Spesa sanitaria, gli italiani pagano il 22 per cento di tasca propria. Servono meno sprechi e più innovazione

Nel 2028 ci saranno oltre 3,5 milioni di ultra 65enni con grave deficit motorio. Il modello di un ospedale di Tel Aviv che ospita 30 start up specializzate in sei aree della medicina. E non solo

I sistemi sanitari sono messi sempre più a dura prova dai cambiamenti sociali degli ultimi decenni. L’allungamento della vita media e il generale invecchiamento della popolazione, soprattutto nei paesi Occidentali, comportano la diffusione di malattie croniche. Un problema che riguarda anche il sistema sanitario italiano: nel 2017 ben 25 milioni di Italiani, quasi il 40% della popolazione, sono stati interessati da malattie croniche. «Le proiezioni effettuate sulla base degli scenari demografici futuri non sono rassicuranti; infatti, nel 2028 le persone con grave deficit motorio tra gli anziani ultra 65enni saliranno a oltre 3,5 milioni e a oltre 4,1 milioni nel 2038, mentre le persone con gravi deficit alla vista, nel 2028, saranno oltre 800 mila e 959 mila nel 2038», si legge nel Rapporto Osservasalute 2018.

TECNOLOGIE PER IL SERVIZIO SANITARIO

In Italia il sistema sanitario associa le difficoltà dovute a questi cambiamenti con quelle che derivano dalla situazione economica. L’ultimo report della Corte dei Conti sullo stato delle finanze della sanità certifica che il nostro Paese spende per la spesa sanitaria meno di tre punti di Pil rispetto a Francia e Germania, una cifra che comunque supera i 115 miliardi di euro e che sfiora, in termini percentuali, il 9% di quello che viene prodotto in Italia. Tuttavia, come evidenziato dal sito il quotidianosanità.it, ad essere particolarmente alta nel nostro Paese è la spesa out of pocket, ovvero le spese mediche effettuate di tasca propria, generalmente per visite specialistiche, un tesoretto da cui sono escluse le spese assicurative pagate direttamente dai privati. In questo caso la media Ue è di circa il 15% mentre in Italia si raggiunge il 22%. Se da un lato, infatti, la crescita dell’importo del ticket ha spinto le famiglie a rivolgersi a strutture private, dall’altro le file e le inefficienze del sistema sanitario e le attese degli ospedali pubblici hanno scoraggiato un grande numero di utenti.

SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA E SALUTE PUBBLICA

Agenda 2030, il documento che fissa gli impegni che il mondo dovrà adempiere entro il prossimo decennio per garantire uno sviluppo sostenibile, individua tra i 17 obbiettivi prioritari (i Sustainable development goals, o Sdg) il goal “Salute e benessere, assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”. Agenda 2030, che è stata firmata da 192 paesi nel Palazzo di vetro delle Nazioni unite a New York il 25 settembre del 2015, sottolinea, infatti, come tra il 2005 e il 2016 solo il 10% dei paesi meno sviluppati è riuscito ad avere un medico ogni 1000 abitanti, mentre mancano anche infermieri e personale ostetrico. Un problema che riguarda anche il nostro Paese. Recentemente l’Ordine dei medici di Bari ha lanciato l’allarme: la Puglia è destinata a perdere nei prossimi anni più di 2600 medici tra specialisti e non, mettendo a dura prova la sostenibilità dell’intero sistema regionale.

TECNOLOGIE PER IL SISTEMA SANITARIO

In questo quadro di scarsità di personale, invecchiamento della popolazione e mancanza di fondi occorre definire strategie nuove. Per esempio, razionalizzare flussi sempre maggiori di persone, costruire banche dati in grado di realizzare i profili dei pazienti per prevedere le patologie più probabili, sviluppando allo stesso tempo terapie personalizzate può rappresentare un’ancora di salvezza per i sistemi sanitari nazionali in tutto il mondo.

NANOTECNOLOGIA E START-UP NEGLI OSPEDALI DEL FUTURO

Nuovi modelli gestionali si stanno imponendo in tutto il mondo. Lo scorso primo ottobre la Northern Care Alliance, l’azienda ospedaliera che gestisce diversi ospedali nel Regno Unito, ha siglato un accordo con il gigante giapponese Hitachi per rendere l’ospedale di Salford completamente digitalizzato. L’obbiettivo della collaborazione è realizzare un sistema intelligente che aiuti a soddisfare le esigenze dei pazienti, fornendo assistenza e liberando il personale dagli adempimenti non clinici. Il nuovo approccio utilizzerà la digitalizzazione e l’automazione per fornire allo staff le informazioni mediche di cui hanno bisogno in modo affidabile e tempestivo in modo ottimizzare il servizio. Il personale sarà, così, in grado di soddisfare meglio le esigenze di tutti gli utenti e di ridurre al minimo gli sprechi e l’attesa. I benefici saranno significativi, spiegano i promotori dell’iniziativa. «Il cambiamento avrà un impatto sul personale di tutta l’organizzazione e sarà positivo» ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda ospedaliera, Raj Jain. Lo strumento che permetterà questa evoluzione sarà un Centro di controllo digitale creato apposta per l’ospedale. Il Centro analizzerà in tempo reale le necessità cliniche, associandole con i problemi di natura economica, come i vincoli delle risorse e la disponibilità dei letti. In questo modo sarà possibile anche organizzare una banca dati che migliori il processo decisionale, sveltisca i processi e riduca i ritardi. Il tutto migliorando l’esperienza del paziente.

RICERCA E OSPEDALI: NON SOLO MEDICINA

La ricerca ospedaliera nel campo delle nanotecnologie è utilizzata come strumento di sostenibilità finanziaria anche dall’ospedale israeliano Sheba Medical Center di Tel Aviv, che ha fatto dell’innovazione un vero e proprio modello. Come riporta un’inchiesta comparsa su Tutto salute, inserto del quotidiano la Stampa, da due anni l’ospedale ospita un campus che attira, oltre che personale medico, anche imprese e ingegneri. Lo scopo di questo “Innovation Center” è cercare di ottimizzare il processo di soluzione dei problemi, stringendo la filiera e incentivando un rapporto continuo tra medici e ricercatori.

Negli ultimi due anni, l’ospedale israeliano è riuscito ad attivare una rete di 20 start-up, che lavorano in sei aree di sviluppo diverse: medicina di precisione, telemedicina, realtà virtuale, Big Data e Intelligenza Artificiale, innovazione chirurgica e riabilitazione. La chiave del successo di questo modello è la rapidità con cui consente di prendere le decisioni: per ogni area a medici e chirurghi si affiancano esperti di diritto e di bioetica, mentre ogni due settimane vengono organizzati incontri in cui è possibile presentare la candidatura per un progetto. Per questa ragione, lo slogan da cui prende il nome il progetto è Accelerare. Riprogettare. Collaborare (Arc).

Grazie alle ricerche attivate nel campus, oggi l’ospedale di Tel Aviv dispone di un centro per la riabilitazione all’avanguardia nel mondo. Ricercatori e medici hanno messo a punto un sistema di realtà virtuale che permette ai pazienti di esercitare le proprie capacità in un ambiente virtuale e sicuro che, tuttavia, imita fedelmente la realtà. Si tratta di una sperimentazione che sta dando i suoi frutti anche in termini di risultati scientifici. È stata pubblicata da poco la ricerca condotta dal dottor Meir Plotnik dell’ospedale israeliano che spiegherebbe come noi umani calcoliamo la gravità quando ci spostiamo: «Usando la tecnologia avanzata della realtà virtuale, dimostriamo che l’esposizione alle inclinazioni di una strada virtuale inducono il paziente a modulazioni dell’andatura in modo coerente con le forze gravitazionali attese (cioè, agendo su un corpo libero), suggerendo quindi che la percezione della gravità sia basata sulla visione».

START UP NEL SETTORE SANITARIO IN ITALIA

Anche nel nostro Paese player pubblici e privati del settore stanno cercando di raccogliere le migliori idee provenienti dalla realtà delle start up. La Bayer, per esempio, ha avviato il G4A Milano, la declinazione italiana di un programma internazionale che offre supporto alle aziende in tutto il mondo. Tuttavia, a questo interesse generale per le nuove tecnologie, non seguono sempre adeguati investimenti.

Un esempio in questo senso è l’intelligenza artificiale: per quanto stia prendendo piede nel sistema sanitario nazionale -spiega la ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano- gli investimenti non decollano, fermandosi a circa sette milioni di euro. A sua volta, l’uso che viene fatto della tecnologia rimane sperimentale. «Per quanto il digitale rappresenti una priorità per le strutture sanitarie italiane, il livello di maturità che emerge dalla fotografia della situazione attuale mostra un quadro ancora disorganico, nonostante una lenta, seppur costante, crescita rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni» commenta Cristina Masella, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. L’adozione delle tecnologie digitali e la loro corretta integrazione consentirebbero, se pienamente sfruttate, di mettere davvero il paziente al centro dell’ecosistema, rendendo più appropriato e sostenibile il suo rapporto con i professionisti sanitari e con il sistema salute, con grande risparmio di tempo e di risorse pubbliche.

COME PROTEGGERE LA NOSTRA SALUTE:

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