CAUSE ALLUVIONE GENOVA – Dallo scaricabarile siamo passati allo scaricapromesse. Mentre a Genova si consuma l’ennesima tragedia di un Paese dove non si riesce a fare anche la più banale manutenzione del territorio (peraltro in questo caso superfinanziata), la classe politica non fa altro che sfilarsi dalle sue responsabilità. Che sono gravissime. Ricordiamolo: il torrente Bisagno esonda da quasi mezzo secolo (ogni volta con vittime), e dal 2012 dovevano partire i lavori, con 95 milioni di euro stanziati, per la sua messa in sicurezza. Quanto bastava per evitare altre tragedie come quella di questi giorni. Non erano passate neanche poche ore dal disastro, ed ecco l’infernale meccanismo dello scaricabarile mettersi in moto: il ministero dell’Ambiente che accusa il commissariato dei lavori, cioè la regione; la regione che chiama in causa Tar e Consiglio di Stato; giudici che alzano le mani e dicono di non avere fermato i lavori; il sindaco contro tutti, dal governo alla Protezione civile. Risultato, come da prassi: un bel fascicolo aperto in Procura della Repubblica con l’ipotesi di reato di disastro colposo.
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ALLUVIONE GENOVA: POLEMICHE E RISCHI – Adesso i protagonisti del balletto parolaio non cambiano, ma mutano le parti in commedia, mentre sia gli appalti sia i progetti per questo tipo di lavori continuano ad essere scritti con i piedi (da qui la strada aperta ai ricorsi delle ditte che perdono le gare). Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, promette: «Faremo un provvedimento in base al quale un contenzioso su un appalto che riguarda il rischio idrogeologico non può durare più di otto mesi tra il primo e il secondo grado di giudizio». Il presidente della regione Liguria, Claudio Burlando, annuncia: «Farò partire i lavori anche con i ricorsi contro l’appalto in piedi davanti al Consiglio di Stato». Questo accade a Genova, ma in tutta Italia, dove i comuni a rischio sono 6.633 (l’82 per cento del totale), e ci sono 2.650 cantieri, su un totale di 3.395, per opere legate al dissesto idrogeologico che risultano bloccati da veti e contenziosi giudiziari, con finanziamenti disponibili e sprecati di oltre 2 miliardi di euro. Domanda semplice e banale: ma il ministro Galletti e il presidente Burlando non potevano pensarci prima sbloccare i lavori? Bisognava aspettare i morti di Genova?
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