La mappa realizzata dagli scienziati, basata su una lista di 20.000 specie formulata dal coordinatore dello studio, John Ascher, evidenzia che le zone maggiormente popolate di api si trovano nell’emisfero settentrionale e nei climi temperati o aridi. E per quanto riguarda i paesi, il primato della biodiversità spetta agli Stati Uniti. Seguiti dal Medio Oriente e da varie parti dell’Africa, aree che ospitano molte delle specie più sconosciute.
La distribuzione così ripartita è dovuta al cosiddetto gradiente latitudinale bimodale, in cui la diversità, a differenza del gradiente latitudinale, aumenta verso i poli e diminuisce verso l’equatore. Esattamente l’opposto di quello che accade a tanti altri animali. Fra l’altro, anche i deserti sono amati dalle api, perché qui gli alberi, quando piove, hanno “imprevedibili fioriture di massa che possono letteralmente tappezzare” intere aree. E grazie a un turnover elevato “a causa delle irregolari risorse anno dopo anno”, come ha spiegato uno degli autori dello studio, Michael Orr, il deserto ha un potenziale elevatissimo per le nuove specie. Più delle foreste.
Ma perché questa mappa è così importante? Il fatto di essere riusciti a individuarne la distribuzione in modo così preciso, dopo aver confrontato 6 milioni di dati relativi agli avvistamenti delle diverse specie, è fondamentale per favorire la conservazione delle api, così preziose ma in declino. Negli ultimi anni il loro numero è infatti diminuito drasticamente, anche a causa del massiccio uso di pesticidi. Grazie a questo strumento finalmente i ricercatori hanno l’opportunità di studiarne la distribuzione in modo più accurato e di prevenirne, si spera, l’estinzione.
La mappa è disponibile su vari siti web, tra cui:
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