Massimo, il veterinario che salva i ricci selvatici

Ha creato il Centro Recupero Ricci a Novello, in provincia di Cuneo. Si chiama «La Ninna», dal nome del primo riccio salvato. Un caso che ha cambiato la vita di Vacchetta

Massimo Vacchetta è un medico veterinario, con una vita professionale divisa in due parti. Nella prima ha il suo studio, e la sua attività si concentra nel fare partorire i bovini delle Langhe. Il lavoro va a gonfie vele, fino a quando un giorno Massimo, mentre sostituisce un collega malato, apre una scatola e trova un riccio selvatico che piange. È appena nato, pesa 25 grammi, e ha bisogno di cure immediate per non morire.

MASSIMO VACCHETTA

Il salvataggio riesce, ma da quel momento Massimo non ha più voglia di una vita ordinaria da veterinario di provincia. Pensa in grande e si concentra sui ricci, animali selvatici, spesso vittime dei pesticidi e della mano dell’uomo: apre il primo Centro Recupero Ricci a Novello, in provincia di Cuneo, e lo chiama «La Ninna», in onore del primo riccio salvato dalla mano di Vacchetta.

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CENTRO RECUPERO RICCI LA NINNA

Nel Centro Recupero Ricci La Ninna lavorano diversi volontari che si occupano innanzitutto di individuare, curare e poi lasciare liberi i ricci selvatici. I numeri raggiunti finora sono molto interessanti.  Il Centro, in un solo anno, tra il 2020 e il 2021, ha soccorso 1.500 ricci, dei quali 900 sono stati curati e, una volta guariti, liberati, mentre 300 sono ancora in degenza.

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PAGINA FACEBOOK CENTRO RECUPERO RICCI

Il Centro Recupero Ricci ha una pagina Facebook seguitissima (ci sono oltre 200 mila follower), dove il team di Vacchetta aggiorna l’attività e i salvataggi. E allarga gli orizzonti anche verso altri animali da proteggere e da curare. Allo stesso tempo, il veterinario che faceva partorire i bovini è diventato uno scrittore molto letto. Il suo primo libro, 25 grammi di felicità, dove racconta la storia di Ninna, è stato tradotto in 14 lingue, mentre nell’ultimo libro, Raccontami qualcosa di bello (edizioni Sperling e Kupfer), si raccontano storie di ricci e del salvataggio della delfina Kasya, avvenuto in piena pandemia.

OSPEDALE DEI RICCI

I ricci non possono essere tenuti in casa: è illegale. E vanno curati, trattandosi di animali molto delicati, con un corpo tra i 25 e i 27 centimetri. Nel Canton Ticino è stata fondata l’associazione Amici dei ricci che si occupa della tutela di questo speciale animale. E gestisce un ospedale dei ricci nel comune di Maggia, dove vengono ricoverati, in media, circa 400 ricci all’anno. Schiacciati da un’auto, colpiti dalla falce di un tagliaerba, o dai morsi di un cane da guardia.

I RICCI IN LETARGO

Negli ultimi tre mesi dell’anno, tra ottobre e dicembre, i ricci, che sono diventati una specie in via di estinzione, vanno in letargo. fino alla primavera. Durante questo periodo l’intervento di un veterinario come Vaccarella o la presa in carico in un ospedale, come quello di Maggia, risultano decisivi. Il cuore dei ricci al momento di andare in letargo, infatti, rallenta, e si riducono respiro e temperatura corporea. Prima del letargo, infine, i ricci cuccioli possono essere sottopeso, meno di 400 grammi, e vanno immediatamente curati.

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Centro Recupero Ricci «La Ninna»

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