Chi inquina paga: perché non è possibile, specie con il petrolio?

Anche le grandi compagnie petrolifere hanno interesse a introdurre regole che premiano le imprese virtuose e penalizzano gli inquinatori. Senza correzioni, il surriscaldamento, entro il 2050, sarà di 4 gradi. E intanto il 2015 è stato l’anno più caldo della storia.

RESPONSABILITÀ INQUINAMENTO AMBIENTALE AZIENDE PETROLIFERE –

Adesso è ufficiale: il 2015 è stato l’anno più caldo nella storia dell’umanità. E se non saranno realizzati i piani di riduzione dei gas serra il surriscaldamento previsto, entro il 2050, sarà di altri 4 punti, con una riduzione dell’acqua disponibile, specie nelle zone povere del pianeta, attorno al 30 per cento. Uno scenario catastrofico.

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INQUINAMENTO CAUSATO DA COMPAGNIE PETROLIFERE –

Senza piagnistei, ma con realismo e con l’ottimismo della volontà, bisogna intervenire ed augurarsi che il prossimo summit mondiale di Parigi sul clima non sia il solito flop. Sul banco degli imputati ci sono innanzitutto le produzioni delle grandi compagnie del petrolio: quasi due terzi delle emissioni di anidride carbonica, infatti, vengono dai combustibili fossili.

SOLUZIONI INQUINAMENTO AMBIENTALE –

Che fare, dunque? Una strada da battere, senza indugi, è quella di fare pagare di più a chi inquina e premiare le imprese virtuose. La cosa singolare è che a chiedere questa soluzione adesso sono anche i grandi inquinatori mondiali, ossia le compagnie petrolifere.  Bp, Shell, Total, Eni, e anche i sauditi di Aramco, i messicani di Pemex, gli spagnoli di Repsol, e gli inglesi di Relliance, hanno chiesto insieme di stabilire un tetto alle emissioni e di creare una sorta di “mercato dell’anidride carbonica”. Dove le aziende virtuose possano vendere i loro diritti di estrazione, mentre quelle che inquinano devono pagare ulteriori tasse. Ovviamente le Big Oil non sono diventate improvvisamente delle società ambientaliste, ma con questa mossa stanno difendendo i loro interessi. Quali? In gioco ci sono 28mila miliardi di dollari contabilizzati nei bilanci delle società che per quasi due terzi rappresentano i giacimenti di greggio. Questi tesori non possono essere toccati, e quindi non valgono nulla, se il surriscaldamento peggiora. Da qui la svolta mossa “ambientalista” dei petrolieri.

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VERTICE DI PARIGI SUL CLIMA –

Ma a prescindere dalla volontà e dagli interessi delle singole aziende, il principio del “chi inquina paga” andrebbe affermato con forza al vertice di Parigi. Ci sarà il solito muro degli americani, spalleggiati dai cinesi, ovvero due grandi economie di inquinatori, ma l’Europa ha tutte le sue carte da giocare. Purché faccia sentire la sua voce da un solo pulpito e non da un coretto di ministri che, divisi, non avranno alcun peso nella partita che si giocherà a Parigi.

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