L’azienda napoletana che non trova sarti

Elia Caliendo offre 1.400 euro con un contratto regolare per lavorare nella sua sartoria artigianale. Me nessuno risponde alle sue proposte su Facebook e su Linkedin

Ci sono mestieri artigianali che stanno scomparendo, con un grande spreco per il Paese. Valgono posti di lavoro, sbocchi professionali, competenza, quote di mercato e professionalità. Tutte cose che finiscono per evaporare. Un esempio è sicuramente quello dei sarti, artigiani di rango, ben pagati: una categoria di lavoratori nella quale l’Italia è numero uno al mondo.

ELIA CALIENDO NON TROVA SARTI

La prova di questo spreco arriva da Napoli, una delle capitali della disoccupazione in Italia. Qui Elia Caliendo ha una piccola ma attrezzata e competitiva sartoria, nel centro di Napoli, con tre dipendenti fissi. Il lavoro non manca, anzi è in aumento, specie per quanto riguarda giacche, pantaloni e vestiti. E allora Caliendo decide di fare la cosa più ovvia in questi casi: cercare nuovo personale.

SARTI CHE NON SI TROVANO

Per fare le sue assunzioni, Caliendo ha bisogno di artigiani competenti e certo non si fida del caos degli uffici di collocamento o degli improbabili navigator che accompagnano gli assegnatari del reddito di cittadinanza verso un nuovo lavoro. Scommette in proprio, come è abituato a fare con i suoi clienti, e punta sulla tecnologia. Le sue offerte di lavoro partono dalla pagina Facebook e da Linkedin. Risposte zero. A Napoli, città di sarti e cucitori per vocazione e per storia, fare il sarto non interessa a nessuno. Meglio restare disoccupati con il reddito di cittadinanza. O iscriversi a qualche inutile laurea triennale per fare il fuoricorso di lunga durata (con alcuni benefit).

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Sartoria Caliendo (@sartoriacaliendo)

LEGGI ANCHE: Artigianato: i mestieri che stanno scomparendo

ELIA CALIENDO OFFRE 1.400 EURO MA NON TROVA DIPENDENTI

L’offerta di Caliendo è trasparente, non scandalosa e offensiva come nel caso di Francesca Sebastiani, alla quale, sempre a Napoli, è stato proposto di lavorare come commessa 10 ore al giorno, sabato compreso, per 70 euro a settimana. Lo stipendio nella sartoria artigianale di Caliendo è, all’inizio, di 1.400 euro: non si tratta di una grande cifra, ma neanche di una miseria in un Paese dove, come ha documentato l’Istat, un lavoratore su tre guadagna meno di 1.000 euro al mese. Inoltre, è un’assunzione stabile, con contributi, previdenza e copertura sanitaria e assicurativa. Secondo le leggi, altra cosa non proprio scontata quando in Italia si tratta del primo impiego.

PER APPROFONDIRE: S’Arte, il progetto di sartoria sociale che recupera le stoffe di scarto e aiuta le donne in difficoltà

ARTIGIANI CHE MANCANO

La storia di Caliendo è paradigmatica. Riguarda i sarti, ma la potremmo allargare ad altre categorie di artigiani che mancano e per i quali ci sarebbe lavoro: dai gelatai ai falegnami. Con una lista di figure professionali molto lunga. Lavori dove, se poi riesci a metterti in proprio, si guadagna bene e si vive con un certo benessere. E invece che cosa sta accadendo in Italia? Quando un sarto autonomo si ritira, magari solo per anzianità, non c’è il successore, nessuno lo sostituisce, e quella piccola sartoria chiude. Come potrebbe accadere un giorno, arguiamoci mai, a Caliendo.

Nell’immagine di copertina Elia Caliendo.

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

I MESTIERI CHE RISCHIANO DI SCOMPARIRE

Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
Torna in alto