Sull’isola di Favignana due giovani designer progettano nasse da pesca in plastica riciclata

Un progetto di design sperimentale che unisce una sapienza antica e quasi scomparsa con la modernità e il senso artistico. Partendo dagli scarti plastici della pesca industriale, che portano nei nostri mari 640mila tonnellate di rifiuti tra reti e corde

Una pesca sempre più sostenibile. Non solo nei metodi utilizzati ma anche nei materiali utilizzati. Nella direzione di una pesca rispettosa dell’ecosistema, soprattutto marino, si muove il lavoro di due giovani designer siciliane, Clelia De Simone e Luana Di Liberto, che hanno deciso di progettare reti da pesca eco-compatibili. Con una collaborazione speciale, quella con pescatori e marinai e un esperto artigiano, fabbricatore di nasse. Unendo tecnologie e materiali di oggi con la sapienza antica. 

LEGGI ANCHE: Reti da pesca, così quelle abbandonate diventano maglie e t-shirt alla moda (FOTO)

NASSE DA PESCA ECOSOSTENIBILI

Clelia, palermitana laureata in product design e Luana, di Caltagirone, designer industriale, il mare se lo portano dentro, da brave siciliane, e hanno dato vita ad un esperimento di recupero delle antiche tradizioni dei pescatori isolani in chiave moderna, riciclando i materiali plastici portati ogni giorno a riva dalla corrente, sia a Favignana che in tutte le isole Egadi. Il marine litter, l’inquinamento del mare a causa della plastica, è una triste e dolorosa realtà che sta creando molti problemi all’ecosistema, con chili e chili di materiali plastici riversati sulle coste ogni giorno dalla marea. Tappi, bottiglie, contenitori vari, ma anche i rifiuti provenienti dalle barche stesse, quelle reti in plastica fatte di corde e reti, che rappresentano il 22% in peso dei rifiuti plastici in mare

A partire da questo materiale di risulta, riciclato, le due giovani siciliane hanno progettato nasse da pesca vecchio stile, una specie di gabbie a forma di cesti in cui crostacei, pesci e polpi entrano senza riuscire a uscire, strumenti utilizzati ormai solo nella pesca tradizionale e creati dalla maestria degli artigiani  intrecciando fili sottili di giunco e melograno. 

Un’arte ormai di pochi, che Clelia e Luana sono andate ad imparare da un maestro nassaro favignanese, Antonio La Torre, per poi poter riproporre una versione rivista delle nasse fatte con il recupero dei rifiuti plastici della pesca industriale.

nasse da pesca ecosostenibili
Immagine tratta dal profilo Instagram di Ammare Lab

PER APPROFONDIRE: Siete pescatori? Preferite lenze e nasse. E non mangiate i mini salmoni

PROGETTO AMMARE FAVIGNANA

Design sperimentale che abbraccia la tradizione e la voglia di pulire e conservare il mare delle Egadi, bellezza da tutelare e valorizzare, scommettendo su una delle risorse principali della Sicilia. 

Il progetto Ammare non ha intenzione però di fermarsi alla progettazione e alla commercializzazione delle nasse in plastica riciclata: vuole diventare un aggregatore di esperienze di riciclo e di lotta all’inquinamento da plastica, puntando anche su un certo tipo di turismo esperienziale e sostenibile.
I due giovani talenti, trasferitisi sull’isola per seguire il progetto, non intendono limitare l’uso della nassa soltanto alla pesca, ma vogliono che questo bellissimo oggetto di artigianato, dopo il loro intervento artistico, possa diventare anche un oggetto di arredamento e design. Per questo, hanno aperto una vera e propria scuola di design sostenibile, dove insegnano ad intrecciare queste nasse del futuro, ma anche e soprattutto, a pensare e concepire il riciclo come base di partenza per la progettazione di oggetti, anche quelli di uso comune. 

Da grande, infatti, il progetto Ammare, deve diventare, nell’ottica delle sue ideatrici, un contenitore di creazioni che abbia come fulcro il recupero della plastica che inquina il mare della Sicilia. 

(Immagine di copertina tratta dal portale Sicilia Weekend)

STORIE DI UN MONDO PLASTIC-FREE:

 

 

Torna in alto