squadra professionale, per assistere, curare e salvare i ricci feriti, per poi rimetterli in libertà. La sua vita professionale è divisa in due parti. Nella prima, Vacchetta, 57 anni, ha il suo studio, e la sua attività si concentra nel fare partorire i bovini delle Langhe. Il lavoro va a gonfie vele, fino a quando un giorno Massimo, mentre sostituisce un collega malato, apre una scatola e trova un riccio selvatico che piange. È appena nato, pesa 25 grammi, e ha bisogno di cure immediate per non morire.
Il salvataggio riesce, ma da quel momento Massimo non ha più voglia di una vita ordinaria da veterinario di provincia. Pensa in grande e si concentra sui ricci, animali selvatici, spesso vittime dei pesticidi e della mano dell’uomo: nel 2014 apre il primo Centro Recupero Ricci a Novello, in provincia di Cuneo, e lo chiama «La Ninna», in onore del primo riccio salvato dalla mano di Vacchetta.
Il Centro Ricci, guidato da Vacchetta, funziona a pieno regime grazie a un gruppo di sette dipendenti e alcuni generosi volontari. Dal 2014 qui sono stati recuperati, curati e rimessi in libertà 3.500 ricci selvatici. I ricci hanno un’importanza vitale negli ecosistemi marini, in quanto si nutrono di alghe presenti sul substrato roccioso ad una profondità compresa tra la superficie e circa 80 metri. Non a caso, il riccio viene classificato tra gli erbivori(ograzers) più efficienti presenti nell’ecosistema. Può vivere fino a 7-10 anni, ma oggi difficilmente supera i 3 anni di età, anche per colpa della crisi climatica: le temperature troppo elevate provocano delle stragi per shock termico e disidratazione.
Sebbene siano presenti nel pianeta da ben 15 milioni di anni, cioè prima dell’arrivo dell’Homo Sapiens, da alcuni anni i ricci sono una specie sempre più a rischio: l’Unione Internazionale per laConservazione della Natura ha segnalato in Europa un calo dei ricci dal 16 al 33 per cento negli ultimi 10 anni e li ha inseriti nella lista dei mammiferi la cui sopravvivenza è in pericolo.
Il Centro Recupero Ricci ha una pagina Facebook seguitissima (ci sono quasi 270 mila follower), dove il team di Vacchetta aggiorna l’attività e i salvataggi. E allarga gli orizzonti anche verso altri animali da proteggere e da curare. Allo stesso tempo, il veterinario che faceva partorire i bovini, è diventato uno scrittore molto letto. Il suo primo libro, 25 grammi di felicità, dove racconta la storia di Ninna, è stato tradotto in 14 lingue, mentre nell’ultimo libro, Raccontami qualcosa di bello (edizioni Sperling e Kupfer), si raccontano storie di ricci e del salvataggio della delfina Kasya, avvenuto durante il periodo della pandemia.
I ricci, ricordiamolo, non possono essere tenuti in casa: è illegale. Eppure su Internet circolano molti filmati e fotografie di ricci addomesticati. E vanno curati, trattandosi di animali molto delicati, con un corpo tra i 25 e i 27 centimetri. Nel Canton Ticino è stata fondata l’associazione Amici dei ricci che si occupa della tutela di questo speciale animale. E gestisce un ospedale dei ricci nel comune di Maggia, dove vengono ricoverati, in media, circa 400 ricci all’anno. Schiacciati da un’auto, colpiti dalla falce di un tagliaerba, o dai morsi di un cane da guardia.
Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Centro Recupero Ricci «La Ninna»