La Ninna: il Centro per il recupero dei ricci selvatici

Ha creato il Centro Recupero Ricci a Novello, in provincia di Cuneo. Si chiama «La Ninna», dal nome del primo riccio salvato. Un caso che ha cambiato la vita di Vacchetta

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Massimo Vacchetta è un medico veterinario, con una vita professionale divisa in due parti. Nella prima ha il suo studio, e la sua attività si concentra nel fare partorire i bovini delle Langhe. Il lavoro va a gonfie vele, fino a quando un giorno Massimo, mentre sostituisce un collega malato, apre una scatola e trova un riccio selvatico che piange. È appena nato, pesa 25 grammi, e ha bisogno di cure immediate per non morire.

Il salvataggio riesce, ma da quel momento Massimo non ha più voglia di una vita ordinaria da veterinario di provincia. Pensa in grande e si concentra sui ricci, animali selvatici, spesso vittime dei pesticidi e della mano dell’uomo: apre il primo Centro Recupero Ricci a Novello, in provincia di Cuneo, e lo chiama «La Ninna», in onore del primo riccio salvato dalla mano di Vacchetta.

Il Centro Ricci, guidato da Vacchetta, funziona a pieno regime grazie a un gruppo di generosi volontari. E in dieci anni qui sono stati recuperati, curati e rimessi in libertà migliaia di ricci selvatici. i ricci, ricordiamolo, hanno un’importanza vitale negli ecosistemi marini, in quanto si nutrono di alghe presenti sul substrato roccioso ad una profondità compresa tra la superficie e circa 80 metri, e consentono la conservazione dell’equilibrio del sistema marino. Non a caso, il riccio viene classificato tra gli erbivori (o grazers) più efficienti presenti nell’ecosistema marino.

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Il Centro Recupero Ricci ha una pagina Facebook seguitissima (ci sono oltre 250 mila follower), dove il team di Vacchetta aggiorna l’attività e i salvataggi. E allarga gli orizzonti anche verso altri animali da proteggere e da curare. Allo stesso tempo, il veterinario che faceva partorire i bovini è diventato uno scrittore molto letto. Il suo primo libro, 25 grammi di felicità, dove racconta la storia di Ninna, è stato tradotto in 14 lingue, mentre nell’ultimo libro, Raccontami qualcosa di bello (edizioni Sperling e Kupfer), si raccontano storie di ricci e del salvataggio della delfina Kasya, avvenuto in piena pandemia.

la ninna

I ricci non possono essere tenuti in casa: è illegale. E vanno curati, trattandosi di animali molto delicati, con un corpo tra i 25 e i 27 centimetri. Nel Canton Ticino è stata fondata l’associazione Amici dei ricci che si occupa della tutela di questo speciale animale. E gestisce un ospedale dei ricci nel comune di Maggia, dove vengono ricoverati, in media, circa 400 ricci all’anno. Schiacciati da un’auto, colpiti dalla falce di un tagliaerba, o dai morsi di un cane da guardia.
Negli ultimi tre mesi dell’anno, tra ottobre e dicembre, i ricci, che sono diventati una specie in via di estinzione, vanno in letargo. fino alla primavera. Durante questo periodo l’intervento di un veterinario come Vaccarella o la presa in carico in un ospedale, come quello di Maggia, risultano decisivi. Il cuore dei ricci al momento di andare in letargo, infatti, rallenta, e si riducono respiro e temperatura corporea. Prima del letargo, infine, i ricci cuccioli possono essere sottopeso, meno di 400 grammi, e vanno immediatamente curati.

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Centro Recupero Ricci «La Ninna»

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