Roberto Gerardi: l’ultimo cappellaio italiano

Resiste, con la sua bottega a Signa, vicino Firenze. Ha clienti in tutto il mondo e sette dipendenti. Ma fino a quando ce la farà?

Rappresenta una lunga storia, una tradizione conosciuta in tutto il mondo, e un’altra delle competenze dell’artigianato italiano che stiamo sprecando. Roberto Gerardi è conosciuto come «il cappellaio di Firenze», ma in realtà è l’ultimo cappellaio d’Italia.

ROBERTO GERARDI ULTIMO CAPPELLAIO ITALIANO

La bottega di Roberto si trova al piano terra di un vecchio palazzo a Signa, a pochi chilometri da Firenze: la casa di famiglia, la fonderia, il laboratorio, l’ufficio commerciale. tutto in un fazzoletto di pochi metri quadrati. Il lavoro di Roberto consiste nel preparare forme, non più di tre-quattro al giorno (circa ottocento all’anno) che vengono acquistate dai grandi marchi dell’industria dei cappelli: da Borsalino a Gucci, da Vuitton a Loro Piana.

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IL MESTIERE DEL CAPPELLAI

A ogni cliente, più o meno famoso, Gerardi offre un prodotto su misura. Come una sartoria di puro artigianato. Una forma unica per i cappelli che poi andranno in produzione. Di feltro, di paglia, a forma di bombette o di cilindri. Tutto inizia sempre con lo stesso metodo: si parte da dalla preparazione di un gesso. E si arriva poi fino ai Panama o ai cappelli da torero. Nella bottega di Gerardi si lavora a pieno ritmo, i lavoranti sono sette (compreso il figlio Samuele, che dovrebbe ereditare un’attività iniziata 150 anni fa), ma il futuro non è assicurato. L’ultimo concorrente di Gerardi ha chiuso da poco, lui resiste per il piacere di questo lavoro e per dare un futuro al figlio. Ma non esclude che anche questo sia ormai un mestiere finito.

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Nell’immagine di copertina: Roberto Gerardi. Fonte: La Repubblica

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