Al Revés, la sartoria sociale di Palermo dove stoffe e persone trovano una nuova opportunità

La sartoria è uno dei progetti della cooperativa Al Revés: qui si riparano abiti, si riciclano tessuti e si offre formazione a migranti e donne in cerca di lavoro

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Al revés, in spagnolo, significa capovolto. Ma può anche evocare il prendere una direzione diversa, cambiare rotta. È un’immagine perfetta per raccontare ciò che accade all’interno della cooperativa Al Revés di Palermo: un luogo dove persone con fragilità trovano opportunità di lavoro, formazione e possibilità di ricominciare.

Fondata nel 2012 da un gruppo di operatori sociali determinati a proporre un modello alternativo, Al Revés non punta alla sola assistenza, ma a creare percorsi concreti di autonomia e inclusione. Tra i diversi progetti della cooperativa spicca la Sartoria Sociale, dove artigianato, sostenibilità e formazione si incontrano per trasformare vite e materiali.

Negli anni la sartoria è diventata un laboratorio multietnico dove professionisti della moda, volontari, assistenti sociali e persone provenienti da percorsi complessi lavorano fianco a fianco. Chi entra spesso porta con sé storie difficili: ex detenuti, donne vittime di tratta, migranti, persone con disabilità o con fragilità psicologica. Tutti accompagnati da un sostegno mirato che permette di lavorare, formarsi e recuperare fiducia nelle proprie capacità. A questa squadra si affiancano anche le donne del Pagliarelli Lab, il laboratorio di cucito della sezione femminile del carcere di Palermo, che periodicamente collaborano alla produzione.

La sartoria trasforma tessuti recuperati o scartati, ridando valore a ciò che normalmente verrebbe buttato. Da questi materiali nascono abiti rivitalizzati, accessori, arredi tessili e oggetti su misura per piccoli brand o aziende locali. L’idea è semplice e potente: produrre meno, produrre meglio e farlo creando opportunità di crescita per chi, altrimenti, resterebbe ai margini.

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Foto tratta dalla pagina FB Al Revés – società cooperativa sociale

Il percorso della cooperativa ha portato anche all’assegnazione di un bene confiscato alla mafia, trasformato in una sede luminosa e piena di attività. Un luogo che da simbolo di sopruso è diventato uno spazio di riscatto — davvero “al contrario”.

Tra le esperienze più recenti che raccontano la forza di questo progetto ci sono quelle di Fanta e Mariame, due giovani donne che vivono nella “Casa di Lucia”, una struttura del progetto Sai Ordinari. Frequentano un corso da Operatrice di abbigliamento all’interno della sartoria due volte a settimana. Ciascuna ha un motivo diverso per essere lì: c’è chi cerca competenze, chi cerca indipendenza, chi trova finalmente un posto dove esprimersi.

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Foto tratta dalla pagina FB Al Revés – società cooperativa sociale

Per Fanta, mamma di due bambini piccoli, partecipare non sarebbe possibile senza il sostegno dei volontari dell’Associazione La Casa di Lucia APS, che si prendono cura dei suoi figli durante le lezioni. È un esempio concreto di quanto sia importante la rete che si crea attorno alla sartoria: nessuno è lasciato solo, e ogni passo avanti è un passo condiviso.

A conferma del fatto che la sartoria sociale Al Revés è molto più di un laboratorio: è un luogo dove si intrecciano formazione, accompagnamento sociale, creatività, economia circolare e storie di rinascita. Una dimostrazione viva che cambiare strada è possibile, per tutti. Basta avere qualcuno che ti insegna dove mettere il primo punto, e poi il filo continua da sé!

(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratta dalla pagina Facebook della Cooperativa Al Revés)

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