Tassa sull’afa: arriva una stangata di almeno 200 euro a famiglia. E nuove carte da firmare …

Tutto nasce da una direttiva europea che impone le verifiche agli impianti di condizionamento. Era proprio necessaria? Sorge il sospetto che qualcuno voglia spingerci ad acquistare nuovi impianti. La protesta della Federconsumatori : È una tassa sull’aria.

TASSA SUI CONDIZIONATORI –

E adesso beccatevi pure la tassa sull’afa. L’Europa dei burocrati, sempre pronta a tartassare i cittadini ed a complicarci la vita, ha previsto, con un specifica direttiva sulle emissioni di anidride carbonica, le verifiche obbligatorie dei condizionatori, e proprio ora che il caldo è torrido arriva la mini-stangata. Duecento euro a famiglia, trecento se gli apparecchi in casa sono più di uno, con allegata la solita coda di nuovi adempimenti burocratici. I libretti, a questo punto, diventano due: uno con le caratteristiche di efficienza e con le prestazioni dell’impianto, l’altro con i timbri e le firme dell’avvenuto controllo. Chi non si adegua, paga una multa da 500 a 3mila euro.

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TASSA SULL’ARIA CONDIZIONATA –

L’Adusbef e la Federconsumatori parlano di “una tassa anche sull’aria”. E fanno presente che potrebbe esserci anche un effetto indotto di aumento dei costi: studi professionali e ristoratori, per esempio, potrebbero arrotondare parcelle e conti al tavolo per ammortizzare le nuove spese sugli impianti di condizionamento. A prescindere dall’etichetta nominale di questo nuovo tributo, sconcertano due aspetti. Il primo è questo: la manutenzione è doverosa, e tra l’altro è nell’interesse dei consumatori. Un apparecchio poco efficiente non solo inquina, ma consuma più energia, e quindi fa salire il costo della bolletta. Ma perché legare la manutenzione, ovvero un atto di buon senso, a una seri di vincoli, di timbri, di certificazioni? Perché, appunto, complicarci una vita già difficile per le varie scadenze fiscali che dobbiamo rispettare? In secondo luogo sorge il sospetto che la decisione di Bruxelles più che ispirarsi a una politica ambientale, per ridurre le emissioni di anidride carbonica, o a un ennesimo intervento di natura fiscale, sia un omaggio alla lobby dei produttori degli impianti, molto ascoltata ai vertici dell’Unione. Con controlli così assidui e incalzanti, diventa più che probabile mettere il consumatore con le spalle al muro. Quando, in sede di verifica obbligatoria, si accerterà che il condizionatore non è particolarmente efficiente e rischia di inquinare più del dovuto, si renderà necessaria la sua sostituzione. Anche qui: potrebbe convenire, ma un conto è lasciare una libertà di scelta , altra cosa è invece è costringere le famiglie, specie di tempi di Grande Crisi, ad affrontare una nuova spesa. Per respirare aria fresca, appunto.

Non a caso il ministero dello Sviluppo, con un zelo che lascia stupiti per la tempestività, è intervenuto sulla vicenda della tassa sull’afa per ricordare che si tratta di una decisione di qualche mese fa, presa in sede europea, due cose vere, e in via di applicazione anche in Italia. Dove, ci ricorda il ministro, sono previste ricche detrazioni fiscali, pari al 65 per cento della spesa, per chi decide di acquistare un nuovo impianto a migliore efficienza energetica. Della serie: invece di pagare la tassa, fate un debito ed acquistate a rate un nuovo condizionatore. Così più che a migliorare l’ambiente, contribuite ad alzare i consumi, la produzione industriale, il prodotto interno lordo, e così via.

RIMEDI NATURALI PER COMBATTERE L’AFA –

Che dire? Di fronte a una tassa di fatto odiosa, ingiusta e di fonte a nuovi obblighi burocratici, e all’induzione all’acquisto di apparecchi per il condizionamento di case e uffici, viene voglia di difenderci con i consigli delle nonne. Ovvero, per rinfrescare l’aria, può bastare creare un corridoio di corrente tra la finestra e la porta delle camere e non tenere aperte le imposte durante il giorno, quando la temperatura è più alta. Magari funziona, e risparmiando 200 euro a famiglia possiamo fare un bel marameo agli esattori di Bruxelles.

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