Antinfiammatorio, antiossidante, antimicrobico. Le qualità del melograno ormai sono note a tutti, e questo spiega anche il boom dei consumi di un frutto non certo economico.
DAGLI SCARTI DEL MELOGRANO BIOMOLECOLE ANTITUMORALI
Ma la novità è che adesso, passando lungo il sentiero della ricerca, si sta cercando di utilizzare al massino non solo i frutti, ma anche gli scarti sia delle piante sia dei frutti del melograno. Si tratta di materiale consistente, in quanto il melograno, proprio grazie ai benefici di cui è portatore, è molto usato per i succhi industriali. E quindi gli scarti sono enormi. Il progetto, chiamato NewTriProme, è guidato dall’Enea e coinvolge ben quattro centri di ricerca a Casaccia, in provincia di Roma, dove si studiano programmi per la salute, le biotecnologie e il settore agroalimentare.
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PROGETTO ENEA PER GLI SCARTI DEL MELOGRANO
Il progetto dell’Enea punta su un traguardo ambizioso: realizzare dagli scarti del melograno delle biomolecole attive per proteggere la salute umana e sfruttare al massimo le qualità del melograno. «Si tratta di un salto in avanti, che consentirebbe di sommare agli estratti ottenuti direttamente dal frutto, anche quelli che arrivano dagli scarti, altrimenti sprecati» commenta Gianfranco Diretto, responsabile del Laboratorio Enea sulle Biotecnologie. Un motivo in più, se ne avete voglia, di coltivare il melograno anche dalle parti della vostra casa.
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