Una risposta precisa, anche con un tocco di autocritica, nessuno è perfetto, non l’abbiamo avuta. Né dai politici, ministri, governatori e parlamentari che siano, né dagli scienziati, forse troppo impegnati a starnazzare nei pollai televisivi. E così a una domanda chiara e forte, che meriterebbe una risposta di altrettanta chiarezza, nessuno risponde: “Per quale dannato motivo in Italia abbiamo avuto e continuiamo ad avere tanti morti”? E ancora: “Come è possibile che in questa contabilità delle vite che si sono spente, per effetto della pandemia, ma sono anche andate sprecate, per gli errori umani, noi siamo al quinto posto della classifica mondiale”?
PERCHÉ TANTI MORTI DI COVID IN ITALIA
Per favore, non veniteci a parlare di svantaggi derivanti dall’alta età media della popolazione. Questa è una fake news. E basta fare un confronto con la Germania, come abbiamo fatto in questo pezzo, per rendersi conto che la questione demografica e anagrafica non può spiegare l’enormità del disastro. Allo stesso modo non reggono spiegazioni come il fatto che siamo stati i primi, in Europa, ad essere colpiti. Potremmo aggiungere: i primi a cadere, e gli ultimi a rialzarsi, visto che il numero dei morti quotidiani è ancora altissimo.
La stessa domanda, con gli stessi dubbi, l’abbiamo fatta nel mese di marzo scorso in questo editoriale. Da allora la situazione è peggiorata, le risposte non sono arrivate, e i morti, dopo la pausa delle illusioni, l’estate, sono tornati a salire. Nel frattempo è passata sottotraccia la narrazione, falsa, che l’Italia sia stata un modello nella risposta sanitaria alla pandemia. E il record di morti è scomparso, come in un gioco di prestigio. Salvo poi scoprire che questi complimenti sono il frutto avvelenato di un meccanismo di lobbying che ha coinvolto il governo italiano, il ministero della Salute e la palude dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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RECORD DI MORTI PER COVID IN ITALIA
Le statistiche, e i numeri sono inoppugnabili, dicono che nella classifica della mortalità che conta, le vittime ogni 100mila abitanti, l’Italia è al quinto posto nel mondo. Dietro soltanto a Belgio, San Marino, Perù e Andorra. Sono ben dietro di noi, e ben distanziati, grandi paesi dove il virus è stato perfino negato (Stati Uniti, Gran Bretagna e Brasile) o affrontato con enorme ritardo. E nazioni alle prese con problemi di organizzazione della rete sanitaria, dall’India agli stati africani. Per non parlare della Cina, da dove tutto è partito.
Qualcuno, magari convocando una conferenza stampa ad hoc senza pavoneggiarsi e senza rispondere alle solite domande concordate in anticipo, dovrebbe metterci la faccia e dare una spiegazione a una statistica inaccettabile. Un uomo politico responsabile è capace anche di farsi carico di errori o di ritardi che potevano essere evitati. Ma se l’occultamento della verità è spiegabile, considerando peso e connotati del nostro ceto politico, diventa molto meno giustificabile quando la palla passa agli scienziati. Prontissimi a dare massimo sfogo al loro narcisismo. A largheggiare nelle previsioni. A fare interpretazioni, una diversa dall’altra. Ma zitti e muti di fronte alla domanda più importante: Perché tanti morti?
SPESA SANITARIA IN ITALIA
MORTI PER COVID 19 IN ITALIA
Finora abbiamo ascoltato, dal coro degli esperti, la voce del professore Massimo Galli, direttore del Dipartimento delle Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, il quale, in questa macabra contabilità ha detto testualmente che abbiamo almeno 20mila morti in più del dovuto. Ovvero 20mila vite sprecate. Una parte della colpa è implicita nei nostri comportamenti di eccessiva euforia durante i mesi estivi, quando tutti sapevamo, almeno così ci avevano detto, che ci sarebbe stata una seconda ondata. Una parte. E il resto? A conto di chi lo vogliamo mettere?
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