Scuola dell’obbligo, in Francia scatta già a tre anni. Ma non è un’esagerazione? Vogliamo figli bionici?

Il presidente Macron ha deciso di dimezzare da sei a tre anni l'ingresso a scuola. Molta propaganda, e un errore di fondo: educare i bambini, fin da piccoli, a una super competizione. Con relativa ansia da prestazione.

SCUOLA DELL’OBBLIGO A TRE ANNI

La mossa del governo francese di abbassare drasticamente l’età della scuola dell’obbligo da 6 a 3 anni non mi stupisce ma non mi convince.

Non ne sono sorpreso, in quanto conosco bene i criteri dell’intero sistema scolastico primario francese, un settore della formazione dove la Francia è numero uno al mondo, anche prima dell’America. Pensate soltanto che la scuola pubblica francese è presente in tutti i paesi del mondo, anche i più sperduti, e ovunque segue, forma e accompagna i suoi giovani connazionali. Il metodo francese è ispirato alla qualità dell’insegnamento, all’alta competenza, e a una scuola dove la selezione e la competizione sono fortissime. Dal primo giorno. Al contrario, in America e in generale nei paesi anglosassoni, tutto il ciclo scolastico è ispirato più al principio dell’integrazione e della formazione della persona, con largo spazio per esempio per le attività fisiche e sportive. Una scuola più leggera, rispetto a quella francese, e più orientata a formare cittadini, a fare comunità: per gli studi che poi serviranno come competenze specifiche sul lavoro, c’è tempo, e quello è il periodo dell’università. Qui sta la grande differenza tra i due modelli scolastici. E qui si spiega l’operazione, anche un tantino propagandistica, di Macron di dimezzare formalmente la soglia di accesso alla scuola dell’obbligo. Un taglio da annuncio, in quanto già adesso il 98 per cento dei bambini francesi sotto i sei anni frequentano gli asili. Dove, e torno al metodo francese, si inizia a studiare molto presto e non si gioca soltanto.

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SCUOLA DELL’OBBLIGO A TRE ANNI IN FRANCIA

Ma veniamo alla parte che non mi convince. Questa idea così supercompetitiva della scuola, che deve entrare nelle zucche dei bambini e delle loro famiglie già a tre anni, è un’autentica e inutile forzatura. Molti esperti, di fronte alla decisione della Francia, hanno commentato così: <Tre anni è l’età giusta per iniziare a stare con gli altri>. D’accordo, ma che cosa significa questo assioma? Un conto è stare con gli altri, un’altra cosa è stabilire l’obbligo di farlo e già con metodi da competizione scolastica. Qui c’è un’evidente forzatura.

I bambini a tre anni hanno sicuramente bisogno, e sono pronti, di entrare in relazione con i loro coetanei. Ma hanno anche bisogno di sentirsi liberi, di annoiarsi, di non stare già a rincorrere risultati e prestazioni. È proprio l’ansia da prestazione, che si vuole inculcare ai bambini ad appena tre anni, che considero molto pericolosa. Una scelta bionica, non naturale. Noi italiani, magari sbagliamo con l’eccesso opposto, allevando bambini poco indipendenti, accompagnandoli a scuola anche in età più che adolescenziale. Siamo genitori-elicottero, troppo protettivi. Ma non è un buon motivo per diventare allenatori di scienziati in erba in laboratorio. Piuttosto, se portare la scuola dell’obbligo da sei a tre anni significa aprire nuovi asili (che in Francia, a differenza dell’Italia, non mancano), allora sono pronto anche a cambiare idea, ed a invitare le mamme di Non sprecare a essere favorevoli ad anticipare l’età dell’obbligo.

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