Analisi di routine: quando non servono

E' inutile controllare sempre il sangue, se non è richiesto dal medico. Si sprecano soldi e si intasano i laboratori

ANALISI INUTILI DIABETE–

ANALISI DI ROUTINE

Si parla molto di analisi di routine, come se fossero indispensabili per stare in buona salute, prevenire malattie o recidive, controllare il benessere del nostro organismo. In realtà le cose stanno molto diversamente. Facciamo spesso analisi di routine che non servono a nulla, senza consultare il medico, e con uno spreco enorme di soldi, privati e pubblici (una parte di questi costi sono a carico del Servizio Sanitario nazionale). E intasiamo i laboratori di analisi, più o meno come avviene con i Pronto soccorso. 
Prevenire è meglio che curare. Non c’è nulla di più vero e il modo migliore per farlo è sottoporsi a visite e ad analisi di routine. L’importante, però, è non esagerare. Gli esami medici prescritti a cuor leggero rappresentano un inutile spreco al quale è doveroso porre un freno. Per riuscirci è necessario sapere quali analisi è giusto ripetere periodicamente e quali invece è meglio fare quando ce n’è veramente bisogno.

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ESAMI CLINICI INUTILI

Spesso succede che molti esami di routine rimangono immodificati per anni nonostante i passi avanti fatti dalla medicina, soprattutto per coloro che sono afflitti da malattie croniche. La conseguenza di questo mancato aggiornamento è un insensato dispendio di soldi e, soprattutto, l’assenza di risposte al bisogno di salute dei pazienti. La Sid, Società italiana di diabetologia, ha calcolato – in un Position Staement sull’appropriatezza prescrittiva – che sono oltre venti gli esami di laboratorio troppo prescritti nel 2014. Evitarli farebbe risparmiare oltre 50 milioni di euro all’anno. Tra queste ci sono le analisi per: il dosaggio dell’acido urico, gli enzimi epa- tici (Alt, Ast, Ggt), il dosaggio del calcio, quello della vitamina D, ma anche l’esame semplice delle urine o l’emocromo. Per quanto riguarda la glicemia, invece, secondo i diabetologi italiani, non ha senso prescriverla una volta all’anno a un trentenne senza storia familiare di diabete. E anche dopo i 45 anni andrebbe prescritta ogni 3 anni se non ci sono fattori di rischio, come eccesso di peso e familiarità. Bisogna tornare a farla una volta all’anno solo superate le 50 candeline. Secondo l’ente l’allarme non è sovrastimato e per capirlo basta andare ad analizzare i risultati delle analisi in laboratorio: azotemia e urina semplice, ad esempio, non mancano mai e nella maggior parte dei casi non servono realmente.

ANALISI INUTILI DIABETE

Nello specifico, secondo lo studio del Sid, alcuni esami di laboratorio utilizzati per monitorare il diabete e per l’auto monitoraggio glicemico domiciliare potrebbero essere evitati senza nessun rischio per molti pazienti. Il 70 per cento dei diabetici, per esempio, fa l’emocromo ma questo esame “non serve quasi mai – spiega a Repubblica l’ex presidente del Sid, Enzo Bonora – il paziente va visitato e se non c’è sospetto di anemia, non c’è bisogno di prescriverlo. Non dovrebbe esserci un esame di routine, ma un esame che risponde ad un quesito clinico”. Questa tendeza deleteria, secondo la Sid, andrebbe combattuta perché evitando di prescrivere esami inutili si risparmierebbero risorse da poter destinare in modo più proficuo.

QUANDO FARE GLI ESAMI DI ROUTINE

Quando fare gli esami di routine? Quando sono davvero utili e necessari?
  • Innanzitutto quando sono richiesti dal medico, sulla base di una terapia da valutare per l’efficacia e per la durata. Mai procedere con esami fai-da-te
  • Dopo i 45 anni misurare la creatina, attraverso un’analisi del sangue, può essere utile per valutare la funzionalità dei reni, e la glicemia per prendere in considerazione eventuali rischi di diabete
  • Chi ha problemi alla prostata, e non solo prostatite, sempre sulla base delle indicazioni del medico, può far esami di routine del PSA
  • Se il paziente è soggetto a sintomi ricorrenti di una stessa patologia
  • Se sono presenti alcuni fattori di rischio che una specifica analisi può mettere in evidenza
  • Se il medico ritiene utile valutare l’evoluzione della patologia.

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