BOTTEGA BUONGIORNO BUONA GENTE
Ci sono storie di fede che diventano amore, dedizione, pratica quotidiana. Come nel caso di Valentina Baldacci, particolarmente devota a San Francesco, che ha deciso di trasformare il suo slancio e la sua fede in un lavoro solidale incarnando l’amore per gli ultimi del suo santo preferito. Nasce così, a Trieste, nel tentativo di ricalcare l’esempio del santo di Assisi, “Buongiorno Buona Gente”, bottega solidale che si chiama come lo speciale saluto che San Francesco rivolgeva tutte le mattine agli abitanti di Poggio Bustone. Passione, sacrificio, impegno e uno speciale sguardo ai progetti di speranza e riscatto: nella sua bottega, infatti, Valentina non vende soltanto alimenti ricercati e di altissima qualità, ma vere e proprie scelte alternative, vite riscattate, sogni che si realizzano.
Dietro alla produzione di oli aromatici, zafferano, vini biologici e dolci ci sono le mani di carcerati, donne vittime di abusi, ex tossicodipendenti, pentiti di mafia o ex affiliati alle criminalità organizzate.
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BUONGIORNO BUONA GENTE TRIESTE
L’idea di una bottega del genere su suolo triestino a Valentina, che era impiegata amministrativa a tempo indeterminato, è venuta durante un viaggio in Sicilia con gli amici.
L’imprenditrice, che appartiene da tempo all’Ordine dei Francescani e ha vissuto una vita a fare del bene, ad allungare una mano per aiutare gli altri, ha visitato Casa Don Puglisi, a Modica, centro polifunzionale intitolata al Beato Giuseppe “Pino” Puglisi, presbitero ucciso dalla mafia nel 1993 per il suo impegno politico e sociale nelle zone più svantaggiate della società siciliana di quegli anni. Casa Don Puglisi è un collettore di esperienze solidali e un posto dove bambini e bambine, mamme e nuclei familiari svantaggiati possano costruire percorsi di ripartenza, ed ha al suo interno anche un laboratorio dolciario e una focacceria.
Sulla scia di questa visita in Valentina è scattata la scintilla che l’ha portata ad aprire la bottega Buongiorno buona gente.
BOTTEGA ECONOMIA CARCERARIA
Da lì ha poi iniziato, in modo del tutto autonomo e da autodidatta, ad accumulare contatti con cooperative, associazioni e case circondariali che portano avanti progetti di economia carceraria. Principali fornitori dell’emporio triestino di Valentina sono realtà carcerarie e cooperative solidali di tutta la penisola, ognuna con le sue peculiarità: dell’istituto Sant’Angelo dei Lombardi di Avellino, dove i prigionieri in stato di semilibertà possono coltivare ortaggi, produrre vino ed olio negli appositi spazi all’interno del carcere, alla pasticceria Giotto dove lavorano i detenuti del carcere di Padova, sotto sorveglianza.
La maggior parte dei fornitori sono del centro-sud, dove Valentina ha contatti e relazioni commerciali soprattutto con Libera Terra e coi terreni confiscati alle mafie dove si producono alimenti biologici e a chilometro zero, ma merita una menzione speciale anche la cooperativa la Fraternità di Rimini.
Valentina, però, non ha intenzione di fermare qui la sua corsa: oltre alla bottega, che gestisce con coraggio da oltre un anno, vuole portare in giro la conoscenza dell’economia carceraria con conferenze e tavole rotonde, perché, fedele alle tre p di San Francesco (pane, parola, poveri) sa bene che per chi ha sbagliato il lavoro significa soltanto una cosa: perdono, e riscatto.
(L’immagine di copertina e quella a corredo del testo provengono dalla pagina Facebook ufficiale di Buongiorno buona gente)
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