Ospedale del riccio: un’associazione di volontari in Svizzera

Ne curano oltre 400 all'anno. Travolti dalle auto o addentati da un cane da guardia. Il riccio non si può tenere in casa

centro di cura per ricci
I ricci sono piccoli mammiferi, meravigliosi per la loro bellezza e per la loro unicità, che però corrono ogni giorno grandi rischi. Per esempio, quando escono dalle aree boschive, dopo la giornata di letargo diurno nella loro tana, e si avventurano in zone poco conosciute. Al buio. Dove sono investiti dalle automobili, con il piccolo corpo (25-27 centimetri) schiacciato da una vettura.
Uno spreco enorme, contro il quale combatte l’Associazione Amici del Riccio, fondata in Svizzera, nel Canton Ticino, da Alex Andina con la moglie Elsa Homann-Perini. Una coppia d’oro, capace in quasi vent’anni di attività di salvare finora circa 5mila ricci

CENTRO DI CURA PER RICCI

L’ospedale dei ricci si trova nel piccolo comune di Maggia, perla incontaminata e fiabesca nella vallata che porta lo stesso nome, una delle più belle valli svizzere che si estendono tra il Lago Maggiore e le Alpi Lepontine. Duemilacinquecento abitanti e una clinica particolare, aperta da un ingegnere areonautico in pensione e un’infermiera professionale. I pazienti? Piccoli mammiferi spinosi di piccole dimensioni, che molto, troppo spesso, finiscono investiti dalle auto, feriti dai tagliaerba o morsi dai cani da guardia.
Tra le mani di Alex ed Elsa passano circa 400 ricci l’anno, non solo da tutta la Svizzera ma anche dalla confinante Italia:  da Roma, Bologna o Genova per portare soccorso e aiuto a una specie protetta, ma con una popolazione in costante diminuzione.
centro di cura per ricci
I piccoli amici ospiti della clinica dei ricci

OSPEDALE DEI RICCI

Assolutamente vietato tenere ricci in casa come animali da affezione. Nonostante l’aspetto carino e dolce i ricci non sono fatti per gli ambienti domestici, nemmeno in caso di giardini o ampi spazi verdi. Per questo il Centro di Cura per Ricci dopo il ricovero li lascia liberi nel loro habitat naturale. A volte, il ricovero e le cure possono durare un’intera stagione, come nel caso dell’inverno, che per questi piccoli insettivori può diventare rigido e duro da affrontare. I periodi più critici, infatti, sono i mesi post letargo, circa aprile-maggio, in cui i ricci corrono più rischi di essere feriti o traumatizzati per via della ripresa lenta della normale attività fisiologica, o quelli invernali, soprattutto per i cuccioli nati tra maggio e ottobre. Spesso, infatti, nascono troppo sottopeso, fragili o deboli per poter sopravvivere senza l’aiuto dei volontari, circa 50 famiglie, che se ne occupano. I piccoli feriti o ammalati spesso sono abbandonati dalle madri, in letargo, e vengono curati e allevati per poi essere liberati in primavera.

CENTRO RECUPERO RICCI

Attualmente i pazienti di Alex ed Elsa sono un’ottantina, e nella clinica continuano ad arrivare questi piccoli animaletti dotati di circa 6000 aculei. Vittime, come spesso accade, dei mutamenti del loro habitat naturale a causa dell’uomo, che li costringe a spingersi sempre più in prossimità delle strade, pericolose, o delle abitazioni.
Questa fantastica realtà svizzera può essere emulata: a Novello, in provincia di Cuneo, c’è il Centro Recupero Ricci “La Ninna”, un centro recupero animali selvatici che è un’eccellenza italiana. Sia nella clinica di Alex Andina che nel centro gestito da veterinari a titolo volontario ogni riccio ha un nome. Un modo per sottolineare l’affetto e l’attenzione che tutti e tutte mettono in questa missione.

centro di cura per ricci
La piccola Rosa, paziente della clinica
Potrebbe capitarci di imbatterci in piccoli ricci durante i tragitti in auto o nelle nostre passeggiate in campagna o montagna. O addirittura nei giardini di casa nostra, dove spesso si spingono in cerca di cibo. Per tutelare questi piccoli amici i consigli sono semplici: prima di tagliare l’erba, per esempio, fate un po’ di rumore in prossimità dei cespugli, e aspettate qualche minuto, così darete loro la possibilità di spostarsi, eventualmente, poiché le ferite da tagliaerba sono spesso mortali. In auto, soprattutto di notte, se guidate in strade di campagna non andate troppo veloce in modo da poterli schivare con facilità. Sappiate che possono venire paralizzati dai fari, quindi abbiate pazienza. E se dovessimo imbatterci in un riccio già traumatizzato o ferito, prima di contattare gli appositi centri, possiamo provare a rifocillarlo con dell’acqua e della carne macinata sminuzzata finemente. Niente latte vaccino, però, che per loro è mortale.
(Foto a corredo del testo tratte dalla pagina Facebook dell’Associazione Amici del Riccio)
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