
Che la questione sia seria ha tentato di spiegarlo Woody Allen, costantemente alle prese, nelle sue pellicole, con piccole e grandi nevrosi metropolitane. Credere pero’ che il problema riguardi solo gli attori che stanno a New York e non chi vive nelle nostre metropoli, e’ un grave errore. Anche noi subiamo una buona dose di stress. Infatti, ricorriamo sempre piu’ alle cure di psicologi e psichiatri.
Tic e panico
Apatie e svogliatezze, tic nervosi e irritabilita’, nei casi piu’ gravi attacchi di panico e assenza di relazioni sono le conseguenze di disturbi, non vere e proprie patologie, che riguardano ben oltre la meta’ delle persone che abitano in un centro urbano. Disagi soft da non sottovalutare che si ripercuotono sulla vita quotidiana e sulla salute. Per questo, in Lombardia, prima in Italia – secondo i dati Istat – per numero d’istituti che trattano disturbi psichiatrici, 121 di cui 44 solo nella provincia di Milano, si apriranno, in questa settimana, altri due centri. Il PoliSomnia, a Brescia per i malati del cattivo dormire: disagio spesso dovuto all’inquinamento acustico tipico delle grandi citta’, che causa spossatezza, sonnolenza, scarsa concentrazione e cambiamenti d’umore.
Oltre il 30 per cento degli incidenti stradali urbani – dice Paolo Fuligni, psicologo sociale padre dell'”Ecologia urbana”, che studia il rapporto tra la metropoli e l’adattamento psichico di chi ci vive – e’ il risultato di disturbi del sonno. Chi dorme male va incontro a un rischio d’infortunio 12 volte superiore rispetto a chi non ha problemi di questo genere e, se la malattia non viene curata, puo’ innescare depressioni. Nell’hinterland milanese, invece, aprira’ il primo addiction center italiano: un centro polivalente, per la cura della dipendenza da cocaina, da cocktail di stupefacenti e da mix di alcol e sostanze stimolanti. Manifestazioni chiare di un disturbo di dipendenza, ma chi vive in citta’ rischia di ammalarsi di forme piu’ subdole e altrettanto pericolose, come lo shopping compulsivo e la ricerca esasperata di giovinezza con la chirurgia estetica – spiega ancora Fuligni -, disturbi tipici di chi vive in un ambiente ristretto e caotico dove la competizione e’ massima e la paura di non farcela anche.
Spazi ristretti
All’origine del disturbo metropolitano c’e’ la frustrazione legata alla condivisione dello spazio. Traffico, code alla posta, open space, anziche’ stanze per uffici, amplificano l’aggressivita’ che nasce da una sensazione di costrizione fisica. A questa, si aggiunge quella psichica che scatta invece con l’idea di doversi adattare a una vita a stretto contatto con l’altro. Una costrizione obbligatoria anche quando il vicino di casa o di scrivania, e’ maleducato e irritante. Una sovraesposizione quotidiana a stress che puo’ manifestarsi con scatti d’ira – ai quali e’ soggetto mediamente il 2 per cento di chi vive in citta’ – oppure, come prevenzione a potenziali reazioni aggressive e pericolose, con l’isolamento e l’annullamento delle relazioni. E’ la mancanza di rispetto delle regole condivise e della cosa pubblica, il disturbo antisociale, all’origine, ad esempio, del vandalismo che spinge a rompere fioriere e vetri dei mezzi pubblici.
Ma anche a parcheggiare nel posto riservato ai disabili o in seconda fila bloccando il traffico. La paura di perdersi tra la folla, il timore di smarrire la propria identita’, e’ la molla, invece, che spinge a scarabocchiare i muri. Molti writers, non gli artisti, ma chi sente la necessita’ di imbrattare anche solo con sigle illeggibili, soffrirebbero di narcisismo metropolitano. Chi li emula, invece, di inquinamento comportamentale, un disturbo che riguarda anche coloro che di fronte a una cartaccia buttata per strada si sentono legittimati a buttarne un’altra.
S’insinuano in chi vive in citta’, poi, i timori dovuti agli allarmi contingenti, come per influenze e pandemie. In questo caso da una corretta abitudine all’igiene si passa a ossessioni per detergenti e disinfettanti. Per la precarieta’ sul lavoro, invece, entrano in gioco fattori d’ansia, disturbi legati al sonno fino, nei casi estremi, agli attacchi di panico.
La vecchia ricetta
Manie metropolitane che, al pari di patologie piu’ evidenti come le nevrosi, la depressione e i disturbi di personalita’ gli specialisti tentano di curare con i metodi classici: cicli di ascolto oppure terapie con farmaci. Non tutti hanno la possibilita’ di staccare la spina e cercare un po’ di relax in campagna e al mare. Pochi possono pagarsi sedute dallo psicologo – spiega Mauro Porta, neurochirurgo dell’istituto di ricerca milanese, l’ospedale Galeazzi -. Per questo le patologie in citta’ aumentano e cresce il numero di persone destinate ad ammalarsi. Cio’ che potrebbe, invece, rinvigorire la societa’ e’ l’antica ricetta che vede le amministrazioni comunali capaci di progettare metropoli con spazi verdi, aree pedonali, viabilita’ meno congestionate. Citta’ a misura d’uomo.