La tassa sulle bibite gassate riduce l’obesità

Una ricerca americana conferma che la sugar tax è anche uno strumento utile contro l'obesità. Specie quella dei bambini

BIBITE GASSATE

La sugar tax non è solo uno strumento fiscale per aumentare le entrate dello Stato, ma anche una leva efficace per contrastare l’obesità. Specie quella dei bambini. Un recente studio americano ha confermato, dal punto di vista scientifico, questa realtà. A Seattle, dove la sugar tax è stata introdotta già dal 2018, i bambini presentano un indice di massa corporea più basso rispetto ai coetanei di altre città dove non esiste la tassa sulle bibite gassate. E la riduzione è molto significativa nei bambini che erano in sovrappeso, se non obesi, prima dell’introduzione della tassa.La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica JAMA Open Network.

Obesità infantile in Italia

L’Italia, purtroppo, ed è incredibile pensando che siamo la patria della dieta mediterranea e della frutta più buona del mondo, ha una percentuale di bambini obesi, tra i 6 e i 10 anni, da record europeo: il 21 per cento dei maschietti e il 14 per cento delle femminucce. Se poi parliamo di sovrappeso, queste percentuali schizzano al 42 per cento per il sesso maschile e al 38 per cento per il sesso femminile.

Senza allarmismi, ma questa è un’epidemia, che in qualche modo bisogna arrestare, anche perché chi è in sovrappeso da piccolo ha il 60 per cento delle probabilità di restarlo anche da grande. In Europa, per intenderci, soltanto Cipro e la Grecia, hanno valori di diffusione dell’obesità infantile simili ai nostri, mentre in Grecia siamo al 9 per cento per i maschietti e al 6 per cento per le femminucce, e in Danimarca crolliamo al 5 per cento.

Certo: contano stili di vita sbagliati (per esempio troppi bambini accompagnati a scuola in auto e abituati così a fare poco esercizio fisico), il fatto che i più giovani spesso saltano la prima colazione e poi fanno una merenda troppo abbondante, un regime alimentare poco sano. Ma contano anche le bibite gassate, questo è fuori di dubbio. In quanto zuccherine, contenenti cioè dosi importanti di zucchero. Ecco perché di questi prodotti c’è stata, anche in Italia ma in generale nel mondo occidentale, una forte caduta dei consumi negli ultimi 15 anni: proprio per una maggiore consapevolezza, tra gli adulti e non tra i bambini, di alcuni effetti collaterali disastrosi. Ed è in corso, da parte delle aziende produttrici di bibite zuccherate, una riconversione della loro offerta, verso bibite più sane e meno zuccherate.

Quindi, la tassa sulle bibite non è solo un’entrata per lo Stato, utile per il traballante bilancio pubblico, ma è innanzitutto un deterrente per incentivare ciò che Non sprecare chiede sempre. Innovazione dei prodotti e consumi responsabili: due cose sotto il segno della Sostenibilità. L’innovazione significa che le aziende devono sempre più inventare prodotti con meno zuccheri (tra l’altro di migliore sapore) che creano anche meno dipendenze da questo tipo di bevande; il consumo responsabile è quello che dovrebbe impedire a un genitore di consentire ai propri figli di tracannare bibite gassate a tutte le ore del giorno. D’altra parte su questa strada, la cosiddetta sugar tax, si stanno muovendo tutti i paesi, in Europa e in America.

Tassa sulle bibite gassate nel mondo

Una tassa sulle bibite gassate attorno al 20 per cento del costo di ciascun prodotto, è stata chiesta in modo esplicito in un Rapporto firmato dall’Organizzazione Mondiale della Salute, come fondamentale contromisura per contrastare lo spreco per la diffusione dell’obesità e del sovrappeso, uno spreco doppio che comprende la salute di milioni di persone ei costi per i servizi sanitari per queste patologie. Inoltre con una tassa sulle bibite gassate l’Oms intende dare un colpo anche ad altre malattie molto diffuse nel mondo, come il diabete e carie. Di fronte a un appello dell’Oms, abbiamo capito che ci sono due tipi di reazioni. Chi lo applica e chi gira la testa dall’altra parte.

Nel primo gruppo di paesi ci sono la Francia e la Gran Bretagna. Ed è interessante notare che con una tassa di 7,43 euro a ettolitro la Francia incassa, ogni anno, 300 milioni di euro (e i repubblicani hanno già proposto di triplicare la tassa). Capite bene che questi soldi, in tempi di crisi della finanza pubblica, sono molto preziosi, e possono essere utilizzati anche, per esempio, per migliorare i servizi sanitari o per costruire i famosi asili che ci servono come il pane. Il governo inglese conta di portare a casa 450 milioni di euro l’anno dalla tassa sulle bibite gassate. E come pensa di spendere questa bella montagna di soldi? Investendo nei programmi di Educazione fisica nelle scuole, una materia che in Italia è diventata di serie B. La stessa Italia dove, dopo diversi rinvii, la sugar tax dovrebbe entrare in vigore nel 2025.

Photo credit: Popartic / Shutterstock.com

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