La strage degli innocenti continua. I tre lavoratori morti a Capua, durante la bonifica di una cisterna di un importante impianto industriale, sono le ultime vittime in una catena di incidenti che hanno avuto sempre la stessa dinamica. E’ gia’ successo a San Ferdinando in Puglia, a Sarroch in Sardegna, a Mineo in Sicilia, solo per citare gli episodi piu’ gravi. Operai asfissiati, in alcuni casi nel generoso tentativo di aiutare il collega, dalle esalazioni tossiche, vite spezzate nel corso di un’attivita’ che pure, sulla carta, non presenta particolari rischi.
Ho parlato di incidenti. Ma l’incredibile somiglianza di queste tragedie, tutte consumate all’interno dei servizi di manutenzione, lascia intendere che esiste una zona grigia, sottratta a un’accurata prevenzione, dove il concetto di sicurezza diventa astratto e le responsabilita’ sfumano. La manutenzione dei silos, infatti, e’ quasi sempre affidata in appalto a piccole ditte specializzate, che sottoscrivono i relativi contratti con il committente. Chi controlla l’idoneita’ delle aziende appaltanti? Come sono divise, in materia di sicurezza, le competenze tra la societa’ appaltante e quella che poi esegue i lavori? Su queste domande il ministero del Lavoro dovrebbe fare chiarezza, non lasciando neanche un angolo della normativa scoperto e impedendo qualsiasi forma di scaricabarile. Inoltre, e’ molto probabile che le ispezioni preventive, sul territorio, nel settore dei servizi di manutenzione siano insufficienti, laddove i mezzi di controllo sono pochi rispetto alla miriade di piccole societa’ che sottoscrivono appalti cosi’ delicati. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, commentando la tragedia di Capua ha ricordato il ripetersi di incidenti mortali causati da gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori in operazioni di manutenzione dei silos.
E al ministero del Lavoro dovrebbero farsi sentire in particolare, con voce forte e unita, le amministrazioni delle regioni meridionali. Il Sud del sommerso, del lavoro nero, dell’opacita’ del tessuto industriale, dei contratti mai rispettati, paga sicuramente un prezzo piu’ alto, anche in termini di vite umane, per l’esistenza della zona grigia.
La strage di Capua arriva a pochi giorni di distanza da un’ennesima polemica sulla normativa che in Italia dovrebbe garantire la sicurezza sul lavoro. Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, pur riconoscendo il valore essenziale di queste regole le considera “troppo burocratiche e cervellotiche”, e quindi costosissime per gli imprenditori. Credo che siamo di fronte a un tipico caso di leggi all’italiana. L’impianto generale, a partire dai fini delle norme, e’ buono, ma si sfarina di fronte a una castello di articoli che a loro volta richiamano altre leggi, alcune vecchie di una decina d’anni. Pensate che un nuovo Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro e’ stato introdotto da appena un anno e un’intera pagina dell’enciclopedia Wikipedia, sul web, e’ dedicata ai pezzi di precedenti norme che sono state abrogate. E’ un puzzle cervellotico, poco efficace e poco efficiente, che sistematicamente (come dimostra la zona grigia nel settore dei servizi di manutenzione) viene aggirato a scapito della sicurezza dei lavoratori. Con il risultato che sia gli imprenditori sia i sindacati si lamentano, ma innanzitutto con la scandalosa conseguenza di non riuscire a fermare la strage degli innocenti.
Morti sul lavoro, la zona grigia per spiegare la strage degli innocenti
La strage degli innocenti continua. I tre lavoratori morti a Capua, durante la bonifica di una cisterna di un importante impianto industriale, sono le ultime vittime in una catena di incidenti che hanno avuto sempre la stessa dinamica. E’ gia’ successo a San Ferdinando in Puglia, a Sarroch in Sardegna, a Mineo in Sicilia, solo …Morti sul lavoro, la zona grigia per spiegare la strage degli innocenti Leggi tutto ยป