Se volete andare alla radice del malcontento e del rancore della società italiana, dovete stringere lo sguardo su un tema vitale per la sostenibilità di un Paese: i soldi nelle tasche dei lavoratori. Ovvero il potere di acquisto di salari e stipendi.
PERDITE IN BUSTA PAGA
Nonostante i contratti siano generalmente indicizzati all’inflazione, con una clausola che li mette al riparo dal rischio di un aumento eccessivo del costo della vita, le analisi di tutti i Centri studi, sia dei sindacati sia delle associazioni degli imprenditori, dicono che negli ultimi 10 anni la busta paga degli italiani si è sgonfiata di circa 5mila euro. Una cifra enorme. Confermata dal fatto che dal 2012 la quota dei salari sul pil è in continua discesa, e oggi è attestata al 59,9 per cento, ben al di sotto della media europea.
La batosta colpisce in modo orizzontale sia il settore privato (15 milioni di lavoratori dipendenti) sia quello pubblico (3milioni e 500mila dipendenti) e un alleggerimento così pesante della busta paga incide sugli stili di vita, e sulle scelte delle famiglie, dal matrimonio alle vacanze. Alcune categorie risultano particolarmente colpite. Nel settore pubblico, per esempio, i medici hanno perso, in dieci anni, 6.470 euro e gli infermieri 2.720 euro. Parliamo di due categorie che saranno sempre più sotto pressione per effetto del Covid-19 e della sua espansione.
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AUMENTO TASSE SUL LAVORO
Che cosa ha inciso su questa perdita così pesante che si è registrata nelle buste paga degli italiani? C’è innanzitutto la questione fiscale: nello stesso decennio in cui gli stipendi sono stati di fatto fermi (a parte il tasso di inflazione), le tasse sul lavoro sono aumentate. E i soldi in tasca dei lavoratori sono diminuiti. Da qui l’urgenza di un intervento pesante, e non un piccolo investimento, per ridurre il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra ciò che il datore di lavoro paga e quanto il lavoratore porta a casa. Inoltre è evidente come il lavoro abbia subito un ridimensionamento rispetto ad altri ricavi, come le attività finanziarie e le varie rendite.
Poi c’è il tema della produttività. La nostra è troppo bassa e continua a crescere meno di Francia e Germania: ormai la distanza che ci separa da questi due paesi è di circa 20 punti. E sulla produttività conta anche il crollo degli investimenti pubblici che in Italia ormai è diventato cronico, come gli sprechi nella spesa statale.
BUSTE PAGA DEGLI ITALIANI
Infine, i lavoratori sono colpiti, in termini di busta paga, da una serie di forme surrettizie di contratti che abbassano la media dei salari e diminuiscono anche la soglia di protezione dei lavoratori. Sono i famosi “lavoretti”. Inutile dire che fino a quando le buste paga continueranno a scendere e non si troverà il modo per mettere soldi nelle tasche dei lavoratori, il rancore degli italiani resterà molto alto. Con un Paese che, guardandosi allo specchio, si sentirà ogni giorno più ingiusto.
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